Andrea Di Biase, MilanoFinanza 12/2/2014, 12 febbraio 2014
COLPI BASSI ELKANN-DELLA VALLE
Si fa sempre più infuocato il confronto tra il presidente della Fiat, John Elkann, e il patron del gruppo Tod’s, Diego Della Valle, sul futuro di Rcs Mediagroup. All’indomani del cda della casa editrice di Via Rizzoli, che nella riunione di lunedì a Madrid ha preso in esame la lettera con cui l’imprenditore marchigiano ha minacciato azioni legali in relazione all’aumento di capitale e alla vendita del palazzo di Via Solferino, il numero uno della Fiat ha sferrato il suo attacco a Della Valle. «Non posso pensare che Della Valle abbia preoccupazioni su Rcs», ha affermato Elkann a margine di un evento a Torino, «penso che la Tod’s lo preoccupi.
La Tod’s», ha aggiunto il presidente della Fiat, «va male, è giù del 20% da inizio anno. Rispetto ai suoi concorrenti Prada, Armani, Lvmh e Kering è un nano. Un’azienda di dimensioni piccole e non sta andando bene».
Parole che hanno scatenato la dura replica di Della Valle, arrivata nel corso di pomeriggio con un comunicato dai toni sarcastici. «Leggo che oggi Yaki, al ritorno da un lungo weekend, ha fatto dichiarazioni trattando un argomento che notoriamente non conosce, quello del mondo del lavoro e delle imprese che vanno bene, dicendo alcune fesserie. Qualora avesse voglia», ha rincarato la dose l’imprenditore marchigiano, «di visitare un’azienda che realizza prodotti ottimi con dipendenti molto preparati, con una situazione finanziaria solidissima, che non ha mai fatto cassa integrazione e con clienti e azionisti soddisfatti e fedeli negli anni, me lo faccia sapere e io lo inviterò a visitare il gruppo Tod’s. Potrebbe anche rimanere per uno stage», ha aggiunto Della Valle, «visto che ha molto tempo libero, così potrà imparare cosa vuol dire lavorare per davvero».
Ma Della Valle non si è limitato a provocare il presidente della Fiat sul piano personale; ha anche colto l’occasione per ribadire il proprio giudizio negativo sulla decisione dei vertici del Lingotto di trasferire la sede legale della nuova Fiat-Chrysler fuori dall’Italia. «Mi dispiace dovermi ultimamente contrapporre a Yaki», ha affermato Della Valle, «che conosco fin da bambino e che non è in grado di capire che non c’è nulla di personale nelle mie prese di posizione sulla Fiat e sugli Agnelli. Le mie», ha spiega to l’imprenditore, «sono critiche rivolte a una famiglia che ha avuto e preso tutto quello che ha voluto dall’Italia e dagli italiani negli ultimi decenni e nel momento del bisogno, con un Paese che vive una situazione drammatica, invece di essere pronta a dare il massimo appoggio, è scappata nella penombra per sistemare al meglio i propri affari personali. Chi si comporta in questo modo», ha concluso Della Valle, «non merita nessun rispetto. Ora comunque basta con queste discussioni da pianerottolo, ce ne sono già troppe in questo Paese e non servono a nulla. Se Yaki è pronto, lo invito a un confronto pubblico tra di noi così ognuno dirà quello che pensa».
All’origine della disputa tra i due ci sono le dure critiche di Della Valle alle ultime operazioni di Rcs, dalla cessione degli immobili all’aumento di capitale. Della Valle, in particolare, ritiene che la gestione attuale sia troppo legata a Fiat e a Intesa Sanpaolo, in particolare al presidente del consiglio di sorveglianza, Giovanni Bazoli. L’azione di responsabilità, che starebbero preparando i suoi legali di fiducia dello studio Bonelli, Erede, Pappalardo, chiederebbe conto di quanto fatto negli ultimi anni. Ma non è escluso che si tratti di una mossa per cercare una soluzione di compromesso con i soci Urbano Cairo e Mediobanca con l’obiettivo di affidare la gestione Rcs a un editore pure che non sia la Fiat.
Elkann, al contrario di Della Valle, si è detto invece «molto soddisfatto» del percorso intrapreso da Rcs sotto la guida dell’amministratore delegato Pietro Scott Jovane. Una soddisfazione che, secondo il presidente della Fiat (il Lingotto è il primo azionista di Rcs con il 20%) dovrebbero avere anche tutti gli azionisti di Rcs (compreso dunque Della Valle che ha una quota del 9%). «Dopo l’aumento del capitale», ha sottolineato il nipote dell’Avvocato Agnelli, «il titolo è salito del 25%, la società è gestita bene. Le azioni del management sono state molto efficaci. Il cda è indipendente e decide nell’interesse della società». Della Valle contesta invece le scelte strategiche del cda: non solo l’aumento di capitale da 400 milioni, ma anche la cessione al fondo Blackstone della sede del Corriere della Sera di Via Solferino e l’accordo grazie a cui Rcs Pubblicità si occuperà della raccolta del quotidiano La Stampa, controllato al 100% dal gruppo Fiat.