Pierangelo Sapegno, Oggi 12/2/2014, 12 febbraio 2014
A COME ABRUZZO A COME AMANTI
Luigi De Fanis stava bello rilassato al bar, col cellulare schiacciato sull’orecchio: «Mo’ siamo al caffè Torino e mo’ ho offerto io lo champagne». Lucia Zingariello, la sua segretaria-amante, sbuffava all’altro capo del telefono: «Come al solito tu». «E che devo fare amore mio?». Neanche un secondo per ravvedersi: «Mo’ vedo di pagare con la carta della Regione. Sai, viene 130 euro alla bottiglia». «E beh, pagala con quella della Regione». Lui: «A me piace fare così». Lucia: «Eeeh...». Lui: «Purtroppo chi nasce signore e dispendioso è così».
Un vero signore: con i soldi degli altri. Il fatto è che siamo appena agli inizi di questa storia. E qualche giorno fa, Luigi De Fanis, ex An, ex assessore della Regione Abruzzo alla cultura, e pure - ormai - ex amante di Lucia Zingariello, la segretaria che aveva assunto mettendo sul contratto persino le prestazioni sessuali, si è presentato in Procura con la barba lunga, gli occhi slavati e un po’ dimagrito: «Premetto di aver commesso un errore nei confronti della mia famiglia. E chiedo scusa a mia moglie: non ho mai voluto ucciderla e non ho mai pensato di separarmi». Perché i signori sono così, come tutti in questa storia, “bunga bunga” e famiglia, tangenti e rimborsi extra, tanto c’è Pantalone. Eccola qui l’Italia della provincia, «con la sua giunta a luci rosse», come la definisce Stefania Pezzopane, senatrice Pd, e «con il suo governatore, Gianni Chiodi, in mutande, nel senso letterale del termine», come commenta Alfonso Mascitelli, segretario regionale dell’Idv.
Ormai non ci salva più nessuno. Basta un’inchiesta qualunque, la solita tangentopoli, come questa in Abruzzo, e si scoperchia davvero un bel mondo. A Pescara, poi, le inchieste ormai non si contano più: dalle tangenti ai rimborsi, dalle assunzioni facili alla corruzione, fino al tentato omicidio (quello che De Fanis - ancora lui! - confessa all’amante per vanteria), ce n’è per tutti i gusti, con un grappolo di amministratori sempre in viaggio per il mondo a spese nostre, in bella compagnia. Mauro Febbo, assessore all’agricoltura, giura che «questa storia si sgonfierà, vedrete. Non siamo mica una giunta di mandrilli». Ah sì?
CONTI GONFIATI E FALSE TIMBRATURE
Non saranno mandrilli, ma ce n’è di luci rosse in questa Rimborsopoli abruzzese. La storia era cominciata per una tangente, quella che De Fanis chiedeva ad Andrea Mascitti, piccolo imprenditore dello spettacolo: «Queste sono le spese vere? 2.300 euro? Allora chiedi 4... Questo è quello che deve venire a me». Dal suo telefono sotto controllo era partita la sagra. De Fanis a Lucia Zingariello: «Che fai domani di bello?» «Eeee niente che faccio? Niente, scendo, faccio colazione con te, poi vado dall’estetista...» «All’estetista? E come mai?» «Come come mai?». «E amore, mo’ te le sei fatte le unghie!». «No, infatti, mi vado a fare le sopracciglia! » «Ah, va bene. Ma perché non vai a timbrare? » «Sì, infatti vado». «Vai a timbrare e poi esci, che te ne frega?». «Sì, sì, infatti me ne vado ». «Tu vai a timbrare, esci, vai dall’estetista, poi ritorni, ritimbri, basta che fai 4 ore, ti conta una giornata, capito?». E ancora, sempre De Fanis alla sua bella segretaria: «Tu mi dai il tesserino a me, io ti timbro senza che tu fai 50 viaggi a Pescara, tu ti fai le tue cose a Chieti... io ti timbro, o faccio timbrare a qualcuno, dopo vedo e lascio il tuo badge sulla mia scrivania. Tu con calma, tanto nessuno ha visto se hai timbrato o no, vieni quando cavolo vuoi...». De Fanis finisce agli arresti e la Zingariello ai magistrati confessa tutto: il contratto con incluse le prestazioni sessuali, e pure che lui una volta le aveva detto che voleva avvelenare sua moglie.
UN’ASSUEFAZIONE PERICOLOSA
«Ero invaghito della Zingariello, è stata una vanteria per dimostrarle che potevo fare tutto per lei», si è poi giustificato. Ma il signore faceva così. Mauro Tedeschini, direttore de Il Centro, sostiene che la cosa che più l’aveva fatto indignare era il silenzio assurdo seguito proprio alle dichiarazioni della Zingariello, quando raccontava che «il suo capo la spingeva a farsi bella recandosi dall’estetista anche in orario di lavoro, tanto in Regione nessuno si sarebbe stupito, perché così fan tutti». Quel silenzio, dice Tedeschini, testimoniava un’assuefazione pericolosa.
Da allora, però, un po’ di cose sono cambiate. Sono cresciute le inchieste, e a fine gennaio per i rimborsi facili sono stati iscritti nel registro degli indagati 25 amministratori e politici di centrodestra, compreso il presidente della giunta, Gianni Chiodi. Altro scandalo: il presidente è andato in un hotel di lusso a Roma con una amante, Letizia Marinelli, docente universitaria a L’Aquila, sempre a spese nostre, e lei dopo qualche giorno ha ricevuto un incarico come consigliera alle pari opportunità (robetta, a dire il vero, 200 euro al mese). Adesso lui dice che ha sbagliato la segretaria («voglio dire agli abruzzesi che non c’è accusa più infamante di essere considerato una persona che fa la cresta sui rimborsi») e lei si indigna: «Non ho avuto alcuna facilitazione, la procedura di nomina è stata corretta e il mio curriculum è pubblico. La mia faccia, il mio nome è stato messo sul patibolo, questa è una macchia che andrà a toccare il mio lavoro, la mia credibilità, i miei affetti e i miei figli. E questa cosa non è giusta».
Sta di fatto che pochi giorni dopo, l’assessore al personale, Federica Carpineti, assume pure sua sorella, Simonetta Marinelli. E il silenzio di cui si stupiva il direttore del Centro è finito. Lui e Paola Aurisicchio, la cronista che segue il caso dall’inizio, adesso sono sommersi dalle lettere, «e la cosa che più fa arrabbiare la gente sembra proprio la storia delle assunzioni».
IL LAVORO C’È PER CHI SI VENDE
Mentre in Italia il lavoro sparisce, nel giro della Casta forse basta un po’ di sesso per inventarlo. Trattandosi sempre molto bene. Come secondo l’accusa, deve aver fatto anche Nazario Pagano, il presidente del Consiglio Regionale, che dormiva in hotel a 5 stelle, laddove il regolamento dice che il tetto è a 4 stelle, «ospitando altre persone a spese della Regione». Pagano è stato a Caracas, Miami, Toronto, Lussemburgo, sempre a 5 stelle. Poi 2 notti all’hotel Londra Palace di Venezia, per 1.250 euro, «omettendo di comunicare che un’altra persona aveva fruito dell’albergo», così come all’hotel Monaco & Grand Canal, sempre a Venezia (è così romantica che forse valeva la pena tornarci, per lavoro), 728 euro, senza dichiarare la seconda persona, o al Navona Palace Luxury di Roma, 232 a notte.
Per ora non si sa ancora chi era la seconda persona. Ma aspettate e vedrete. E se fossero più di una? Ce n’è ancora tanto da scoprire.
Pierangelo Sapegno