Luigi Mascheroni, il Giornale 12/2/2014, 12 febbraio 2014
QUEL FILM L’HO GIÀ VISTO, MA ERA IN UN MUSEO... SE IL CINEMA COPIA L’ARTE
Dai kolossal «romani » come Demetrio e i gladiatori di Delmer Daves del ’55 alle sculture falliche di Arancia meccanica ispirate a Brancusi, fino ai titoli di testa, capolavori di computer graphics, di Skyfall , il rapporto tra arte e cinema è strettissimo. Dove di solito è la prima a influenzare il secondo. Quando, e in che modo, lo racconta molto bene il saggio Il quadro che visse due volte ( Morellini) di Rossella Farinotti, figlia (e collaboratrice al dizionario di famiglia) di Pino Farinotti. Libro leggendo il quale si scopre che:
AL BACIO Uno dei baci più famosi della storia del cinema è quello tra i due amanti di Senso , film del 1954 di Luchino Visconti «venduto» come il Via col vento italiano. Il bacio fra Alida Valli e Farley Granger è la fotocopia filmica de Il bacio risorgimentale di Francesco Hayez (1859). Uno e l’altro, due capolavori.
NOTTI INQUIETE Edward Hopper (1882-1967), forse per il suo «realismo», è uno degli artisti al quale il cinema ha rubato di più. La scena del bar in Doppio gioco (1948) di Robert Siodmak è «tratta» dal celebre Nighthawks ( quadro che ritorna anche in The Killers , del ’46, e soprattutto in Paris, Texas di Wim Wenders dell’84).Il distributore del film Le catene della colpa (’47) di Jacques Tourneur, con Robert Mitchum che guida una Ford, è debitore del quadro Gas, del ’40. Mentre quando Alfred Hitchcock pensò alla casa di Psycho (1960) chiese alla United Artists che gli ricostruissero una house di Hopper. Fu accontentato e l’inquietante edificio divenne «co-protagonista» del film.La casa c’è ancora, ed è visitabile.
L’ESTETICA DEL WEST John Ford filmò il West, mentre Frederic Remington lo dipinse. Il secondo, corrispondente di guerra e pittore, morì nel 1909. Il primo esordì alla regia nel 1919,tenendo in conto l’estetica dei quadri di Remigton. Per il suo «western assoluto» Sentieri selvaggi , del ’56, si ispirò di certo al quadro The battle of war Bonet Creek , una battaglia storica delle guerre indiane, e ai cowboy di spalle di Mauve rider in the snow .
VISIONI ANIMALI Una tigre su una scialuppa in mezzo all’oceano è l’immagine simbolo del film Vita di Pi di Ang Lee, del 2012. Un asino su una barca in mezzo al mare (e due zebre su un ghiacciaio...) è la fotografia simbolo di Paola Pivi, artista multimedia milanese, con studio a Anchorage, Alaska. Citazioni? Coincidenze? Visioni?
IL CHISCIOTTE INVISIBILE L’opera letteraria per eccellenza irrapresentabile nella storia del cinema (da Orson Welles a Terry Gilliam) è il Don Chisciotte. Il tentativo forse più riuscito non è di un regista, ma di un artista, Mimmo Paladino che nel 2006 girò il suo Quijote (un film invisibile, anche se silenziosamente riportato nelle sale nel 2012) con Peppe Servillo nella parte dell’hidalgo, Lucio Dalla in quella di Sancho Panza e Edoardo Sanguineti che fa se stesso. Girato nel Sannio.
COSE POP Altro artista-regista di culto è Mario Schifano, icona del cinema undergroud degli anni ’60 e ’70. Nel ’62 il produttore Carlo Ponti gli pagò un lungo viaggio negli Stati Uniti per girare un lungometraggio. La sceneggiatura era stata abbozzata da Tonino Guerra. L’artista, con la compagna Nancy Ruspoli girò l’America dall’Arizona a New York. Tornato a casa, non realizzò mai il film. Andy Warhol una volta disse che se avesse potuto scegliere con chi scambiare la sua vita, sarebbe rinato Mario Schifano.
IL TALENTO DELLA FOLLIA Il cinema quando ha deciso di raccontare le vita degli artisti ha sempre puntato sui borderline. Da Van Gogh in Brama di vivere di Vincente Minnelli (’56) al Modigliani de I colori dell’anima di Mick Davis del 2004, passando per Michelangelo, Caravaggio, Frida Kahlo, Jackson Pollock (un gigantesco Ed Harris). A proposito: Pollock, si chiede il film, avrebbe realizzato opere ancora oggi insuperate se fosse stato un uomo «tranquillo »?
AI WEIWEI LIBERO L’artista cinese Ai Weiwei è oggi uno degli intellettuali simbolo della provocazione e della dissidenza: censurato, incarcerato e oggi in regime di semilibertà, ha fatto dell’arte lo strumento più forte di opposizione alla politica del proprio Paese in difesa dei diritti inalienabili dell’uomo, a partire dalla libertà di espressione. La sua storia è diventata global grazie a un documentario, Never Sorry di Alison Klayman, che ha vinto il Sundance nel 2012. L’arte, come il cinema, rende liberi (ma è davvero così?).