A.P., Panorama 13/2/2014, 13 febbraio 2014
È D’ORO E DI BUONA FAMIGLIA LA FABBRICA DEI PROGRAMMI TV
La famiglia non passa certo inosservata: a partire dal padre Paolo Mieli, presidente di Rcs Libri, e passando per la compagna. Clementina di Montezemolo, figlia di Luca, numero uno della Ferrari. Con lei Lorenzo Mieli, 40 anni, amministratore delegato di FremanleMedia, forma una coppia in stile Eva e Marco, i quasi fratellastri innamorati della fiction I Cesaroni: la madre di Clementina è Barbara Parodi Delfino, ex moglie di Mieli senior. E fornisce a Mieli junior un’altra parentela importante: quella con Diamara Parodi Delfino, zia di Clementina nonché moglie del direttore di Rai 1 Glancarlo Leone.
Ma per Mieli junior le parentele non contano: carattere schivo, invisibile nel mondo della mondanità, ci tiene a distinguere la sua carriera da quella del padre e a far parlare i risultati. È il re Mida della tv, dal 2010 a capo della FremantleMedia, asso pigliatutto delle produzioni tv e cinematografiche. Confeziona programmi per tutte le tv italiane: da Un posto al sole, longeva fiction di Rai 3 a X Factor, strappato a Rai 2 e resuscitato su Sky Uno. Da Linea Gialla (La7) a Sky TG24, per cui ha realizzato il confronto tra i candidati alle primarie del centrosinistra, fino a The Apprentice 2 (Sky Uno) e In Treatment in onda su Sky Cinema. Un rapporto privilegiato Mieli ce l’ha anche con Tv2000, il canale della Cei per cui ha prodotto Romanzo familiare. E l’ultimo colpaccio nazionalpop l’ha messo a segno Italia’s Got Talent, il talent di maggior successo al mondo. Per le prossime due stagioni, Fremantle, che già lo coproduceva per Canale 5, lo produrrà in esclusiva per Sky Uno, incassando oltre 40 milioni di euro nei prossimi anni. Ha appena inaugurato una sede milanese e lanciato la divisione Digital, ideatrice di progetti multipiattaforma oggi al lavoro su Project Runway Italia (dal 26 febbraio su Fox Life, con Eva Herzigova, Alberta Ferretti e Tomaso Trussardi). E c’è anche il comparto Branded, che sviluppa contenuti per grandi aziende come Enel.
Niente male per un ex ragazzo che ha iniziato la carriera come assistente alla regia di Adriano Celentano e che nel 2001 ha fondato una piccola casa di produzione indipendente, la Wilder. È lì che si consolidano le amicizie con i conduttori del talk Planet 430 Vittorio Zincone e Luca Telese (Mieli è stato anche socio del suo quotidiano-flop Pubblico giornale). Alla Wilder sono nati programmi come Tetris (La7), Amore criminale (Rai 3) e soprattutto Boris, serie satirica sul mondo della tv poi diventata un film della Wildside, joint-venture che ha prodotto anche il film-cult di Pif La mafia uccide solo d’estate. Nata dall’unione di Wilder con altre anime creative (e nomi che contano): il regista Saverio Costanzo, Fausto Brizzi e Mario Gianani. Due nomi, questi, che consolidano i rapporti renziani di Mieli, intervenuto già nel 2011 al primo Big bang del sindaco di Firenze. Brizzi è amico fraterno del segretario pd e Gianani è il marito di Marianna Madia, una Renzi-girl della segreteria del Pd.
La rete dei consensi e delle amicizie potenti è fittissima: Nel 2012 Mieli ha cofondato la Good Films, casa cinematografica di cui è consigliere, creatura di un pezzo da novanta come Ginevra Elkann: hanno portato in Italia titoli come Dallas Buyers Club, per cui Matthew McConaughey è candidato all’Oscar, e il film scandalo Nymphomaniac di Lars von Trier. Un colpaccio: del resto Giorgio Gori, uno che sulla tv ci vede lungo, già nel 2012 lo aveva incoronato suo erede. E in effetti dal 2010, quando Mieli junior si è insediato al timone della Fremantle al 2013 il risultato operativo è cresciuto del 313 per cento. Grazie anche a idee vincenti come quella, di chiamare Mika nella giuria di XFactor. Certo, non tutte le operazioni riescono. Caso eclatante è Masterpiece, il talent per scrittori di Rai 3 arrivato ora alla sua fase finale. Lorenzo Mieli si è esposto a facili critiche perché il programma prevedeva che la casa di produzione che se lo fosse aggiudicato avrebbe fatto pubblicare il libro del vincitore per Bompiani, divisione della paterna Rcs Libri, in 100 mila copie. Il fatto poi che nonostante i costi stratosferici (180 mila euro a puntata) e gli ascolti scarsi il programma non sia stato cancellato lo ha fatto finire al centro di un’interrogazione di Renato Brunetta al presidente della commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico. Il quale si era già interessato a Mieli quando a settembre scorso ha svelato che la Fremantle fa parte degli «happy five», le cinque società che si spartiscono la torta della produzione fiction: 194 milioni di euro. (A.P.)