Stefano Bartezzaghi, L’Espresso 14/2/2014, 14 febbraio 2014
VENITE MANGIATI
L’invito al party per il cinquantesimo compleanno di Michelle Obama specificava che si sarebbe soprattutto ballato. Ci sarebbe stato qualcosa da mangiare e qualcosa da bere, ma non una cena vera e propria. Il resoconto di un giornale italiano concludeva spicciamente che era come se la First Lady americana avesse suggerito ai suoi ospiti: «Venite mangiati».
Solo un grammatico in vena di pedanterie potrebbe sostenere che la frase, in buon italiano, significhi soltanto: «Qualcuno vi sta divorando». Oltre ai suoi normali usi come sinonimo di «giungere, recarsi nel luogo da cui si parla», «venire» («Gli ospiti vengono a casa alle otto») si usa anche come sostituto di «essere» nelle costruzioni passive («Gli ospiti vengono ricevuti dalla padrona di casa»). La musica viene ascoltata, le promesse vengono disattese, il giornale viene letto, il cibo viene mangiato. Ma ovviamente nel dire a un ospite di «venire mangiato» solo Hannibal Lecter usa il verbo «venire» nel secondo senso (ricorderete la deliziosa lettera alla fine del "Silenzio degli innocenti" in cui concludeva con finezza: «Ho un ospite per cena»).
«Venite mangiati» nel senso di «arrivate già sazi» (o: «scordatevi di scroccare») naturalmente non è proprio un modello fraseologico di italiano puro. Però bisogna registrare, magari con un po’ di sorpresa, che la forma non è assente dai vocabolari. Lo Zingarelli, per esempio, lo dà come locuzione di tono «familiare». E chissà che qualcuno non usi anche quella fantasiosa costruzione dell’italiano soprattutto meridionale (esempio della comica Margherita Antonelli: «Scendo il cane e lo piscio») per costruire frasi come: «L’ho accomodato a tavola e l’ho mangiato». Speriamo di no. Nell’uso di «mangiato» come «già sazio» influisce forse il modo di dire «dopo mangiato». Ma in ogni caso pare di poter dire che la diffusione di quest’espressione di registro «familiare» sia, alla fine dei conti, il risultato linguistico più sintomatico degli anni di ossessione alimentare che stiamo vivendo.
Anagramma: Michelle Obama = me: bella chioma.