Riccardo Ruggeri, ItaliaOggi 12/2/2014, 12 febbraio 2014
L’ITALIA HA IL 7% DI IMMIGRATI. GERMANIA E UK SONO AL 12%. LA SVIZZERA NE HA IL 23%. POTRANNO CRITICARLA QUANDO SARANNO AL SUO STESSO LIVELLO
Ho letto le analisi fatte dai grandi giornali italiani ed europei del «politicamente corretto», così come quelli delle varie destre, più o meno ottuse, sul referendum svizzero.
Per la prima volta, un referendum svizzero ha avuto un impatto rilevante sul dibattito politico internazionale, mai era successo in passato, vuoi per la volgarità degli euro-americani verso un popolo, secondo loro, costituito da ridicoli utilizzatori di orologi a cucù, vuoi per le reazioni che ha sollevato, che, al contempo, hanno dimostrato la fragilità del modello europeo.
Le analisi dell’establishment hanno assunto connotazioni da bar sport, i termini razzismo e xenofobia sono stati declinati in tutte le salse, il disgusto è uscito a flotti da ogni poro di costoro (mischiato a champagne e foie gras), le frasi fatte si sono sprecate.
L’intervista a qualche professore svizzero del PLR, disponibile a supportare le loro idee, viene assunta a paradigma dell’ottusità del popolo dei cucù, si ricordano i referendum sui minareti, i manifesti con le pecore o i topi. Curiosamente, invece, nessuno si è posto la domanda ovvia: «Quanti sono gli immigrati-asilanti in Svizzera?» Tutte le chiacchere successive, conoscendo questo dato non avrebbero avuto cittadinanza. La percentuale di stranieri in Svizzera è del 23,3%, di gran lunga la più alta in assoluto dell’Europa. Ancora più rilevante se lo rapportiamo al «consumo» di un territorio vivibile che, in Svizzera, è notoriamente limitato. In Italia siamo al 9%, Germania e UK al primo posto al 12%: la metà della Svizzera.
Come la mettiamo? La logica vorrebbe che gli europei avessero il buon gusto di tacere fino a quando nei rispettivi paesi non passeranno dagli attuali «1 immigrato ogni 10 abitanti» a quello svizzero «1 ogni 4». Eppure dobbiamo ascoltare le volgarità delle élite politiche e sociali dei centro-nord Europa sull’immigrazione (per me il diapason lo raggiunge Martin Schulz, un tedesco che mi ricorda un’altra epoca storica). Le parole sono nobili, ma hanno rimosso le loro orrende banlieue (o i nostri centri di immigrazione-espulsione e periferie cittadine). Si potrebbero fare lunghe analisi sul perché dell’odio delle élite europee verso la Svizzera, personalmente seguo una teoria popolare che meglio lo spiega: gli inetti sono gli individui più predisposti ad essere culturalmente dei miserabili.
Amici svizzeri preparatevi, gli eurocrati non potranno mai accettare la vostra scelta, probabilmente faranno scattare la losca «clausola ghigliottina», salteranno gli accordi bilaterali, ci saranno ostacoli al vostro commercio, scatteranno i dazi, e così via. D’altro canto cosa vi aspettavate, costoro sono i pronipoti dei giacobini e voi, per loro, siete tante Maria Antonietta da ghigliottinare, perché siete «diversi», capaci di ragionare ancora con la vostra testa. Dimenticano costoro che siete un popolo di montanari, di contadini, sapete fare tutti i mestieri, avete il coltellino Victorinox sempre in tasca, non vi spaventate certo per quattro pallidi burocrati che legiferano sul nulla. Siete nel cuore dell’Europa, la parte sana, seppur silenziosa, degli europei sta con voi (certo, molti di noi sono intimiditi dagli euro burocrati ma alle elezioni li puniremo), fate un cenno e vedrete: Russia, Cina, India, il Centro-Sud America saranno ben lieti di collaborare con voi. Non temete queste élite, resistete alla loro violenza psicologica, tanto sono alla frutta.
Da adolescente ho avuto la fortuna di assistere, da una portineria, alla scomparsa degli aristocratici sabaudi (quelli del secondo piano, al civico 9 di piazza Vittorio), sostituiti dagli alto borghesi del partito d’azione (quelli del terzo piano). Ora, dopo 70 anni di sconcezze, spero di assistere alla loro fine. Questi, curiosamente sono terrorizzati dall’altrui contagio, e invece sono loro che contagiano il resto del mondo. Comunque, tranquilli, tutto avverrà di botto, in modo imprevedibile, come fu quando scoppiò la «spagnola». E finalmente toccherà a quelli delle mansarde e della portineria.