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 2014  febbraio 13 Giovedì calendario

ALLE ORIGINI DI BELINELLI – [DA SAN GIOVANNI A SAN ANTONIO]


Da San Giovanni a San Antonio: è il viaggio dall’Emilia al Texas di Marco Belinelli tra sogno e realtà. La favola del bambino che voleva la Nba e l’ha trovata arrivando fino all’All Star Weekend, inizia sul campetto in cemento delle scuole Mameli di San Giovanni in Persiceto, nella Bassa bolognese. E’ una struttura anni 70, coi tabelloni di legno e i canestri rigidi. Enrico Belinelli, fratello e agente di Marco ci guida nel percorso di gioco e di crescita del trepuntista degli Spurs che sabato gareggerà a New Orleans.

Fratello Con Enrico, che insieme al fratello mezzano Umberto ha seguito Marco fin dai primi passi nel basket, c’è Michele Serra, l’amico del cuore di Beli col quale ha condiviso tutte le classi scolastiche e le partite nelle giovanili della Vis Persiceto e della Virtus Bologna. «Su questo campetto Marco ha passato ore e ore a giocare e tirare dai 5 ai 17 anni – ricorda Enrico, 38 anni, –. Finita la scuola, a casa per un pasto veloce e poi qui per sfidare gli amici, anche più grandi. E quando non c’erano amici, prendeva il pallone e tirava fino a sera. Quanti tiri? Chi li ha mai contati. Non si stancava mai. Il basket è sempre stato la sua passione che in famiglia abbiamo assecondato. Ricordo un dialogo tra lui e i nostri genitori che spiega tutto. Quando era piccolo mamma e papà gli chiesero: “Cosa farai da grande?”. Lui: “Il cestista”. E i miei: “Ok, ma cosa ti piacerebbe fare nella vita?”. E lui ancora: “Il cestista”. Sognava di sfidare Jordan e Kobe, i suoi idoli. Con Kobe ci è riuscito. E adesso gioca al fianco di Ginobili che ai tempi della Virtus era il suo modello».

Predestinato Michele Serra è l’amico-compagno-trainer-sparring partner di Marco. «Siamo molto uniti, abbiamo iniziato insieme. Al campetto, poi nel minibasket della Vis. Ricordo la prima partita ufficiale: Ghepard-Vis in una palestrina di Bologna. Prendemmo una ripassata mai vista. Crescendo, nelle categorie propaganda segnava 40 punti a partita, anch’io facevo canestro e nel ‘99 ci chiamarono in Virtus dove abbiamo scalato tutte le squadre fino agli juniores. A 16 anni ci chiamarono per fare allenamento, a turno, con la prima squadra, quella che aveva appena vinto il Grande Slam di Messina. Io mi fermavo dopo pochi esercizi, lui proseguiva giocando le partitelle contro i campioni. Un predestinato».

Buen retiro Il percorso prosegue al campo adiacente il palazzetto dello sport dove Marco ha giocato le prime partite ufficiali. E’ stato inaugurato col taglio del nastro proprio da Beli 5 anni fa. Intorno c’è un percorso vita tra il verde. «Durante la offseason, Marco viene qui a prepararsi – riprende Enrico –. Al campetto tira e gioca, mentre la gente si ferma per ammirarlo, scattare foto e chiedergli autografi. Con Michele fanno corsa, poi il lavoro prosegue al Body Shape, la palestra di pesi dove il titolare Marco Cotti lo fa entrare a tutte le ore. In estate non si muove da Persiceto, la sua vacanza è stare con gli amici, ha formato un quintetto col quale passa il tempo libero: Michele, poi Marco Barbieri, Matteo Savioli e Andrea Garagnani. Vanno in giro, senza eccessi. Ogni tanto una puntata a Formentera o sulla riviera romagnola, ma Persiceto è il buen retiro. Quando torna sta in casa. Gli piacciono sempre le tagliatelle e i tortellini di mamma» .

Semplice Ci raggiunge Marco Barbieri, il 3° gemello: «Ho conosciuto Marco da avversario – dice –. Giocavo a Castelmaggiore con Luca Vitali. Poi ci siamo ritrovati in Virtus. Beli ha sempre avuto un talento sconfinato. E’ sempre stato concentrato sul suo traguardo ma lo ha inseguito con grande naturalezza. Crescendo, Marco è andato avanti mentre io e Michele siamo scesi nelle serie minori». Michele annuisce: «Beli è un fratello. Una persona semplice, generosa che non ostenta successi e ricchezza. Ha comprato un Suv perché l’ho convinto io. E’ il classico persicetano stanziale, legato alle sue radici. In estate sono il suo sparring partner, lo aiuto nelle sedute di tiro, mi sono scavigliato tre volte per difenderlo uno contro uno. Fuori dal basket parliamo di tutto e abbiamo un’idea pazza in testa: navigare il Mediterraneo in catamarano fino ad Istanbul. Magari un giorno lo faremo».

Anello Marco ha sorpreso tutti almeno una volta. «Quando segnò 36 punti contro Napoli in gara-5 di semifinale playoff 2006 mi venne da piangere, non credevo che fosse così bravo – continua Serra –. E’ un grande combattente. All’All Star non andrà solo per partecipare, se dovesse andare male sarà molto arrabbiato con se stesso». San Antonio è il posto giusto: «Ha cambiato diverse squadre ma non ha mai mollato – argomenta Barbieri –. Marco adesso si trova dentro il suo sogno. Vicino a Ginobili, è diventato un giocatore totale ma può fare di più. Il meglio deve ancora venire». «Marco sente di giocare per una squadra forte e idonea alle sue qualità – conclude Enrico –. Adesso il traguardo è il titolo. Quando è salito sull’aereo per San Antonio lo ha detto sottovoce ma convinto: “Voglio tornare a San Giovanni con l’anello”». E’ una promessa e una scommessa che può vincere.