Patrizia Simonetti, Il Fatto Quotidiano 13/2/2014, 13 febbraio 2014
FUORI QUADRO, L’ARTE TORNA SUL PICCOLO SCHERMO
Da Wagner a Baudelaire a Jan Fabre e da Freud a Munch fino a Elio. Cos’hanno in comune il compositore tedesco, il poeta maledetto e l’artista visivo belga e cosa il padre della psicoanalisi, il pittore dell’angoscia e il leader delle Storie Tese? A metterli insieme è il critico d’arte Achille Bonito Oliva in Fuori Quadro, da domenica alle 13.25 su Rai3, prodotto da Athena, diretto da Domenico De Orsi e scritto con Cecilia Casorati, Paola Marino e Alessandro Buccini. ABO torna quindi a portare l’arte in televisione come aveva già fatto nel ’96 sempre su Rai3 con i video di Totòmodo per spiegarla ai bambini, poi su Rai1 con Collaudi d’arte e su Cult con A.B.O.rdo delle arti, ancora con il senso della sfida. “L’arte serve a stimolare domande sulla realtà – dice – e il programma cercherà di attivare reazioni comportamentali che la TV di solito anestetizza”.
AUGURI. 35 minuti a puntata “non di informazione ma di formazione” sottolinea, dedicati di volta in volta a temi specifici: il bello nel quotidiano che può anche essere una metropolitana, magari non all’ora di punta e certo non in piena alluvione, l’arte di consumo, quella che aggrega, l’arte che si impossessa delle città e diventa pubblica, che denuncia la precarietà e che celebra l’amore e che si fa testimone di impegno politico e sociale. Seguendolo tra i suoi mille linguaggi, dall’architettura al cinema alla musica, e nelle sue chiacchierate con illustri colleghi come Massimiliano Gioni e Andrea Lissoni e con artisti quali Enzo Cucchi e Liliana Moro, capiremo così, promette Oliva, che l’arte contemporanea “non è un labirinto, ma una strada con molti sentieri luminosi”. E se dunque il nostro pranzo della domenica divenisse “artistico”? Tra una fettuccina e un bignè potremmo quindi scoprire che nel 1872 Richard Wagner concretizzò a Bayreuth la sua idea di “opera d’arte totale” con la costruzione del suo teatro personale dove gli spettatori si portavano il pranzo per quanto le sue opere erano lunghe, persino più del Festival di Sanremo, che di quella idea poeti come Baudelaire declamarono con fervore i principi, gli stessi che ritroviamo oggi in molti artisti contemporanei come Jan Fabre. E che il “nervosismo” del ventesimo secolo, attraversato da due guerre mondiali e dalla scoperta dell’inconscio, si riversò inesorabilmente in opere d’arte come L’urlo di Edvard Munch. E che in fondo non è poi così strano che sarà ad Elio (forse a causa delle storie “tese”?) che Oliva chiederà: “Anche oggi siamo tutti nervosi?”.