Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  febbraio 12 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LA SFIDA TRA LETTA E RENZI


CORRIERE.IT
«Le dimissioni non si danno per dicerie e giochi di palazzo. Chi vuole venire al mio posto deve dire cosa vuole fare. Si gioca a carte scoperte». Lo ha detto il capo del governo, Enrico Letta, intervenendo alla presentazione di «Impegno Italia» e rispondendo indirettamente al segretario del Pd, Matteo Renzi, con cui in mattinata aveva avuto un duro faccia a faccia a Palazzo Chigi. L’incontro era arrivato dopo una due giorni caratterizzata da un crescendo di voci su una possibile staffetta alla guida del governo che vedrebbe l’avvicendamento con il sindaco di Firenze. «Ho sentito parlare già di liste di ministri - ha poi commentato il capo dell’esecutivo -, ma io parto dalle cose da fare». A questo si collega una prima valutazione sulla durata dell’esecutivo: «Credo che la data del termine di `Impegno Italia´ è legata al completamento delle riforme - ha puntualizato Letta -. Quando saremo in grado di fare una legge elettorale, riformati il Senato e il titolo V della Costituzione, allora sarà terminato il lavoro». Nessuna remora nel rispondere alle domande dei cronisti, che lo hanno stuzzicato sul suo destino: «Le mie prospettive personali non contano nulla, sono qui per un profondo attaccamento alle istituzioni - ha ribadito il numero uno di Palazzo Chigi -. E’ per quello che è nato questo governo, un governo di servizio. Io mi considero un uomo delle istituzioni e da tale mi comporterò».

«INVERSIONE DI TENDENZA» - «Sono orgoglioso del nostro lavoro - ha sottolineato il premier - perché abbiamo realizzato molto, alle condizioni date, che non ci hanno consentito di fare tutto quello che avremmo voluto». Poi il capo dell’esecutivo ha ricordato di avere «preso il timone di questo paese quando aveva segno meno, oggi ha segno più: crescita piccola, ma inversione di tendenza».

«IO SONO SERENO, ANZI ZEN» - Letta ha poi detto di avere immaginato per tutti questi mesi di governo una sorta di titolo: « Ogni giorno è come se fosse l’ultimo». E facendo riferimento alle parole con cui nei giorni scorsi Matteo Renzi aveva lanciato l’hashtag #enricostaisereno, ha spiegato che se fosse per lui ora l’hashtag sarebbe #iosonoserenoanzizen». Non solo: «Dopo questa esperienza potrei insegnare pratiche zen in qualunque monastero».

IL PIANO PER L’ITALIA - Entrando nel dettaglio del piano, Letta ha poi sciorinato alcuni numeri che caratterizzano «Impegno Italia». In particolare ha parlato di «trenta miliardi di risorse per il biennio 2014-2015 che consentiranno quelle riduzioni di tasse per le imprese sul costo del lavoro e per il lavoratori». Quanto al contenimento dei costi, il premier ha spiegato che nel complesso, nel prossimo biennio, «saremo in grado, oltre ai 3,6 miliardi di revisione della spesa previsti dalla legge di stabilità, di mettere altri 13 miliardi di revisione della spesa. Questo e’ fattibile». «Oggi - ha poi spiegato Letta - lo spread è sotto i 200, in una condizione migliore rispetto a quanto era successo ai primi di gennaio perché il tasso di interesse nominale dei titoli di Stato era più alto; oggi è per l’Italia il migliore da 8 anni. Abbiamo recuperato elementi fondamentali. Il debito scende per la prima volta per le privatizzazioni dopo 6 ani, ed il deficit è sotto controllo, sotto il 3%».

FACCIA A FACCIA CON RENZI
Un faccia a faccia di poco più di un’ora non è servito per sciogliere il dubbio delle ultime ore: ci sarà davvero una staffetta a Palazzo Chigi con Matteo Renzi alla guida del governo al posto di Enrico Letta? La domanda per ora resta senza risposta. Renzi, presentatosi da solo all’incontro con il premier, non ha rilasciato dichiarazioni dopo l’incontro con il capo dell’esecutivo e si è affidato ad un tweet, spiegando che della vicenda parlerà «a viso aperto» giovedì pomeriggio, durante la Direzione nazionale del partito, trasmessa in streaming. Letta, invece, gioca d’anticipo: tramite il suo inner circle fa sapere che l’esperienza di questo governo non può ancora dirsi conclusa e annuncia una conferenza stampa, per il tardo pomeriggio, nel corso della quale, recita la nota ufficiale di Palazzo Chigi, «presenterà “Impegno Italia”, proposta di patto di coalizione tra i partiti che sostengono il governo». E il cui logo è già in bella mostra sul sito della presidenza del Consiglio. Una mossa che non ha corrispondenza con l’immagine disegnata da molti di un premier che si appresta a lasciare. Ambienti del Nazareno, sede nazionale del Pd, fanno trapelare in maniera un po’ surreale che quello del mattino è stato un «incontro positivo». E da Lisbona, dove è in visita ufficiale, arriva il monito del presidente Giorgio Napolitano, che invita «a proseguire sulla strada delle riforme e della responsabilità» E con i giornalisti che gli chiedevano di possibili elezioni anticipate il Capo dello Stato taglia corto: «Non diciamo sciocchezze».

«ALFANO IN ATTESA » - La scelta di Letta di tirare dritto come se un domani ci fosse eccome non sembra però trovare una sponda sufficientemente forte da Angelino Alfano che non arriva ad escludere l’ipotesi del cambio della guardia: «Noi chiediamo, chiunque sarà il presidente del Consiglio, di concordare con precisione contenuti e programma - sottolinea il vicepremier - . Chiederemo la rappresentanza del nostro programma per poter valutare ogni ipotesi e la nostra posizione. Se il “se” eventualmente sarà tolto nelle prossime ore rifletteremo. Noi non diamo nulla per scontato». Prima di lui nessuno dell’esecutivo aveva preso esplicitamente posizione. Solo Fabrizio Saccomanni, ministro dell’Economia, si era limitato a dare la propria disponibilità a continuare il lavoro: «Vediamo cosa succede mi pare di aver dato in passato disponibilità a partecipare al governo quando me lo hanno chiesto - ha detto a margine di una conferenza stampa al Tesoro -, ma qualcuno me lo deve chiedere».

LA LEGA APRE ...- Una prima e inattesa apertura a Renzi era arrivata in mattinata dal segretario della Lega Nord, Matteo Salvini: «Vogliamo chiedergli cosa vuole fare. Non diciamo no a priori. Ma se saranno solo chiacchiere faremo la guerra parlamentare». E ancora: «Renzi ci dica se vuole esentare dalle tasse gli alluvionati, cancellare la riforma Fornero e ridiscutere dell’euro e dell’Europa. Se ci stupisce con risposte concrete noi non siamo pagati per dire no a priori».
...E LA RUSSA IRONIZZA -Ignazio La Russa, presidente di Fratelli d’Italia, la butta invece sull’ironia: «In più occasioni Renzi ha espresso il suo parere sul governo Letta. Il 17 gennaio le agenzie di stampa riportavano anche la sua volontà di fare un hashtag “Enrico stai sereno, vai avanti”. Chissà se oggi, dopo l’incontro a palazzo Chigi, ne vuole lanciare uno nuovo di questo tenore “Enrico fatti più in là”. Serenamente, si intende».
CIVATI CHIEDE «COERENZI» - Perplessità arrivano anche dall’interno del Pd. Pippo Civati, sul suo blog, pubblica un post dal titolo «Coerenzi» e ricorda tutti i virgolettati in cui il sindaco aveva rassicurato circa la sua intenzione di non ostacolare Letta e il percorso dell’esecutivo. Sarcastico il commento: «A molti renziani della prima ora non piace la staffetta. E ti credo».
Il toto ministri del governo Renzi
«NIENTE RIBALTONI» - Da parte sua Silvio Berlusconi, tornato a Roma, per ora sta alla finestra e attende di capire come si evolverà la situazione e se davvero Renzi accompagnerà alla porta Letta per prenderne il posto. Parlano però i suoi: per il capogruppo di Fi alla Camera, Renato Brunetta, «se la direzione del Pd togliesse la fiducia a Letta e proponesse Renzi come premier succederebbe il finimondo. Ci sarebbe il ribaltone, un ennesimo ribaltone di palazzo prodotto dal Pd che sta scaricando sulle istituzioni le proprie tensioni interne».
«MAI CON GIOVANARDI» - Tra le opzioni di cui si parla in queste ore c’è anche quella di un coinvolgimento di Sinistra e Libertà, attualmente all’opposizione. Ma è lo stesso Nichi Vendola, via Facebook, a frenare: «Se lo schema resta quello del governo Letta, non esiste alcuna possibilità per Sel di sostenere Matteo Renzi a Palazzo Chigi».E ancora: . «Io mi siedo a ragionare solo se si discute di sofferenza sociale e di avanzamento nei diritti civili. Ed è impossibile farlo insieme a Carlo Giovanardi e a pezzi del centrodestra. Il resto è fantapolitica».

PEZZO DI STAMANI SUL CORRIERE
ROMA - Una lunga giornata cominciata con il discorso di Matteo Renzi ai deputati del Pd, proseguita con la visita di Enrico Letta al Quirinale e finita con le voci sempre più insistenti che danno per certa la staffetta a Palazzo Chigi. Ma se i renziani sponsorizzano ormai apertamente questa soluzione all’impasse che si è creato, il presidente del Consiglio in carica per il momento non si dimette. Intanto si avvicina la Direzione di domani, anticipata da Renzi, nella quale ci potrebbe essere lo scontro finale, se non si troverà un accordo preventivo.
L’AUTISTA VA CAMBIATO?- Renzi si è presentato ai suoi usando una metafora automobilistica per il governo: «Questa macchina ha la batteria scarica. Decidiamo se va ricaricata o cambiata». Il problema, sottinteso, resta l’autista. Altra metafora: «Pensate a un videogame. Questa legislatura ha utilizzato il 19% della barra vita e ha davanti a sé l’81%. La buttiamo via? La questione sul tappeto è se questa legislatura è nelle condizioni di utilizzare l’81 per cento del tempo che le rimane per le riforme». Nella riunione, la vicenda della legge elettorale, slittata a dopo la definizione del nuovo governo, diventa quasi marginale.
Anche perché ora la palla passa a Letta, che, qualche minuto dopo la fine dell’assemblea pd, varca la soglia del Quirinale. La sera prima era stato Renzi a salire sul Colle e a cenare con il presidente. Un «rapido incontro», quello di Letta, per mettere il capo dello Stato al corrente di «questioni urgenti di governo». Urgentissime.
Mentre in molti già danno per scontata la fine dell’esecutivo, Letta, in visita al padiglione Bit di Rho-Pero, rilancia: «Nelle prossime ore presenterò il patto di coalizione con tutte le forze che sostengono il governo e sarà centrato sul rilancio economico». Non solo: «Voglio lavorare in continuità con quanto fatto finora. Il programma è convincente e convincerà tutti, compreso il Pd».
RIPARTENZA O SFRATTO? - Un ottimismo che non trova conferma in Parlamento e dentro il Partito democratico. Angelino Alfano, leader del Nuovo centrodestra, partner di governo, spiega: «Ho sentito Letta e gli ho detto che siamo pronti alla ripartenza. Ma gli ho anche detto che questa stessa disponibilità la deve ottenere dal suo partito. Il Pd dica con chiarezza se intende continuare a sostenere o meno il governo Letta. Se non c’è un’appassionata e sincera disponibilità, allora si complica un po’ la situazione».
E infatti si complica, molto. Anche perché arriva una dichiarazione di Andrea Romano, capogruppo alla Camera di Scelta civica, che dà una sorta di avviso di sfratto: «Sono sicuro che Letta, uomo di grande esperienza e sensibilità, per primo comprenda l’esigenza di voltare pagina e arrivare a un nuovo governo guidato da un’altra personalità». L’invito di Romano alla «generosità», ovvero al passo indietro, non viene accolto da Letta, ma è benzina nel carburante dei renziani. Nonostante altri esponenti di Scelta civica siano più cauti. Alberto Bombassei, presidente di Sc, frena: «Le scelte spettano al Partito democratico».
DEFEZIONI IN VISTA - Intanto in Transatlantico partono le grandi manovre. Si danno per certe (ma non lo sono) almeno tre defezioni nei 5 Stelle: i nordici Laura Bignami, Monica Casaletto e Luis Orellana. I fedelissimi di Silvio Berlusconi restano cauti, in attesa che si risolva lo scontro. È noto che il Cavaliere vorrebbe le urne. Parla per tutti Renato Brunetta: «Non sarebbe accettabile, per la terza volta, un presidente del Consiglio non legittimato dal popolo sovrano. Se Letta sa governare, continui. In caso contrario si vada alle elezioni al più presto». Si fa sentire anche il segretario della Lega, Matteo Salvini, che apre: «A Renzi non diremo un no preconcetto, non abbiamo pregiudizi».
I renziani, intanto, dicono apertamente quello che hanno spesso negato nei giorni scorsi: Renzi, presidente Napolitano permettendo, è pronto a diventare premier. Ernesto Carbone sa trovare le parole giuste: «Dinamica inesorabile».
12 febbraio 2014
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Alessandro Trocino