Francesco Paternò, Pagina99 12/2/2014, 12 febbraio 2014
COME È BELLO PAGARE LE TASSE SOLO AL 2,2%
Le multinazionali hanno un problema: dove scaricare gli utili maturati altrove pagando meno tasse. L’Irlanda le aiuta, e molto se il senato statunitense ha accusato l’anno scorso la Apple di aver sottratto al calcolo contributivo qualcosa come 40 miliardi di dollari.
Il governo di Dublino si difende sostenendo di avere un sistema fiscale cristallino, ma a metterlo in dubbio questa volta è un docente di finanza del Trinity College di Dublino, Jim Stewart. Il quale, in una ricerca, ha smontato la pezza d’appoggio del governo basata su un report di PricewaterhouseCoopers e della World Bank, secondo cui l’Irlanda ha una tassazione effettiva del 12,3%, contro il 12,9 % della media dei paesi dell’Unione europea e del 16,1% media globale.
Non è vero, dice Stewart, a Dublino siamo al 2,2% per le multinazionali americane, in discesa dal 5,5% del 2006. Stewart fa poi carta straccia del report PwC-Wolrd bank sventolato dal governo, sostenendo che la tassazione media irlandese da loro indicata vale per un’azienda piccola, guidata da una famiglia che produce e vende vasi di fiori in ceramica, senza importare né esportare.
Nulla di illegale per le multinazionali, grazie a una legislazione che permette di registrare due società: una registrata, gestita e controllata in Irlanda, l’altra solo registrata nell’isola. Gli utili provenienti dalle attività in altri paesi, Europa o Stati Uniti che siano, passano nella prima società e poi spostati in larga misura sulla seconda. Che per esempio nel caso di Google è nelle Bermuda, isola a fiscalità zero.
«Non vogliamo danni alla nostra reputazione», ha detto recentemente il ministro delle finanze Michael Noonan, ma è difficile poter scambiare Yahoo, Google o Twitter per aziendine a conduzione familiare. Yahoo, in particolare, ha appena trasferito in Irlanda il suo quartier generale europeo dalla Svizzera, dove la partita fiscale – benché sontuosa rispetto per esempio a un paese continentale dell’Unione europea – è diventata meno conveniente rispetto al paradiso irlandese. Nel solo 2012, secondo lo studio del professore Stewart, sulle attività in Irlanda di Google pari a 15,5 miliardi di dollari sono state pagate tasse per 17 milioni.
Nonostante le pressioni del governo statunitense e britannico, l’Irlanda potrebbe tirare dritto nell’attirare capitali dall’estero, perché le leggi faranno pure gridare allo scandalo, ma non sono infrante dal transito di tanti soldi.
Perle multinazionali americane, i competitors europei di Dublino stanno indietro: come annota ancora Stewart, nel 2011 l’Olanda chiedeva il 3,4% e il Lussemburgo il 2,4%. Poco, molto poco rispetto ai tassi effettivi del Regno Unito al 18,5%, della Germania al 20% e della Francia al 35,9%.