Marco Pivato, La Stampa - Tutto Scienze & Salute 12/2/2014, 12 febbraio 2014
IL MAXI-TEST SINGAPORE “SPIAMOCI TUTTI E LA VITA SARÀ MIGLIORE”
Esiste una città nella città - la prima «fisica», visibile a tutti - e l’altra «virtuale», ma ugualmente dinamica: è quella fatta delle miriadi di informazioni che produciamo ogni volta che ci connettiamo a Internet, facciamo una telefonata, mandiamo un sms o quando prendiamo la metro o utilizziamo altri servizi pubblici, consumiamo energia elettrica o produciamo inquinamento.
Si tratta di dati di cui, come cittadini, lasciamo sempre traccia nei tabulati dei gestori telefonici e nelle cronologie web, nei documenti delle amministrazioni pubbliche, ma anche nelle ricerche specifiche di enti che monitorano questa e quell’altra attività. Ora le società si stanno trasformando al ritmo vertiginoso di una crescita tecnologica così pervasiva che oggi la quantità di informazioni prodotte dall’umanità, ogni giorno, è pari a quella prodotta dall’umanità stessa dalla sua comparsa fino al 2003. Il dato è fornito da Carlo Ratti, architetto e ingegnere torinese, professore al Mit, il Massachusetts Institute of Technology, dove ha fondato e dirige il «Senseable City Lab».
Missione di Ratti e colleghi è usare le informazioni di questo mondo «Big Data» per mettere in scena delle «real-time cities», un teatro vivente delle attività urbane invisibili, dove lo spettatore è il cittadino stesso. Come? Per esempio, nell’ultimo progetto del «Senseable City Lab» la città-Stato di Singapore è diventata un mega-laboratorio: tutte le informazioni generate da sensori e dispositivi elettronici portatili, insieme con le loro relazioni con l’ambiente, sono state messe in connessione con gli schermi del Museo nazionale di Singapore, che ospita la mostra «Data Drives».
«Qui i cittadini - spiega Ratti - possono vedere come i dati che lasciano al loro passaggio raccontano a loro stessi l’umanità che pulsa». Il passo successivo e imminente è fare in modo che la gente possa non soltanto visualizzare queste informazioni, ma utilizzare i tanti messaggi e le tante potenzialità che contiene.
Vediamo come con qualche esempio. Portare in tempo reale la vita dell’anima urbana nelle mani del cittadino significa renderlo partecipe di ciò che avviene in ogni momento e in ogni luogo per prendere decisioni in autonomia: conoscere il traffico per scegliere il tragitto conveniente con la propria auto, sapere dove si trova, in un certo momento, il taxi più vicino per risparmiare sulla chiamata, ma anche sapere se ci sono altre persone dirette nello stesso luogo per offrire un passaggio e dividere il costo della corsa. E ancora: farsi un’idea di quanto possa essere affollato o inquinato un quartiere, nonché la qualità della ricezione degli apparecchi mobili per scegliere al meglio dove prendere casa oppure impiantare l’ufficio.
«A differenza dei sistemi di monitoraggio delle agenzie di intelligence che tanto hanno fatto parlare negli Stati Uniti nell’ambito del “Datagate” - precisa Ratti - l’iniziativa del team del Mit è dedicata al cittadino piuttosto che alle amministrazioni». Il visitatore del «Data Drives» diventa così il supervisore di ciò che accade nella città come in un reality alla «Truman Show», allo stesso tempo, però, regista e protagonista sul set. Una serie di touch-screen e di altre soluzioni interattive, insieme come in un Ipad gigante, fanno quindi da interfaccia tra il sé individuale e l’universo dei bit, che da entità impalpabili diventano informazioni spendibili.
Se già Google e Facebook fondano il proprio business sulla raccolta di questi «Big Data», vale a dire la mole crescente di tracce sul web, suscita sempre nuovi timori la profezia orwelliana di un futuro senza privacy. E, tuttavia, proprio questa iper-potenza è la scommessa dell’«Homo Communicans», la nostra neo-specie che ha una responsabilità in più del Sapiens, come aveva teorizzato il padre della cibernetica, Robert Wiener, a metà del XX scolo: imparare a utilizzare la tecnologia per facilitare la vita piuttosto che per controllarla ossessivamente. I «Big Data», quando finiscono nelle mani del cittadino, possono diventare un esempio straordinario di applicazione di scienza democratica.