Davide Colombo, Il Sole 24 Ore 13/2/2014, 13 febbraio 2014
DAL RIENTRO DEI CAPITALI 8 MILIARDI AL TAGLIO DEL CUNEO 19 NEL BIENNIO
ROMA. C’è una notizia che vale 8 miliardi nelle tabelle di sintesi di Impegno Italia, il documento programmatico di rilancio dell’azione di governo che ha presentato ieri sera il presidente del Consiglio, Enrico Letta. È la quantificazione, in termini di maggiori entrate, dell’operazione di rientro dei capitali detenuti all’estero: 3 miliardi quest’anno e 5 il venturo. Attualmente il Dl che regola l’operazione (il n.4 del 2013, all’esame della commissione Finanze della camera) cifra simbolicamente un solo euro di risorse supplementari.
Il capo del Governo ha messo sul piatto una sfida complessiva che supera i due punti di Pil per il biennio: 32,5 miliardi. Con coperture fino a 30,6 miliardi, stando alle tabelle di sintesi che chiudono il documento e che già comprendono i 3,6 miliardi della legge di Stabilità. Da dove vengono gli altri 27 miliardi? I nove del 2014 saranno coperti in parti eguali con il rientro dei capitali, appunto, un rafforzamento degli obiettivi della spending review (altri 3 miliardi) e i risparmi attesi dal servizio sul debito pubblico (altri 3 miliardi; stima prudenziale ha detto Letta, visto che l’anno scorso abbiamo risparmiato 5 miliardi grazie alla chiusura degli spread, mentre in Stabilità il Btp–Bund è dato a 200 bp a fine anno con rendimenti medi al 4,45%). Nel 2015 le risorse supplementari salgono invece a 18 miliardi: 10 dalla revisione della spesa (Letta ha parlato di una sua «taratura prudenziale» delle stime predisposte da Carlo Cottarelli), 5 miliardi dall’operazione rientro capitale, che secondo secondo il decreto in esame alla Camera si chiuderà il 30 settembre del 2015, e altri 3 miliardi da minori oneri sugli interessi sul debito pubblico «che quest’anno per la prima volta tornerà a calare» ha ribadito Letta. Sfidante è, oltre alla portata finanziaria dell’offerta di rilancio del Governo, la destinazione scelta per queste risorse: 19 miliardi per il taglio del cuneo fiscale contributivo e 13,5 miliardi per tutte le altre priorità. In particolare sul cuneo fiscale c’è un quasi raddoppio della dote rispetto a quella prevista a legislazione vigente: ai 2,6 miliardi di quest’anno se ne aggiungerebbero 4,5, mentre ai 2,9 del 2015 se ne sommerebbero altri 9. Eccola suddivisione proposta per il taglio complessivo: 8,95 miliardi a favore delle imprese e 10 miliardi per i lavoratori.
Il documento presentato è accompagnato da una matrice in cui si contano 50 azioni di policy che spaziano dal lavoro alla formazione, dal fisco alle politiche per le imprese, dagli investimenti alle semplificazioni amministrative. Letta, soffermandosi su alcuni dei contenuti prioritari, ha parlato di contratti di inserimento a tutele progressive per promuovere nuove assunzioni in vista di Expo 2015 (un’idea che sembra far proprie sia le proposte ventilate con il Jobs Act sia quelle elaborate da Ichino e in parte da Ncd) e l’adozione di un Codice del lavoro semplificato. Di più: si propone di razionalizzare l’attuale sistema di incentivi elevando fino a 34 anni il limite di età per beneficiare degli sgravi associati alle nuove assunzioni. In materia fiscale Letta ha invece parlato esplicitamente di un ricorso al sistema del contrasto di interessi per rafforzare la lotta all’evasione fiscale; ipotesi che in caso di continuità dell’attuale esecutivo magari solo in parte modificato si concretizzerebbe con l’applicazione della delega fiscale. Per la scuola la proposta è di fissare a 5 anni l’età d’ingresso con nuovi investimenti per rendere gli istituti «sicuri e cablati» ha spiegato il premier.
Un capitolo a sé è invece dedicato agli obiettivi del semestre europeo, che l’Italia guiderà dal 1° luglio. Letta ha rilanciato sul piano europeo di finanziamento di nuovi progetti strutturali da sostenere con «strumenti di finanziamento a lungo termine che riprenda e sviluppi i project bond». L’altro obiettivo è quello di «consolidare e ampliare» dentro il Patto di stabilità e crescita quegli spazi di flessibilità da assicurare ai bilanci nazionali per finanziare spese per investimenti pubblici cofinanziati dai fondi strutturali Ue. Il tutto con un’ambizione ancor più strategica: avviare una revisione delle regole sulla disciplina di bilancio e di coordinamento delle politiche economiche (vale a dire Six Pack e Two Pack).
Impegno Italia non ha una durata diversa da quella della legislatura, vale a dire i prossimi quattro anni, visto che la realizzazione del ventaglio di proposte messe in campo correrebbe insieme con la realizzazione della riforma del Senato, del Titolo V della Costituzione e ovviamente della legge elettorale. E per garantire che i nuovi obiettivi legislativi verranno rispettati, Impegno Italia assicura un maggior ricorso a norme auto-applicative e un abbattimento di almeno il 50% del numero di atti amministrativi non ancora adottati dopo i primi 10 mesi di governo: secondo i nostri calcoli sono 478 i regolamenti ancora in pendenza, comprendendo anche quelli ereditati da Monti, mentre 84 servono solo per attuare la legge di Stabilità.