Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  febbraio 14 Venerdì calendario

LA NUOVA SCOMMESSA E LE SUE CONTRADDIZIONI


Matteo Renzi può essere soddisfatto. Aveva l’obbligo di spiegare agli italiani la crisi del governo Letta (perché adesso, perché con queste modalità) e al tempo stesso aveva la responsabilità di evitare la lacerazione interna del Pd. Non poteva arretrare, ma nemmeno dare l’impressione che tutto si riducesse a una banale rivalità personale, cioè a una lotta di potere. Tutto sommato è riuscito a cavarsela.
In precedenza il sindaco-segretario per qualche ora aveva costeggiato il disastro. È accaduto nell’intervallo fra l’atto d’orgoglio del premier uscente, mercoledì sera, e l’inizio dei lavori della Direzione democratica, ieri pomeriggio. In quell’arco temporale, benché l’epilogo della vicenda fosse ormai scontato, gli interrogativi si sono moltiplicati e si è capito che i danni sarebbero stati immani se Renzi non fosse riuscito a chiudere subito la ferita. O almeno a tamponarla.
Lo ha fatto. Ed è anche riuscito a nobilitare l’operazione con l’unico argomento logico a sua disposizione. Il cambio a Palazzo Chigi, ha spiegato, si è reso necessario perché è giunto il momento di un orizzonte più largo, un orizzonte di legislatura. È il solo punto ben argomentato della brevissima relazione. In sostanza: un esecutivo impegnato a cambiare il volto dell’Italia, accompagnando le riforme strutturali fin qui mai realizzate, non può avere un respiro corto (come il povero Letta). E dunque ecco il capo del partito di maggioranza, la cui forza politica è indiscutibile, scendere in campo saltando a piè pari le proprie contraddizioni: prima fra tutte aver ostentato disinteresse per Palazzo Chigi fino a tre giorni fa.
Ora non tutti sono convinti di questa spiegazione. Per esempio il "Financial Times" ha parlato di una "pugnalata" che prima o poi si ritorcerà contro l’assassino. Tuttavia in termini politici, e pensando alla condizione in cui versano l’economia e le istituzioni nel nostro paese, un governo più dinamico e proteso ad affrontare i mille problemi irrisolti avrebbe parecchio senso. E in tal caso la piccola congiura di Renzi potrebbe diventare una di quelle astuzie della storia di cui si favoleggia.
Si tratta allora di rovesciare tutti gli schemi. Il governo Renzi non solo non potrà coincidere, è ovvio, con un qualsiasi "governicchio" destinato a logorarsi entro pochi mesi. Ma dovrà saper innovare in forme radicali fin dal primo giorno. Di tale esecutivo Renzi, specie dopo l’intervento di ieri, non potrà essere una sorta di super capo delle pubbliche relazioni, dedito al rapporto permanente con la pubblica opinione.
Ci sarà anche la comunicazione, senza dubbio. Ma il successo della "leadership" renziana da oggi si misura sulla capacità di governo, sull’intelligenza di affrontare con linguaggio nuovo questioni antiche, sull’abilità di tenere insieme una coalizione che sarà la stessa di Enrico Letta (non a caso Alfano ha cominciato a porre condizioni, ma era prevedibile).
E naturalmente sullo sfondo c’è il doppio registro: l’intesa con Berlusconi sulle riforme costituzionali e sulla legge elettorale, nata poche settimane fa, mentre adesso Renzi è il capo di una maggioranza politica e di governo contro la quale Forza Italia è all’opposizione (sia pure un’opposizione che all’inizio non sarà troppo aspra).
Il neo-premier dovrà tenere la rotta senza smarrirsi e soprattutto senza appannare la propria immagine di giovane spavaldo e fortunato davanti ai primi inciampi. Non sarà facile. Per cui nessuno, in fin dei conti, crede davvero alla promessa di un governo di legislatura. A meno che non abbia la convenienza a crederlo. Ma di solito questi annunci sono scritti nella sabbia. Niente lascia pensare che la promessa di Renzi faccia eccezione.