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 2014  febbraio 12 Mercoledì calendario

NO SANREMO NO PARTY


Non sparate sul pianista. Direttamente dal libro Cuore, Raphael Gualazzi arriva, sorride, appoggia lo zainetto, ed entra per primo nello smoking alla festa che Vanity Fair ha preparato per i cantanti di Sanremo, qualche settimana prima della gara. Uno che ai party non ci va volentieri, schivo com’è. E quando arriva il suo turno, al gioco della verità, è impossibile ottenere qualsiasi risposta «personale» (tipo: la mia fidanzata pratica il taekwondo – sì, l’arte marziale) mentre è facile che ti racconti della signora Ines di Castelcavallino, che un giorno gli regalò una bellissima poesia sul «successo» in dialetto urbinate, e lui la ricorda ancora con affetto.
Nel frattempo chiama Ron. È arrivato in auto, si è perso, non ha il navigatore. Dobbiamo andare a prenderlo. Per un pelo non si incrocia sulla porta con Cristiano De André che, quando gli chiedi quale sia la più bella dichiarazione d’amore fatta nella vita, ride: «Non mi fare andare nei casini, diciamo che la devo ancora fare, ho una lunga sfilza di ex, lascia stare...». Renzo Rubino invece non si imbarazza mai. «Credo sia normale guardare film porno, è naturale essere curiosi. Certo, in ogni cosa ci vuole misura, basta non esagerare».
Invece mai chiedere a Frankie hi-nrg se ha scritto Pedala perché è entrato in fissa con la bici: non è un appassionato di ciclismo e corse. Va in bicicletta ogni tanto, se capita. Comunque ama di più mangiare.
Francesco Sarcina fuma una sigaretta dietro l’altra, ride e scherza. Solo su una cosa si censura: la più selvaggia fantasia sessuale realizzata. Ma non per pudore: «Mi sono tolto tutti gli sfizi, non saprei quale dire».
Noemi (chiacchiera con Arisa, ma la chiama Rosalba) è una gaffeuse convinta. Non si contano le volte che dimentica i nomi e non riconosce le persone. Da ragazza, presa in giro sul bagnasciuga davanti a tre «ragazzetti», matura il primo trauma dell’infanzia. Arisa (chiacchiera con Noemi, ma la chiama Veronica) a 9 anni si è spacciata per una di 16, per baciare sulle labbra un ragazzo. «Ero prosperosa e non era difficile crederlo». Oggi pensa che l’amore duri tre anni: «È un’esperienza, la vita è una sola, alla mia età non ho voglia di fermarmi».
Compare poi quello che tutti danno già per vincitore: Francesco Renga (a sentirlo dire, si tocca). Dice che è sempre sincero, e il gioco della verità con lui non serve, perché «le sole bugie che dico sono “bianche”, per proteggere i miei figli dalla cruda realtà. Per esempio, se vedo una prostituta per strada magari non gli dico che ci sono papà che di nascosto vanno a comprare sesso».
Insieme al «maltesino toy» Amélie, al party arriva anche Melody, il cane della mamma di Giuliano Palma, in affido momentaneo. Riccardo Sinigallia vorrebbe il dono dell’invisibilità. «Per prima cosa andrei a spiare tutti gli amici, per vedere che cosa davvero dicono di me. Altro che social network».
Vestito di nero e con la maschera che è la divisa sul palco di The Bloody Beetroots, arriva Sir Bob Cornelius Rifo che ci assicura che a Sanremo verrà, ma sarà in silenzio stampa: «Molti fan mi hanno criticato per la scelta di andare al Festival. Io lì voglio fare il delirio, fare un bagno di folla, distribuire maschere e magliette. Ma non parlo. A parlare sarà la musica. Al massimo, per me, parlerà Gualazzi». Sicuro?

Arisa
LENTAMENTE 
(IL PRIMO CHE PASSA)
«È come guardi il mondo 
che poi ti cambia tutto dentro»
CONTROVENTO
«Risolverò magari poco o niente»
«Sono cambiate molte cose nella mia vita negli ultimi anni. Prima vivevo insieme al mio autore, Giuseppe Anastasi, poi entrambi abbiamo preso strade diverse. All’epoca dell’album Amami la maggior parte dei pezzi erano ancora suoi, stavolta lo è Controvento, per il resto viaggio da sola e Lentamente (il primo che passa) me l’ha scritta Cristina Donà. Parla di un addio non sofferente, perché è l’addio a un amore tormentato: appena finisce è facile incontrare un altro che ci fa stare subito meglio».
Ricordi il tuo primo bacio?
«Con la lingua, a 11 anni: era un bellissimo ragazzo, anche se mi piaceva di più il cugino. Ma pazienza: aver rimorchiato uno dei più popolari della scuola mi avrebbe elevato di status, essendo io un po’ sfigatina. Però il giorno dopo mi ha incontrata in chiesa e mi ha detto: “Rosà, facciamo finta che non è successo niente”. Rimasi malissimo».

Giusy Ferreri
TI PORTO A CENA CON ME
«Avrei voluto scriverti una lettera anche se ormai si usa poco
se fosse contagiosa la felicità, 
adesso è fuori moda»
L’AMORE POSSIEDE IL BENE
«Dopo tutti questi anni che ho
passato insieme a te ho capito che non
posso allontanarmi perché»
«Canto di amori finiti. L’amore possiede il bene è un dialogo tra ex che si ritrovano e si chiedono se lasciarsi è stata la scelta giusta. Ti porto a cena con me è una ballata pop, molto intensa. Un po’ come dire: incontriamoci anche se ci siamo mollati, perché quello che c’è stato non è stato brutto. Rispetto a Non ti scordar mai di me ha un linguaggio diverso però. E poi canto in modo differente: ho incontrato a Los Angeles Linda Perry che mi ha aiutato anche a migliorare la mia vocalità e a correggere degli errori».
Il posto più strano dove hai fatto l’amore?
«Forse nel parcheggio di una stazione, tra due auto. Ricordo un bel po’ di graffi sulle ginocchia».

Renzo Rubino
ORA
«Ora che stai pensando
fermati e datti un voto,
tremano le gambe sto cadendo
vorrei svegliarmi a mezzogiorno
di una vita senza fretta»
PER SEMPRE E POI BASTA
«C’è una macchia microscopica 
nel tuo bulbo oculare non è nulla 
non devi farti controllare. 
Sono io quella macchia grigia 
fissa in ogni cosa che fissi»
«Ora mi è venuta in mente in metropolitana, vedendo un uomo in giacca e cravatta che andava al lavoro ed era molto in ansia, sudava, era preoccupato. Mi sono chiesto se lui e noi eravamo soddisfatti davvero di ciò che facciamo ogni giorno: ogni tanto bisognerebbe fermarsi e darsi un voto. Per sempre e poi basta parla delle cose belle che restano dopo la fine di una storia d’amore, l’ho scritta proprio quando stavo male perché venivo lasciato».
Dove lo hai fatto la prima volta?
«A casa di mia nonna, a 17 anni, mentre lei era in casa, e dormiva in salotto. Comunque: è stata una tragedia».

Cristiano De André
INVISIBILI
«Tu camminavi nell’inquietudine 
e la mia incudine era un cognome inesorabile, un deserto 
di incomunicabilità»
IL CIELO È VUOTO
«Non posso accettare nulla di meno 
di quello che mi aspetto da te»
«Invisibili racconta l’epoca in cui avevo diciotto, vent’anni, e il pezzo è dedicato a un mio amico, non a mio padre come hanno scritto, anche se l’inciso in genovese è sicuramente un omaggio a lui. È il mio pezzo più personale, quello a cui tengo di più».
Quanto spesso ridi e quanto spesso ti viene da piangere?
«Spesso piango e spesso sono felice. La mia vita è sempre un alto e basso, non vivo mai nel mezzo. Ho dei momenti in cui sono nei cieli e altri in cui cado negli inferi: e a me vanno bene tutti e due i momenti, perché a volte piangere fa veramente bene. Anzi, a chi non piange dico che dovrebbe farlo più spesso: aiuta a scaricare la tensione».

Noemi
Un uomo è un albero
«Per me, un uomo ha il coraggio 
di guardarsi in faccia»
Bagnati dal sole
«Sento che, oramai, siamo vivi, 
a un passo da noi, 
senza più strategie»
«Non porto al Festival due pezzi “sanremesi”, li ho scelti dal nuovo album che ho registrato, scritto e prodotto a Londra – mi sono trasferita lì dallo scorso novembre – e che racconta molto di me. Bagnati dal sole ha un “gusto africano”, ultimamente ascolto moltissime voci nere. Il testo è semplice e ripete una sola frase, ma per me va bene così: la canzone ha una produzione musicale molto complessa con ritmi che si incrociano, suoni elettronici, molto moderni. Se c’è una cosa che ho imparato dagli inglesi è stato divertirmi con la musica, non prendermi troppo sul serio, giocare. Difficile che succeda in Italia».
L’ultima sbronza?
«Ieri sera. Mi sono sparata trenta gocce di biancospino, che prendo per rilassarmi, ed ero completamente fatta, stesa, bum».

Francesco Renga
VIVENDO ADESSO
«Amami ora come mai, tanto 
non lo dirai, è un segreto tra noi»
A UN ISOLATO DA TE
«Hai sentito dire che l’amore 
vive solo a un isolato da te»
«Vivendo adesso, scritta da Elisa, è un tema più insolito per me, parla di sesso clandestino in un albergo. Cerchiamo di trovare, in questo viaggio terreno, un po’ di compagnia per sentirci meno soli: da adulti, ci sta anche un amore più nascosto, furtivo... La canzone non l’ho scritta io, eh? Elisa mi ha sorpreso: ci conosciamo ma non siamo “confidenti”, lei ha scritto di getto il pezzo e me l’ha mandato, senza titolo. L’ho chiamata subito e le ho detto: ma come mai?! Abbiamo riso molto».
Sei mai stato corteggiato da un uomo? Se sì, hai ceduto?
«Spesso e mai ceduto, non è il mio genere. Però mi ha lusingato. Sono sempre stato oggetto del desiderio dei maschi, anche all’epoca dei Timoria quando avevo i capelli lunghi e ricci: “Quanto pelo”, dicevano».

Antonella Ruggiero
QUANDO BALLIAMO
«M’innamorerò di te tutti i santi giorni che si fa la sera»
DA LONTANO
«Da lontano tutto è nitido, 
da lontano nulla pesa più»
«Quando balliamo, scritta con Simone Lenzi dei Virginiana Miller, parla dell’idea che il tango, danza piena di passione ma anche matematica, può essere associato al vivere insieme. Che richiede molta libertà ma al tempo stesso una precisione massima nei movimenti per non “pestarsi i piedi”: per una come me che lavora con il marito (Roberto Colombo, ndr) è una regola fondamentale. Da lontano è una mia constatazione: fino a un certo punto della vita prendi le cose con una visceralità esagerata, poi ti rassegni, ti ridimensioni e inizi a vedere le cose con distacco. Io non ho raggiunto questa saggezza, continuo ad arrabbiarmi».
Quale parte del corpo cambieresti?
«Nessuna, mi vado bene così. Il fisico conta poco, sono una donna affascinata dalla mente».

Francesco Sarcina
NEL TUO SORRISO
«Torna il sorriso sul mio volto
ad ogni tuo respiro»
IN QUESTA CITTÀ
«Ma voglio vivere
e contraddistinguermi»
«Sono pezzi del mio nuovo disco, dove ho suonato tutte le parti strumentali tranne archi e fiati. Tengo molto a Nel tuo sorriso è una canzone dedicata a mio figlio Tobia, che ha sette anni, e al suo sorriso, che forse svanirà nel tempo. Noi papà di oggi ce lo chiediamo, i nostri, che hanno vissuto il boom, davano per scontato che sarebbe andata meglio. La canzone è nata da una delle ninne nanne che inventavo per lui, ogni sera: non avevo capito che era importante ripetere la stessa, infatti non si addormentava mai».
A che vizio non rinunci?
«Oggi, al sesso e alle sigarette. Sono uno cresciuto tra varie periferie milanesi, Corvetto, Barona, Gratosoglio, Mecenate, quindi da ragazzo ero a contatto con diverse sostanze. Oggi ho smesso anche di bere».

Perturbazione
L’UNICA
«Ora di te cosa farò
è così complicato
se muoio già dalla voglia 
di ricordarti a memoria»
L’ITALIA VISTA DAL BAR
«E se la gente s’incazza 
scenderemo in piazza 
oppure a far la ri-colazione»
«Dicono che siamo gli outsider della gara, ma noi a Sanremo puntiamo a vincere, con una o con l’altra canzone. L’Italia vista dal bar racconta che il bar è uno dei luoghi deputati a parlare dei cambiamenti, un po’ luogo del qualunquismo e anche di qualche saggezza. Mentre L’unica è un punto di vista totalmente maschile sulle donne: non sai più se sono reali o inventate, perché nella seduzione gioca anche molto l’immaginazione».
Hai mai litigato violentemente con una donna?
Tommaso Cerasuolo, voce: «Sì. Non ho mai alzato le mani, né dato una sola sberla. Però ho detto cose orribili di cui poi mi sono pentito, insulti: come credo succeda a tutti, a volte, nelle relazioni».

Giuliano Palma
COSÌ LONTANO
«Come fosse uno scherzo del destino
come dentro ad una nuvola di fumo
tu sei qui più vicino di ieri
mentre io guardo fuori»
UN BACIO CRUDELE
«Non posso spiegare un bacio crudele, non c’è ragione mai, in quello 
che mi fai, sei uno sbaglio, un sorriso»
«Mia madre, napoletana, non vedeva l’ora che andassi a Sanremo: è eccitatissima, finalmente può essere orgogliosa di suo figlio. Così lontano è un pezzo che Nina Zilli aveva da parte, io l’ho ascoltato e mi è piaciuto molto. Racconta un amore che non arriva al momento giusto. Mentre Un bacio crudele parla di un ultimo bacio prima dell’addio. Insomma, robe tristi».
Qual è il tuo peggior difetto?
«Vivo di notte e sono un insonne cronico, così non mi sveglio la mattina. Mi alzo al più presto a mezzogiorno, al più tardi, se va bene, alle tre di pomeriggio: tutte le mie donne mi hanno sempre detestato per questo».

Riccardo Sinigallia
PRIMA DI ANDARE VIA
«Anche quando non vuoi,
sorridi un po’, per dire tutto a posto,
ti rivedo dopo o no?»
UNA RIGENERAZIONE
«L’avevi detto tu, facciamo 
entrare il sole»
«A Sanremo è la prima volta che mi presento da solo al grande pubblico, con il mio nome e non collaborando con altri, dai Tiromancino a Niccolò Fabi, da Frankie hi-nrg a Max Gazzè. Prima di andare via è una specie di fotografia di un momento in cui due persone legate da un rapporto amoroso si salutano alla mattina prima di separarsi per gli impegni quotidiani. Una realtà dura, fuori, che affrontiamo anche grazie a quelli che ci sono a casa. Una rigenerazione parla del riscatto, l’invito a guardare il lato positivo delle cose in un periodo di crisi».
Quante donne hai avuto?
«Tra le 30 e le 60. Contando grandi storie d’amore, e il cazzeggio... Forse una cinquantina, ma metti 30 che sennò passo i guai».

Ron
UN ABBRACCIO UNICO
«Noi che siamo così complicati
e stupidi davanti all’amore»
SING IN THE RAIN
«Dentro me c’è un cane che canta 
per me “Sing in the rain”»
«Un abbraccio unico è una ballata tipica mia, c’è tutto Ron con la sua storia. E mi piace moltissimo la filosofia del pezzo, la ricerca di una persona che ti dia un abbraccio unico, una persona che ti capisce. Un abbraccio che mi manca è quello di Lucio Dalla, ma mi mancava anche da vivo, perché era uno che scappava sempre via: mi manca tanto soprattutto il chiamarsi di notte appena scrivevamo qualcosa per avere un parere. A lui sarò sempre grato perché mi ha aiutato a uscire dalla timidezza. Mi diceva: di’ cazzo!, e io: no! Di’ cazzo! E io: no!».
Sei vanitoso?
«Sono molto vanitoso, sono del Leone. Ma mi voglio anche bene e mi piaccio, quindi amo farmi vedere anche imperfetto. In alcuni casi faccio apposta a essere trasandato: se devo ricevere qualcuno a casa, anche di importante, resto in tuta».

Frankie hi-nrg
PEDALA
«Pedala, insegui la tua storia 
ovunque vada»
UN UOMO È VIVO
«Mobili, compagni stabili, con gambe solide, con forme utili, eppure immobili: testimoni degli eventi storici»
«Pedala è un’evoluzione del mio linguaggio: non vado più da me agli altri, vado da me a dentro di me, mi guardo dentro: quello che si trova non è meno inquietante. Un uomo è vivo è il pezzo più personale, intimo. Nasce da una visita che ho fatto nella casa dei miei genitori, ormai morti. In realtà era popolata di tanti ricordi e di briciole di storie che avevo dimenticato, e ho iniziato a considerarli come persone, non più nel ruolo di madre e di padre, e rivalutarli».
Hai mai rubato qualcosa in un negozio?
«Più volte. Nel 1987 uscito dal liceo scientifico Piero della Francesca di Borgo San Sepolcro, sul corso principale entrai nel negozio di dischi Livi, che esiste tuttora, e rubai il vinile di Tougher Than Leather dei Run DMC. L’ho nascosto dentro la maglietta e sono uscito con uno stomaco quadrato».

Gualazzi
& The Bloody Beetroots
TANTO CI SEI
«Sembri uguale a me se ripenso a te non ho più bocca e poi canto e torni»
LIBERI O NO
«La terra gira intorno e segue le sue regole mentre io giro intorno a te»
Gualazzi: «Liberi o no unisce la dance a cori gospel, al blues e al soul, e racconta la filosofia con cui ci siamo uniti sul palco di Sanremo, ossia dire: liberiamoci dagli stalli mentali, dalle gabbie, dalle paure e dalle prediche, per evolverci, per cambiare».
Bob Rifo: «Raphael Gualazzi è un illustre musicista. Mi piace perché è educato, suona molto bene il piano e parla di musica».
Sei mai stato tradito?
Gualazzi: «Sono nato l’11 novembre, il giorno di San Martino. Da noi si festeggia così: le coppie passano sotto due grandi corna, per scongiurare tradimenti. Lo fecero anche i miei, a suo tempo. Siamo protetti».
Hai mai fatto sesso con una groupie?
Bob Rifo: «Sì! Dopo un concerto».