Paolo Siepi, ItaliaOggi 12/2/2014, 12 febbraio 2014
PERISCOPIO
Monti: «Nel 2011 Napolitano mi diede dei segnali, sondò la mia disponibilità, poi ne parlò con Prodi». «Niente, alla fine sono rimasto etero». Spinoza. Il Fatto.
Napolitano - Una ne ha fatta e cento ne ha pensate. Jena, la Stampa.
Focose mail da innamorati tra Blair e Wendy. Poi tutto è finito quando lui, per sbaglio, l’ha chiamata Signora Thatcher. Maurizio Crippa. il Foglio.
Achille Occhetto, allora segretario del Pds, ai giornalisti de l’Unità che chiedevano soldi a favore del quotidiano «fondato da Gramsci» rispose: «E allora i soldi fateveli dare da Gramsci». Filippo Ceccarelli, la Repubblica.
A Briatore che nella trasmissione Servizio pubblico condotta da Michele Santoro suggeriva di licenziare i burocrati inutili, l’inviata di punta (e di tacco) de la Repubblica, Concita De Gregorio, ha invitato Briatore a non fare demagogia: «Questo succede nella sua azienda e nel suo programma tv. Nella realtà, la storia è molto lunga...». Ha insomma cercato di domare il torello sbagliato. Briatore se l’è mangiata intera, scarpe di Prada comprese. Infatti ha subito replicato alla De Gregorio: « Mia mamma e mio papà erano insegnanti elementari, non abbiamo mai sguazzato nell’oro. A differenza sua, io creo posti di lavoro, i miei dipendenti non sono mai andati in cassa integrazione, li pago tutti più della media. Guardi che io, di professione, non faccio reality. È lei che di professione fa i programmi tv». Francesco Borgonovo. Libero.
Se vi capita per le strade di Roma di vedere un uomo al volante, vestito in maniera un po’ bizzarra, che parla da solo senza telefonino né auricolare, non chiamate la Polizia. Restate calmi e non fatevi prendere dal panico. Non è pericoloso, né si tratta della solita carnevalata. Al volante c’è un giornalista che sta registrando un editoriale un po’ su di giri. Si tratta di Franco Bechis e del suo programma L’abitacolo, che si può vedere sulla web tv del sito del quotidiano Libero o su Youtube. Marco Castoro per La Notizia giornale.
Un turista straniero capitato per caso in Italia che passasse in edicola per capire quel che accade, otterrebbe l’effetto opposto: quello di non capirci nulla. La Stampa, primo titolo: «Napolitano blinda Letta». In che senso? Gli avrà regalatole mutande di ghisa? No, gli ha semplicemente telefonato per dirgli che sta andando forte. Il premier, per dire, è appena tornato dagli Emirati con ricco bottino di 500 milioni, poco più di quanto l’emiro del Qatar ha appena offerto per strappare Leo Messi al Barcellona e portarlo al Paris St Germain. Altro titolo: «Dalle banche alle imprese il grande freddo con il governo»: passi per le imprese, ma le banche hanno appena ricevuto in omaggio 4,5 mld col decreto Imu-Bankitalia a mano armata. Mah. E L’Unità: «Il senato contro Berlusconi». Ma il senato è pro Berlusconi, infatti il Consiglio di presidenza ha votato 10 a 8 contro la costituzione di parte civile. È Grasso che ha deciso di costituirsi lo stesso. Marco Travaglio. Il Fatto.
In base al nuovo diritto di famiglia se il «bambino» di 37 anni non è ancora riuscito a procurarsi un impiego, spetta a me finanziarlo, mentre lui bighellona in attesa di una improbabile occupazione che non gli faccia schifo? Quali armi ho per convincerlo che deve imparare un mestiere e togliersi dai piedi, poiché non è lecito che un adulto campi da parassita? Questa legge grida vendetta. Ma neanche i rivoluzionari pentastellati se ne sono accorti. Già, sono troppo presi dall’esigenza di insultare chi la pensa diversamente da loro. Vittorio Feltri. il Giornale.
C’è una nuova categoria politico-mediatica: lo sfollatore di consensi. Il desertificatore di voti. Una delle più infaticabili sfollatrici di consensi nella storia politica italiana è la Pd Paola De Micheli. Bersaniana e lettiana di ferro, denota una propensione al masochismo al cui confronto Sacher-Masoch un dilettante. Prima delle elezioni nazionali del 2113, quelle che il Pd non poteva perdere (e invece c’è riuscito: fenomeni) la De Micheli soleva occupare ogni spazio televisivo immaginabile. Con una voce alla Wanna Marchi e la sicumera di chi è misteriosamente convinta di apparire arguta, dopo il rovescio elettorale, elaborò rapidamente il lutto. Lunedì scorso era a Piazzapulita. Ogni volta che la De Micheli parlava, un punto percentuale del Pd moriva. Ascoltandola e guardandola, saliva, negli spettatori, la voglia irresistibile di votare tutti. Ma proprio tutti. Salvo il Pd. Non a caso la De Micheli ha inanellato una quantità industriale di harakiri al punto di risultare lo zimbello per un giorno intero su Twitter. Se l’ha vista, Renzi, deve essersi mangiato le dita dalla rabbia. Andrea Scanzi. Il Fatto.
All’inizio di gennaio il 46% della popolazione (la maggioranza relativa) dichiarava di essere soddisfatta delle prime mosse di Renzi da segretario del Pd. Da allora il giovane Matteo ha promosso numerose iniziative, prima fra tutte, la proposta di legge elettorale. Tutto ciò gli ha consentito di acquisire un ulteriore supporto, tanto che oggi chi afferma di essere soddisfatto dell’azione del sindaco di Firenze è il 54%, la maggioranza assoluta degli italiani, con un incremento del 10% in poche settimane. Renato Mannheimer. Il Foglio.
«I giochi d’azzardo legali mi hanno ridotto in mutande». «Si consoli con un bello spinello fuori legge». Vignetta di Staino su il venerdì.
Vogliono cambiare un ministro? Bene, io sono pronto a tutto. Ma per me la soluzione migliore è che venga Letta e dica: il ministro Tizio non ha governato bene, e quindi al suo posto ci metto Caio. Bene, ma non deve venire da me a dirmi: dammi Caio perché è tuo, e ti do altri due posti. Il mercato delle vacche, con me, non funziona. Matteo Renzi, segretario Pd. la Repubblica.
Io sono tornato a casa? No, io per costruire il centro, ho rischiato, ho rotto con Berlusconi e sono passato all’opposizione. Poi ho combattuto accanto a Monti, mettendoci la faccia da solo, mentre Berlusconi e Bersani, che pure governavano con noi, si sono defilati. Ma la sera delle elezioni ci siamo accorti che il nostro terzo polo era evaporato. Anzi, lo aveva fatto evaporare Beppe Grillo. Pierferdinando Casini. la Repubblica.
Casini ha stretto rapporti politici con Mastella, Fini e Rutelli. Loro portavano il carisma. Edelman. Il Fatto.
Gli italiani sono individui che si credono individualisti solo perché passano con il rosso. Roberto Gervaso. il Messaggero.