Vladimiro Polchi, La Repubblica 13/2/2014, 13 febbraio 2014
IL FLOP DI UNA LEGGE SBAGLIATA 25 MILA DETENUTI PER DROGA MA APPENA 250 SONO BOSS
ROMA — Carceri piene, boom del consumo di cannabis, flop dei programmi terapeutici. Che la macchina non funzionava si sapeva. I numeri sono lì a dimo-strarlo: la storia della Fini-Giovanardi è una catena di insuccessi. Non solo. Le sue norme si sono rivelate dure coi deboli (consumatori), deboli coi forti (grandi spacciatori).
DROGA E CARCERE
Se l’obiettivo del legislatore del 2006 era il contenimento del consumo delle droghe attraverso l’inasprimento delle pene, questo non sembra essere stato raggiunto. «Da allora, decine di migliaia di persone sono state punite con una severità illegittima a causa di una normativa illiberale ». Tuona il senatore Luigi Manconi, presidente della commissione diritti umani. In effetti, stando al 4° Libro bianco sulla Fini- Giovanardi (basato su dati del ministero della Giustizia), un detenuto su tre entra in carcere ogni anno per violazione dell’articolo 73 (spaccio e detenzione di droghe): nel 2012 sono stati 20.465 (su un totale di 63.020 ingressi). L’aumento in percentuale è costante dal 2006 in poi: 28,03% quell’anno, 31,11% nel 2008, 30,87% nel 2010 e nel 2012 si registra il picco del 32,45% del totale delle persone entrate in carcere per violazione dell’art.73 della legge antidroga. Quanto alle presenze dietro le sbarre, oggi quattro detenuti su dieci sono ristretti per droga. Al 31 dicembre 2012 erano 25.269, pari al 38,4%, i reclusi in violazione dell’art.73 e in aumento costante (nel 2006 erano poco più di 14mila).
I PESCI PICCOLI
L’enorme divario fra i reati dell’articolo 73 (spaccio e detenzione) e quelli del 74 (relativi al grande traffico) rende evidente che la legge è applicata per colpire più i “pesci piccoli” e i semplici consumatori che i grandi padroni del mercato dello spaccio. Basta vedere che nel 2012 gli ingressi per semplice detenzione sono stati oltre 19mila, mentre quelli colpiti dal ben più grave articolo 74 si sono limitati a 250.
I TOSSICODIPENDENTI
I dati del 2012 segnano una leggera flessione rispetto al picco 2008, ma nell’insieme si riconferma il dato di fondo: ogni tre persone entrate in carcere, una è tossicodipendente. Contemporaneamente, crollano le richieste di programma terapeutico. È una discesa ripida: dalle 6713 nel 2006, alle 340 richieste nel 2012. Sulla caduta dei programmi terapeutici ha influito proprio la Fini-Giovanardi: «Il programma terapeutico - si legge nel Libro bianco - non sospende più l’erogazione della sanzione, come avveniva nella normativa del 1990. Dunque, il programma si presenta agli occhi del consumatore come un “onere”, se non una punizione, “in aggiunta” a quelle
già pesanti comminate».
IL BOOM DELLA CANNABIS
Nonostante le pene severe, secondo l’ultima relazione al Parlamento del Dipartimento politiche antidroga, cresce tra i giovani il consumo di cannabis, passato dal 19,4% del 2011 al 21,43 dello scorso anno. E ancora: stando alle segnalazioni delle forze dell’ordine alle prefetture, la percentuale di segnalazioni per cannabis è in costante ascesa: dal 73% del 2009, al 78,56% del 2012. «Ora si tornerà alla Jervolino- Vassalli - spiega Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone - una legge con trattamento penale differenziato tra droghe leggere e pesanti, che prevede in generale pene minori e politiche di riduzione del danno, cancellate dalla Fini-Giovanardi».
LE MISURE ALTERNATIVE
Nella comunità di San Patrignano la bocciatura della Fini-Giovanardi desta, invece, una certa «preoccupazione per la cancellazione di norme che facilitano il ricorso a misure alternative al carcere, che oggi saranno possibili solo per condanne sotto i 4 anni, contro i 6 della Fini-Giovanardi». A giudizio della comunità, «il recupero, quindi, diventerà più difficile. Oltre a questo viene esclusa la possibilità di vedersi riconosciuta l’applicazione del reato continuato in ragione del proprio stato di tossicodipendenza o l’eventualità di vedersi cancellata la multa accessoria alla condanna in caso di esito positivo dell’affidamento in prova ai servizi sociali».