Massimo Vanni, la Repubblica 14/2/2014, 14 febbraio 2014
RENZI A PALAZZO CHIGI MA LA MOGLIE RESTA A PONTASSIEVE: ‘IO FIRST LADY? NON LO SONO E MAI LO SARÒ’ – RIUSCIRA’ MATTEUCCIO A NON FARSI PUNGERE DALLE API REGINE ROMANE? AH, SAPERLO…
L’ha sentito «per un secondo» prima del discorso alla direzione del Pd, racconta. Ma non è il tempo che conta: in un modo o nell’altro Agnese ha sempre accompagnato i momenti di svolta del marito Matteo Renzi. Era con lui il giorno della sconfitta delle primarie contro Bersani, quell’amaro 2 dicembre 2012. Era in platea il giorno gioioso della vittoria delle primarie da segretario del Pd, l’8 dicembre scorso. Ed è vicina a lui oggi.
Anche se la via per Palazzo Chigi non dovesse essere quella delle elezioni: «Un rischio arrivarci così? Non spetta a me dare giudizi politici, ma come si dice il meglio è nemico del bene. Nessuno lo avrebbe pensato, nessuno se lo sarebbe augurato. Poi però si deve fare i conti con la realtà, non siamo sciolti dalle contingenze, non si possono fare proclami assoluti: nell’imprevisto i bravi sanno scegliere il meglio e lo vivono senza recriminare», dice Agnese affacciandosi dal cancello di casa di Pontassieve, a tredici chilometri dal capoluogo toscano.
Per lei è stata una giornata come le altre: lezione a scuola la mattina, i figli nel pomeriggio. E, schiva com’è, non pare intenzionata a cambiare vita: «Io ‘first lady’? Io non sono niente, non c’è stata nessuna formalizzazione. Eppoi lo sapete, quell’appellativo non mi appartiene, anche se Matteo diventasse premier». Agnese sa solo che, se tra qualche giorno dovesse accadere, l’impegno di Matteo sarà totale: «Lo conosco, so che ci metterà l’anima. Ci metterà l’energia consueta che mette in tutte le cose che fa», assicura. Per poi salutare con un sorriso: «Adesso rientro in casa per vedere come va a finire ».
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Anche a casa dei genitori il televisore è rimasto accesso tutto il pomeriggio. Quindici chilometri più in là, a Rignano sull’Arno, il paese dove Matteo è cresciuto e tutti lo salutano per strada, il babbo Tiziano e la nonna Maria alle 15 erano già in poltrona davanti
alla Tv: «Voglio sentire cosa dice», spiega babbo Tiziano, ex consigliere Dc e oggi segretario del Pd locale. Non ne può più dei giornalisti che lo assediano: «Ho grande rispetto del lavoro dei giornalisti, ma anche della mia vita privata. D’ora in poi non esisto », ha postato su Facebook.
E tanto per chiarire da lunedì non ci sarà neppure fisicamente: lo attende con la moglie una vacanza a Miami, a casa di amici. «Vedrò il giuramento di mio figlio, se ci sarà, via web», chiarisce. Quanto al rischio di arrivare a Palazzo Chigi senza elezioni, nessuna incertezza: «Matteo non ascolta certo quello che dico. E io sono il meno indicato per consigliargli prudenza: quando ero insegnante a tempo indeterminato mi sono
dimesso rischiando tutto per fare il rappresentante», spiega babbo Tiziano. Come dire, l’audacia è un vecchio vizio di famiglia.
La sorella Matilde, più piccola di qualche anno di Matteo, abita nel cuore del paese, proprio in faccia alla chiesa. Ed è gelosissima della sua privacy: «Scusate, rispetto il vostro lavoro ma noi non c’entriamo niente», taglia corto rientrando a casa a metà pomeriggio.
A Rignano i quarantenni lo ricordano sul campetto di calcio, proprio accanto alla chiesa, dove Matteo trascorreva i pomeriggi: «Voleva sempre vincere. E quando perdeva portava via il pallone ». Il parroco don Giovanni Nerbini conosce bene Matteo: «Ci siamo conosciuti e frequentati negli scout». Don Nerbini conosce però altrettanto bene la famiglia: ogni domenica pomeriggio il babbo Tiziano va a suonare l’organo in chiesa, alla messa delle 17.
E spesso condividono il viaggio a Medjugorje. «Matteo si è mostrato abile, tifo per lui come fanno tanti altri rignanesi - dice - anche se ho paura dei lacci in cui potrà imbattersi, dei lacci che possono mettergli. Avrei preferito la strada delle elezioni ma sarebbe bello se diventasse premier e riuscisse dove tanti hanno già fallito. Ha già impresso accelerazione alla politica».
Il sindaco di Rignano Daniele Lorenzini, anche lui esponente Pd, dedica ogni anno un premio speciale ad un concittadino che si sia distinto per qualche opera: «E quest’anno non avrò certo il problema di chi scegliere tra i cittadini rignanesi», annuncia fin d’ora. Per lui vedere Renzi sul trampolino della premiership è una «grande soddisfazione». Ed è anche convinto che «farà molto bene». Del resto, aggiunge il sindaco, «in paese chi lo ha visto nascere e crescere lo ha sempre considerato un leader».