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 2014  febbraio 13 Giovedì calendario

LA MADRE DI MATTEO SOSPIRA: “L’HO AFFIDATO ALLA MADONNA”


Forse Renzi ha il dna del vincente e di dubbi, in queste ore, non ne ha: ma in famiglia e al suo paese sono tutti preoccupati per lui, al punto che a mamma sull’uscio di casa mi dice: «Matteo? L’ho affidato alla Madonna».
La Madonna qui dev’essere di casa perché il posto dove è cresciuto il piccolo Renzi sembra un paradiso. Località Torri nel comune di Rignano sull’Arno, colli toscani, probabilmente i più belli del mondo. Oggi c’è perfino il sole. La casa dei genitori di Renzi è in fondo a un vialetto in salita. Il campanello è di ottone come quelli di una volta. La mamma, signora Laura Bovoli, viene ad aprire rapidamente e vorrebbe che me ne andassi ancor più rapidamente. Non c’è neppure bisogno di dirle «sono un giornalista»: i rompiscatole ce l’hanno scritto in faccia. È gentile ma ha tutto il diritto di non poterne più: «Sarà la ventesima persona che ci cerca oggi, cerchi di comprendere, non abbiamo niente da dire». Ma suo marito, il signor Tiziano, ha postato un messaggio su Facebook... «Mio marito è a Roma per lavoro. E non parla. Così come non parla nessuno della famiglia: anche perché non è detto che qui si abbia tutti la stessa opinione». L’insistenza del cronista diventa patetica e la signora Laura taglia corto: «Mi scusi, ma è un momento molto delicato e io devo tutelare anche altri tre figli. Quanto a Matteo, l’ho affidato alla Madonna». Della quale, sopra la porta d’ingresso, c’è una bella icona.
Anche le parole che Tiziano Renzi, il babbo, aveva affidato a Facebook, riflettono il disorientamento: «Ricevo, e devo dire con piacere, appassionati post che mi implorano di sconsigliare Matteo dall’accettare il trappolone. Premesso che moltissimi ragionamenti sono condivisibili e logici, io non sono però in condizione di conoscere e quindi di consigliare alternative, vista l’opposizione di Napolitano alle elezioni anticipate. Vi devo anche confessare che Matteo ascolta tutti i consigli, ma poi decide di testa sua, aggiungerei per fortuna». C’è tuttavia la consapevolezza che in certi momenti non ci si può tirare indietro: «Comunque, per onestà, anche se fossi ciecamente convinto che mio figlio stesse assumendosi un rischio elevatissimo di battere una boccata, mai e poi mai suggerirei di non affrontare il rischio, e per dirla con le sue parole, mai e poi mai suggerirei di rifiutarsi di battere un calcio di rigore per paura di sbagliarlo». Se non siamo all’ora segnata dal destino che batte nei cieli eccetera eccetera, poco ci manca.
Provo a cercare altre indicazioni alla sede del Pd, che è in centro a Rignano, in piazza. Di questa sezione del partito, il segretario è proprio il babbo di Matteo. La sezione però è chiusa. E a giudicare da quel che si vede in vetrina e sbirciando dentro, i democratici rignanesi hanno in mente tutt’altro: c’è un manifesto che annuncia tre visite guidate per «riflessioni sul presente e strategie per il futuro per il nuovo piano strutturale di Rignano sull’Arno».
Di Renzi a Palazzo Chigi si parla invece nella gelateria-pasticceria a fianco della sezione Pd. E tutti dicono di essere in ansia per lui. «Spero che non accetti», mi dice il titolare, Roberto Feroci, nomen omen quando parla dei comunisti: «Qui a Rignano non c’è nessuno più anticomunista di me. Io sono socialdemocratico, ho votato Berlusconi e Fini e nella sede qui a fianco non sono potuto entrare per anni. Noi si puzzava, lì dentro». Gli chiedo se a Rignano, ai vecchi tempi, il Pci faceva il bello e il cattivo tempo. «Ma che scherza davvero?», mi risponde: «Loro erano i padroni. Ora però mi sono tolto la soddisfazione di entrare nella sezione del Pd, per due volte, a votare Matteo alle primarie». Proprio perché lo vota, teme che adesso cada in un’imboscata: «A meno che non abbia un piano segreto. È furbo, difficile fregarlo». La moglie Roberta, al bancone a servire i clienti, dice di essere «tanto in ansia per Matteo», che ricorda con affetto: «Quand’era piccino veniva qui a comprare le paste. Ora ci si contenta di vederlo in tv. Ma perché non si gode la vita? Non riesce neanche a vedere i figlioli».
I quali figlioli sono a meno di dieci chilometri chilometri da qui, a Pontassieve, con la signora Agnese, anche lei chissà in quali ansie: ma le mogli, si sa, sono quelle che tengono botta nei momenti difficili.