Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  febbraio 14 Venerdì calendario

PERISCOPIO


Due galli che lottano nel pollaio. Purtroppo il pollaio siamo noi. Jena. La Stampa.

Non è proprio vero che Letta non ha fatto niente di rivoluzionario per l’industria e l’innovazione. Ad esempio, ha inventato le imperdibili palle di acciaio ossidabile. Maurizio Crippa. Il Foglio.

Pierferdinando Casini dice: «Potrei parlare per ore senza dire niente». Per questo Floris lo invita. Edelman. Il Fatto.

Alba dorata, il movimento neonazista greco, è passato dallo 0,3 al 7% proprio negli anni dell’austerità. Fomentano rabbia e disperazione, ma verso i più deboli, gli immigrati. Sono falsi nemici del sistema: non se la prendono con i forti, ma con i debolissimi. Alexis Tsipras, leader del movimento di sinistra greco, Syriza. la Repubblica.

Napolitano: «Le elezioni? Non diciamo sciocchezze». Poi finisce che uno va e vota chi cazzo gli pare. Spinoza. Il Fatto.

In Italia, per aprire un supermercato, servono il permesso del comune, della regione, del sovrintendente, dell’Arpa e, aggiungo io, il certificato antimafia e quello dei vigili del fuoco. Francesco Forte. Il Foglio.

Mentre il manager privato dovrà pagare sui 189.431 euro di base imponibile (dopo le ritenute pensionistiche e sanitarie) il 34,9% di Irpef, il parlamentare che gode il suo stesso reddito pagherà non il 34,9% ma il 18,7%, cioè meno della metà di tasse. Cristiano Gatti. Il Giornale.

Nelle scuole americane ai miei figli insegnano a battersi contro l’ingiustizia, ad avere fiducia in se stessi, a credere che tu puoi fare la differenza. In Italia invece ti insegnano che è tutto inutile, e l’omertà è un obbligo morale. Luigi Zingales, Manifesto capitalista. Rizzoli.

A cena, nei ristoranti romani dove vedi quelle belle tavolate col chirurgo, il commercialista e la signora mia ingioiellata, si urla contro il degrado. Loro, quelli del Palazzo, sono tutti uguali, un magna magna, fanno bene i forconi, i grillini? magari a fine serata ci si sente meglio: come si digerisce bene, accusando la Casta. Tornati a casa, si sogna la sopraelevazione abusiva, il terrazzino chiuso, l’occupazione di suolo condominiale, la trasformazione della portineria in una garçonnière da affittare in nero. In vacanza si va in villa, a Fregene (terreni demaniali, canoni irrisori), nel parco del Circeo (dove i processi contro l’edificazione di case e piscine si moltiplicano ogni estate), all’Argentario (dove le rocce sono state bombardate nei decenni, chiusi gli ingressi pubblici, asfaltate le mulattiere). Il romano è così. La sua parola chiave è «ciònamico». Barbara Palombelli. Il Foglio.

Uscire di casa in una mattina di inverno, a Milano, e scoprire un cielo terso, e un’aria limpida e tagliente come vetro. Guidare nel traffico delle otto, assorta, e certa di sapere questa città a memoria. Poi verso Niguarda, a un semaforo, alzare gli occhi e scorgere quasi con un sussulto le Alpi, laggiù in fondo: ma così nette e vicine, come ti pare di non averle viste mai. Quelle sono le Grigne, appena oltre il lago di Como; e in questa mattina di cristallo se ne distinguono perfettamente le cime bianche di neve, e il nero dei canaloni. Per più di 300 giorni all’anno la corona delle Alpi che cinge la pianura padana è invisibile da Milano, immersa nella sua bolla di fumi e di gas. Poi, in rare giornate come questa il vento spazza via le polveri, e svela le montagne, lontane. Lontane eppure non tanto, ti dici, stupita di quanto invece stamane il rosa delle Grigne sembri appena in fondo a questa grigia strada di periferia; al capolinea, forse, del tram 4, che sferraglia qui accanto. Marina Corradi. Avvenire.

La grande impresa ormai è multinazionale o non è. Lo è spesso negli assetti proprietari e quasi sempre nella struttura produttiva, nel senso che le diverse fasi del processo produttivo sono spacchettate in più paesi. Questo è un dato di fatto con cui, volenti o nolenti, bisogna misurarsi. Tito Boeri. La Stampa.

Nel 1969 ero uno degli architetti che non voleva fare carriera universitaria, ma costruire. Fui considerato un traditore ideologico. Allora infatti si pensava che l’architetto dovesse essere un testimone della crisi in linea con l’idea della morte dell’arte. Non credevo a quelle stronzate e sostenevo che se intraprendi una professione devi anche dimostrare che cosa sai fare. Massimiliano Fuksas. la Repubblica.

La parola vecchiaia ha assunto un significato dispregiativo; terza vita è consumistico. Il tempo che passa ci dà qualità che non avevamo da giovani. Roversi, che non era solo quello che scriveva le canzoni di Dalla, ha scritto: «Io ho cent’anni ma sono nato ieri». Alba Morino, editrice in proprio dopo aver lavorato dal 1956 al 1992 in Feltrinelli.

Camminare trasforma la mente. Hamish Fulton, walk artist che ha compiuto a piedi il percorso Dolomiti-Alaska. Corsera.

Lodi, 50 mila abitanti, è una città di una modernità calma e pacifica, un’architettura non urlata, timida ma accogliente, intonata a questa terra orizzontale di nebbie e di agricoltura. Luca Molinari nella mostra «Architetture-Architetti-Lodigiano».

Francesca Dellera stava entrando nella casa di Giuseppe Patroni Griffi in via Margutta. Federico Fellini se ne stava uscendo e fece immediato dietrofront perché quella creatura diafana e carnale si era materializzata davanti a lui, era la femminilità che la sua fantasia aveva sempre inseguito e che aveva tentato di catturare nei suoi film: ma mai così lucente, così morbida, così accogliente. Era la Fata Turchina che cercava da qualche anno il suo Pinocchio, che doveva essere impersonificato da Roberto Benigni. Poi però Fellini morì prima di poter realizzare il film, mentre Benigni ce la fece, scegliendo però, come magica visione, l’amata moglie Nicoletta Braschi. Natalia Aspesi. la Repubblica.

Vedendo una donna in bicicletta mi sono innamorato di lei... almeno così sembra. L’avevo vista altre volte a piedi ma non mi ero innamorato come uno scemo. Ha lasciato la bicicletta fuori da un bar. Dopo 5 ore sono passato davanti al bar e la bicicletta era ancora fuori. Ho detto: «È la titolare del bar». Il giorno dopo sono andato in quel bar, lei non c’era. A quel punto, mi è passato l’amore. Maurizio Milani. Libero.

A me le donne con i tacchi piacciono solo a letto. Roberto Gervaso. Il Messaggero.