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 2014  febbraio 12 Mercoledì calendario

GRILLO ESPELLE PURE IL «COMMENTATOR BECCHI»


Un altro divorzio al vertice dei 5 stelle. Ieri il cartellino rosso è toccato al professor Paolo Becchi, docente universitario a Genova, per mesi considerato l’ideologo del M5S. «Non rappresenta in alcun modo il Movimento 5 Stelle», ha scritto ieri Grillo su twitter. «I suoi interventi sono a puro titolo personale». «Tolgo il disturbo», è la gelida replica del professore, sempre via Internet. «Il mio affetto per il movimento non viene meno, auguro tutto il meglio a cominciare dalle prossime europee», spiega.
La sua “carriera politica”, in questo ultimo anno, è stata caratterizza da molti scossoni, alti e bassi, scomuniche poi rientrate. Grande il successo mediatico su giornali e tv, forte la sua propensione alla sparata a effetto, anche per i canoni bellicosi del M5S. Come quando, nel maggio 2013, disse a Radio 24 che «se ai 5 Stelle saranno negate le presidenze delle commissioni di garanzia sarà un “golpettino istituzionale” e non è una follia pensare che uno possa prendere le armi». I gruppi parlamentari M5S presero seccamente le distanze, con un comunicato apparso anche sul blog di Grillo, dove, assai frequentemente, le tesi politiche del professore di Filosofia del diritto venivano ospitate. «Chiedo scusa, tolgo il disturbo», disse Becchi, e la questione sembrava chiusa. Ma il professore fu molto abile a riprendere quota, e negli ultimi mesi era tornato a imperversare. Ospite di tutte le tv all’ultimo V-Day di dicembre a Genova, recentemente era stato il primo su twitter a chiudere a ogni ipotesi di collaborazione sulle riforme costituzionali con Renzi. «Si metta il cuore in pace, non ci sarà alcuna riforma del bicameralismo perfetto con l’aiuto del M5S. Cominci a restituire il maltolto», aveva tuonato ai primi di gennaio. Scatenando la reazione di alcuni dissidenti, che avevano replicato con l’hashtag «#becchichi». «Parla a nome nostro senza averne titolo», l’accusa del senatore Luis Orellana.
Becchi, in questi mesi, non è stato solo un eccentrico ospite di studi tv. Ma anche l’interlocutore scelto da Berlusconi come pontiere tra Forza Italia e il M5S. Nello scorso autunno l’invito ad Arcore, per parlare, guarda caso, di una possibile strategia comune sull’impeachment a Napolitano.
In queste ore, tra i dissidenti grillini ci si interroga sulla prospettiva di un cambio a palazzo Chigi tra Letta e Renzi. Difficile pensare a un sostegno a 5 stelle al sindaco di Firenze, anche perché il decisionismo del leader Pd è poco in sintonia con lo spirito grillino. E tuttavia alcuni senatori, come Lorenzo Battista, si mostrano più attenti a capire come eventualmente potrebbe evolvere la parabola renziana. «Fiducia? Io per il momento sono pronto a votare la sfiducia a Letta...», spiega. «E comunque non credo che la staffetta ci sarà». Netta la chiusura di Francesco Campanella, un altro dissidente storico: «Col Pd non ho nulla da spartire: Letta e Renzi rispondono agli stessi gruppi d’interesse». E Monica Casaletto aggiunge: «Io ero tra quelli che aveva fatto un pensierino sulla fiducia a Bersani, ma Renzi proprio non mi convince».
Scoppia intanto un altro caso nel gruppo comunicazione del Senato. Sulla rete è spuntata una intervista del 2004 alle Iene di Rocco Casalino, in cui l’addetto stampa parla del cattivo «odore» di poveri e rumeni: «È tutta gente senza istruzione, noi li stiamo facendo entrare, è un pericolo».