Laura Margottini, Pagina 99 14/2/2014, 14 febbraio 2014
STAMINALI SOTTO TIRO DENTRO GLI OSPEDALI
Lo ha detto chiaramente nel suo intervento al Senato, lo scorso 29 gennaio, il generale Cosimo Piccinno dei Nas. Il caso Stamina non è un caso isolato. Ce ne potrebbero essere altri. Altre iniezioni pericolose di staminali a pazienti, su cui le autorità stanno già indagando. Secondo quanto Pagina99 è riuscito a ricostruire, anche all’Ospedale Maggiore di Milano è in corso una sperimentazione che desta qualche sospetto. E ci sono stati anche contatti con Davide Vannoni, presidente della Stamina Foundation.
Lo studio, regolarmente autorizzato dall’agenzia del farmaco Aifa e dall’Istitituto superiore di sanità (Iss), prevede l’iniezione di staminali - prodotte secondo la legge - in pazienti anziani affetti da una malattia che distrugge i neuroni, simile al Parkinson. Diretta dal neurologo Gianni Pezzoli – del centro Parkinson degli Istituti clinici di perfezionamento di Milano – insieme a Rosaria Giordano – a capo della Cell Factory dell’Ospedale Maggiore, una delle 13 strutture italiane autorizzate dall’Aifa a trattare cellule staminali.
Pezzoli ritiene che queste cellule – dette mesenchimali ed estratte dal midollo osseo – siano in grado di aiutare i neuroni compromessi dalla malattia a sopravvivere più a lungo. E nel corso di un’intervista esclusiva a Pagina99, spiega di cosa si tratta.
Dopo aver trattato cinque pazienti anziani, il suo team sta ora analizzando i risultati dello studio che comunicherà presto al ministero. L’esperimento, però, non è andato del tutto liscio. Lo stesso Pezzoli ammette che c’è stata una «lieve ischemia regredibile» in uno dei cinque pazienti. Un effetto transitorio, dice, dovuto probabilmente alla procedura con cui si iniettano le cellule attraverso l’arteria femorale. Procedura – spiega – che verrà migliorata prima della seconda fase dello studio. Che partirà nei prossimi mesi. Stavolta su 20 pazienti.
Secondo il neurologo, il paziente in questione sta bene. Non è stato necessario il ricovero ospedaliero. Perché se ci fosse stato, la legge obbligherebbe i ricercatori ad avvertire immediatamente la Commissione di fase-1 presieduta da Aifa e Iss. A quel punto l’Aifa potrebbe ordinare un’ispezione e anche la chiusura della sperimentazione.
Al momento lo studio prosegue. E continua ad arruolare pazienti, come dice a Pagina99 la stessa Rosaria Giordano.
Pezzoli è un medico che ha 35 anni di pratica clinica sulle spalle. «Ogni anno nei nostri centri arrivano più di 22.000 pazienti», dice. E proprio per questo fu contattato da Vannoni, il presidente della Stamina Foundation.
«Vannoni venne da me a cercare clienti nei primi anni della sua attività. L’ho incontrato più volte». Gli chiediamo perché Vannoni lo abbia cercato: «Noi siamo in grado di indirizzare il mercato italiano dei pazienti parkinsoniani», risponde. Racconta di aver accompagnato un paziente da Vannoni a San Marino e di aver assistito all’iniezione del preparato del team Stamina; il paziente non accettava la malattia ed era disposto a provare qualunque cosa. Pezzoli assicura di avere tentato in ogni modo di scoraggiarlo. Ma alla fine, pressato dalle richieste, ha finito per accompagnarlo. Ma stare così vicini a questi personaggi non è giocare col fuoco, per un medico di fama come lui? «Non dobbiamo farci prendere dall’arroganza della scienza», risponde. «Bisogna andare a vedere, un minimo di credito bisogna darlo a tutti».
Del resto Pezzoli non è nuovo ai centri dove si praticano infusioni di trattamenti a base di staminali, anche in casi in cui non esiste alcuna autorizzazione. E lo racconta senza imbarazzo. «Ne ho visitate tante, in tutto il mondo, perché non visitare anche questa?», dice. Pezzoli si riferisce alle cliniche coinvolte nel turismo staminale. Quello dei pazienti che, disperati, migrano in paesi dove è tollerato l’utilizzo di preparati venduti come cure a base di staminali. Misture non approvate e spesso di natura sconosciuta. Somministrate ai malati dietro lauto compenso, in ambienti spesso non igenicamente adatti e senza figure mediche adeguate neanche per il primo soccorso.
Come capita in Cina, Messico, Russia, Argentina: tutti paesi che Pezzoli ha visitato personalmente, dice. A partire dagli anni ‘90 fino a oggi. Senza mai smettere. Racconta di avere accompagnato tanti pazienti che non cedevano all’idea che non ci fosse una cura per la loro malattia degenerativa. Che erano pronti a farsi iniettare qualunque cosa in qualunque posto del mondo. Suoi pazienti. Che lui scoraggiava ad andare, ma che alla fine accompagnava: «Mi chiedevano di andare per assicurarsi che quei trattamenti, in quei paesi, non li avrebbero uccisi. E si offrivano di pagarmi le spese». Pezzoli sostiene di avere sempre declinato la proposta, «perché io ho la mia Fondazione e posso pagarmele da me».
La Fondazione di cui parla Pezzoli è la Fondazione Grigioni, con sede a Milano. Fondazione di cui è presidente, che raccoglie fondi e donazioni private per la ricerca sul Parkinson. Fondazione che è anche l’unico finanziatore del trial clinico in corso al Policlinico. Nel sito web, però, non viene indicato se una parte di quelle donazioni serva per i viaggi del suo presidente nelle cliniche cosiddette offshore. Quelle che Elena Cattaneo, direttore del Centro di ricerca sulle cellule staminali UniStem dell’Università di Milano, oggi senatore a vita, già prima di Stamina denunciava a ogni conferenza in cui veniva invitata. Ricordando spesso il caso di una persona che si era fatta iniettare staminali di squalo in Messico e al ritorno aveva sviluppato tumori.