Ciro Scognamiglio, La Gazzetta dello Sport 14/2/2014, 14 febbraio 2014
BUGNO SONO 50 «MA CHE FATICA»
Prendete tutti i luoghi comuni su compleanni, regali, anniversari e dintorni. Fatto? Bene, adesso dimenticateli. Gianni Bugno, che oggi compie 50 anni, è agli antipodi di tutte quelle cose.
Bugno, i 50 anni sono un traguardo speciale? Come pensa di festeggiarli?
«Per me è un compleanno uguale agli altri. Sono fuori casa, a Falconara, e lavorerò. Poi fare gli anni a San Valentino non è molto comodo. Le poche volte che sono uscito fuori a cena, trovare posto al ristorante era un’impresa. E sempre i menu per le coppie…».
Diceva che lavorerà. Cioè, volerà?
«Sì, sono sempre pilota di elicottero e dopo aver lavorato per il 118 e anche al Giro con la Rai, adesso la mia società ha un accordo con l’Eni».
Il volo è sempre stata la sua passione. Più del ciclismo?
«Sì. Io ciclista, a ben vedere, lo sono diventato per caso. Non avevo il motorino, così mi spostavo con la bici».
Che rapporto con lo sport?
«Pratico soprattutto la corsa a piedi. Ma la competizione non mi piace. Niente maratone, Granfondo… Col numero sulla schiena ho chiuso».
A 50 anni, si guarda più indietro o avanti?
«È una età difficile, specie se perdi il lavoro. Sei troppo giovane per andare in pensione, troppo vecchio per trovare alternative. Quante volte sentiamo parlare di rottamazione, di esodati? Io sono fortunato, faccio un lavoro che mi piace e sono anche pagato. E guardo avanti. Non penso sia arrivato il momento di tirare le somme. Voglio ancora migliorarmi, raggiungere degli obiettivi. Quali? Tanti, piccoli obiettivi. Nessuno in particolare. Anzi, uno è la pensione. Arrivarci è importante».
Lei è presidente mondiale dei corridori. Come va?
«Un impegno e un divertimento. I corridori sono gli attori, la parte più importante del mondo del ciclismo. Ma da atleta sei una macchina da guerra che pensa solo alle proprie cose. Però bisogna avere una voce comune, e farla valere».
Bugno, lei si sente vecchio?
«No. Ma mi chiamano signore, mi danno del lei…”.
Ci viene in mente il rapporto che lei ha con le sue vittorie in bici. E’ vero che hanno tutte la stessa importanza?
«Sì. Momenti diversi, e tutti importanti».
Ok, ma ci faccia capire. Lei ha vinto il Giro e una tappa in Malesia, due Mondiali e la Bicicletta Basca, la Sanremo e il Mediterraneo, il Fiandre e il Lazio. Tutto uguale?
«Proprio così».