Caterina Vagnozzi, La Gazzetta dello Sport 14/2/2014, 14 febbraio 2014
MORTO D’INZEO TRE MESI DOPO RAIMONDO
Il ricordo del suo saluto militare al feretro del fratello nella camera ardente allestita al Salone d‘Onore del Coni è ancora impresso nella memoria. «Ero convinto che sarebbe toccato a me per primo – aveva detto con commozione. Caro Raimondo anche questa volta mi hai battuto. Purtroppo però è l’ultima». Piero D’Inzeo è spirato ieri al Policlinico Gemelli di Roma dove era ricoverato da qualche giorno.
Meno di 3 mesi Non sono passati tre mesi dalla scomparsa (15 novembre) dell’amato fratello compagno di vita e avversario in campo. Aveva 90 anni il colonnello Piero e la data del suo ultimo compleanno, il 4 marzo 2013 , era stata festeggiata con una grande festa alla Società Ippica Romana, la gloriosa “Farnesina”, la fucina di campioni dove il padre Costante, sottufficiale dell’Esercito aveva messo in sella entrambi i figli. Novant’anni, fisico e spirito fortissimo e il dispiacere sempre manifesto di non poter guardare ad un futuro che per l’equitazione italiana potesse riportare la luce degli anni d’oro firmati D’Inzeo.
Uomo di cavalli a tutto tondo (amava le corse, e in particolare le riunioni ostacoli, e il concorso completo quanto i concorsi), marito e padre esemplare è stato anche un grande istruttore, punto di riferimento per la formazione degli ufficiali della Scuola Militare di Equitazione di Montelibretti che ha comandato dal 1976 al 1981.
Esempio Il maggiore dei due fratelli considerati l’icona del salto ostacoli in Italia, ha manifestato il suo talento e le eccezionali doti di cavaliere sin da bambino, divenendo un eccellente esempio cui riferirsi anche per il fratello Raimondo. Ufficiale di Cavalleria, si è consacrato nell’olimpo del salto ostacoli mondiale negli anni ’50. È difficile selezionare e riassumere in breve i migliori risultati di una carriera, protratta a livello internazionale per oltre un trentennio, del tutto straordinaria per qualità e numero di successi.
Roma Alla domanda su quale fosse un ricordo speciale rispondeva : «Otto edizioni consecutive dei Giochi Olimpici sono un dato che parla chiaro anche per i più lontani dalle vicende dello sport. La mia vita è stata tutta un’occasione speciale. Anche se ovviamente non potrò mai dimenticare il podio di Roma, a Piazza di Siena, vicino a mio fratello: la gara più importante nella cornice più esclusiva: quella di casa nostra. Giochi Olimpici a parte. dico le tre vittorie nella King George Cup di Londra, la famosa “coppa d’oro che veniva consegnata dalla regina Elisabetta, e le sette vittorie del Gran Premio Roma, ottenute in sella a sei differenti cavalli».
Medaglie È salito sul podio per la prima volta a Stoccolma nel 1956, anno in cui ha vinto la medaglia di bronzo individuale (Uruguay) contribuendo in maniera determinante all’acquisizione dell’argento a squadre. Ai Giochi aveva debuttato a Londra nel 1948 (Briacone). Quattro anni più tardi ad Helsinki ha rappresentato l’Italia sia in concorso ippico (Uruguay), che in completo (Pagoro). Nel 1959 ha vinto i Campionati Europei (Uruguay). L’anno successivo a Roma (The Rock) nella prova individuale dei Giochi Olimpici dove la squadra azzurra ha guadagnato la medaglia di bronzo (con lui il fratello Raimondo, oro individuale, e Salvatore Oppes), è stato secondo.
Nelle due successive Olimpiadi è sempre stato il miglior italiano: nono a Tokyo 1964 (Sunbeam – Italia medaglia di bronzo) e settimo a Città del Messico 1968 (Fidux). L’ultima medaglia olimpica l’ha conseguita nel 1972 a Monaco (Easter Light), componente la squadra italiana terza classificata.
Una vita di record vissuta in comunione con il fratello. Sbuffavano con la stessa espressione i fratelli D’Inzeo alla domanda scontata dei cronisti : »Ma chi è il più bravo dei due?” “Io credo che ciascuno per l’altro – diceva Piero - sia stato e sempre sarà anche fuori dai campi di gara preciso punto di emulazione».