Paolo Siepi, ItaliaOggi 13/2/2014, 13 febbraio 2014
PERISCOPIO
Chiunque va a Roma sembra che rincoglionisca. Flavio Briatore. Libero.
Non fai in tempo a imparare che Zanonato è un ministro e non un participio, e te l’hanno già bello che fottuto al governo. Maurizio Crippa. Il Foglio.
L’incoraggiamento di D’Alema: «Vai, Matteo, che finisci come me». Jena. La Stampa.
Sono uno dei percettori di una supposta pensione d’oro. Di fronte a un inaccettabile prelievo di solidarietà, inaccettabile perché non applicato su tutti i redditi di pari o superiore importo alla mia pensione, la taglio corta: toglietemi la pensione. Ma, prima, ridatemi, fino all’ultimo centesimo, tutti i contributi che ho versato. Tutti! Me la caverò, benissimo, da solo. Massimo Donelli, giornalista. Libero.
Casini siede in Parlamento dal 1983. Letteralmente. Edelman. Il Fatto.
Berlusconi è rientrato a Milano da Roma. In treno. Con Dudù, fidanzata e scorta al seguito. Una carovana per la quale Berlusconi avrebbe voluto riservare un intero vagone. Senza riuscirci: la Freccia è rossa non a caso. Salvatore Dama. Libero.
Giorgio Napolitano, convinto che l’elettorato sia un bambino immaturo e un po’ scemo da rieducare e accompagnare per mano dove vuole lui, s’è autonominato Badante della Nazione e ha perseguito scientificamente il suo disegno politico a prescindere dal voto degli italiani, e sovente addirittura contro di esso. Marco Travaglio. Il Fatto.
Per commentare l’esito del referendum svizzero sugli immigrati uso le parole di un grande scrittore svizzero, Max Frish, il quale, nel 1965, all’epoca della grande immigrazione italiana, quando stava iniziando a sedimentare il sentimento anti-stranieri, invitò i suoi connazionali a rendersi consapevoli che cercavano delle braccia e si erano ritrovati con degli uomini. Mario Botta, architetto ticinese, di Mendrisio. la Repubblica.
Il salottino tv di Concita De Gregorio sulla terza rete Rai accoglie la sfilata degli amici degli amici in cui sfilano i registi giusti, gli scrittori giusti che trattano i temi giusti e sciorinano i contenuti sociali. All’apparenza è una minestrina, in realtà è la solita fanghiglia che fa sprofondare il dibattito delle idee nel già visto e già sentito. Francesco Borgonovo. Libero.
Al termine del suo pontificato, Benedetto XVI ha fatto distruggere il suo anello di pescatore di anime come si usa dopo la morte di un Papa. In compenso, non ha restituito il suo nome di Papa. Non è diventato Joseph Ratzinger, come, ad esempio, fece Celestino V che, dopo pochi mesi nella sua funzione di Papa, aveva ripreso il suo nome, Pietro del Morrone, il 13 dicembre 1294. Paul Badde. Le Figaro.
Bisogna difendere l’Europa che è sotto attacco (e noi con essa) da tre parti: in alto, dalla speculazione finanziaria internazionale; in basso, dall’immigrazione incontrollata; di fianco, dall’invasione dei prodotti asio-cinesi. I tre flussi vengono accolti nel nome del nuovo fatalismo: la libera circolazione dei capitali, uomini e merci. Ma, se volete restar fedeli a questo fatalismo, sfasceremo l’Europa perché non ne sopporta il peso. Naturalmente, il rimedio non è il barricarsi in casa, pussa via migranti e protezionismo assoluto. Ma è il realismo, cioè governare i flussi, regolamentarli, frenarli quando è il caso. Avendo come priorità, non il principio-Globale ma il principio-Europa. Marcello Veneziani. Il Giornale.
Bisogna lasciare ai bambini il tempo dell’immaturità. Patrice Huerre, pedopsichiatra. Le Figaro.
A Torino comandava, nel primo dopoguerra, sull’Unità, un dirigente comunista arcigno e triste, Mario Montagnana, cognato del Migliore, Palmiro Togliatti. Montagnana era fissato con l’idea di arruolare come redattori operai veri. Un giorno ne trova uno alle Ferriere della Fiat che è il più operaio di tutti. Ma ha poco tempo per compiacersene perché quello, imparato il mestiere, si trasferisce al quotidiano torinese La Gazzetta del popolo controllato dalla Dc che pagava di più. Filippo Ceccarelli. la Repubblica.
È encomiabile la dedizione con cui il segretario generale del Quirinale, Donato Marra, invii lunghe precisazioni a qualsiasi cosa io scriva della presidenza della Repubblica. Da ormai otto anni deve essere un riflesso automatico. Tant’è che questa volta la precisazione deve essere scattata senza nemmeno avere letto l’articolo su cui precisare. In nessuna parte ad esempio è stato scritto che le spese del Quirinale aumentano. Si riferiva della bolletta gas, che effettivamente aumenta del 30% e su cui non si fornisce alcuna spiegazione. Come nessuna spiegazione per altro è fornita dal Quirinale nei criteri delle note integrative sul totale della spesa, che è 340 milioni di euro per il 2014. Comprendo che per la presidenza della Repubblica quasi 100 milioni di euro l’anno vengano considerate partite di giro: altre amministrazioni versano al Quirinale contributi e tasse per i dipendenti lì distaccati o comandati, e quei soldi il Quirinale stesso riversa all’erario e agli enti previdenziali. Tanto entra e tanto esce, effetto nullo per i conti di Marra. Bisognerebbe però mettersi nell’ottica dei cittadini contribuenti. Dalle loro tasche per mantenere il Quirinale esce solo, e non entra nulla. E da quelle tasche per mantenere una struttura elefantiaca escono, in questo 2014, 340 milioni di euro: questa è la spesa vera. Come poi si regolino con quei 340 milioni i pagamenti fra presidenza della Repubblica, ministero Economia, altri ministeri ed enti locali, è affare contabile dei palazzi, che poco interessa ai cittadini. Franco Bechis. Libero.
La mia vagina è come la faccia di Robert Redford: ha vissuto. L’attrice comica Megan Mullally presentando l’attore americano sul palco del Sundance Film Festival a Park City, nell’Utah (Usa). New Yorker.
Quanto fatto in Europa del 2008 ad oggi verrà insegnato nelle facoltà di Economia, ma come esempio da non ripetere. La devastante politica di austerità è stata attuata perché, poi? Per salvare le banche (tedesche e francesi) che avevano i titoli di Stato dei paesi europei altamente indebitati. Non a caso, Jurgen Habermas ha detto che la gestione della crisi «non solo non affronta le cause che l’hanno provocata, ma nasconde anche il pericolo di andare verso un’Europa tedesca». E io sono d’accordo completamente con lui. Alexis Tsipras, leader della formazione greca di sinistra Syriza. The Times.
Il destino dell’Ucraina, 45 milioni di abitanti, è in bilico tra Occidente e Russia. Alain Finkielkraut. Le Figaro.
Il viagra è la grande risorsa di chi ha perduto tutte le altre. Roberto Gervaso. Il Messaggero.