Marco Damilano, L’Espresso 14/2/2014, 14 febbraio 2014
TOP E FLOP
TOP
MASSIMO D’ALEMA
Il 10 febbraio ha abbattuto un record di resistenza: 72 giorni, 1.728 ore, 103 mila 680 minuti senza interviste politiche ai giornali. Un digiuno iniziato, ma dai?, con la vittoria di Matteo Renzi. E dire che il suo nome si è trasformato nell’esempio da evitare. Perfino gli ex del suo staff (Claudio Velardi, Fabrizio Rondolino, Nicola Latorre) consigliano a Renzi di non andare a Palazzo Chigi, «rischia di fare la fine di D’Alema ». Complimenti per la tenuta nervosa.
FLOP
STEFANO DAMBRUOSO
Maurizio Ferrara (papà di Giuliano) dedicò nel 1976 un sonetto all’addetto del Pci che aveva dato un ceffone a Pannella davanti a Botteghe Oscure: «’Sto marpione me punta, fa ‘no strillo, m’è toccato a daje ‘no sgrugnone». E si scusò: «M’autocritico sì, l’ò fatta bella!». Non fa lo stesso l’ex pm, deputato-questore della Camera che ha colpito a Montecitorio la grillina Loredana Lupo. Meglio’ la vigilanza dei vigilantes.
TOP
CIRIACO DE MITA
A 86 anni compiuti, l’ex capo di piazza del Gesù, europarlamentare dell’Udc, torna in scena per attaccare il ritorno di Casini con Berlusconi: «Irrazionale ». Nel revival della Dc Renzi-Letta il linguaggio più chiaro è ancora l’irpino.
FLOP
FAUSTO RACITI
Che bell’idea, il deputato del Pd siciliano denuncia Beppe Grillo per istigazione di militari alla disobbedienza. E così trasforma il leader rivale in Gandhi, un don Milani redivivo («L’obbedienza non è più una virtù»), e il Pd in una caserma. Con i cervelli in libera uscita.