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 2014  febbraio 12 Mercoledì calendario

BAMBINI PRODIGIO CHE FINE FANNO?


È morta Shirley Temple, la prima bambina prodigio di Hollywood che dopo un enorme successo nell’infanzia si ritirò dalle scene a 22 anni. Cosa ha fatto dopo?
Shirley Temple è uno dei pochi casi di attrice bambina che, dopo aver vissuto la gloria, riesce a inventarsi una seconda vita di successo lontano dai riflettori. In secondo e nozze ha sposato uno degli uomini più ricchi di California, il petroliere Charles Black. Repubblicana di ferro, con Nixon divenne ambasciatrice nel Ghana e sotto Ford in Cecoslovacchia e poi capo del protocollo Usa.
Ci sono attori bambini che hanno avuto successo nel cinema anche da adulti?
Pochi. L’esempio più eclatante è quello di Jodie Foster: ha cominciato a recitare da piccolissima, era la bambina della pubblicità del Coppertone negli Anni 60, vinse l’Oscar per l’interpretazione della prostituta bambina in «Taxi Driver» di Martin Scorsese, con Robert De Niro. Quello che l’ha salvata è stato probabilmente il non aver mai smesso di studiare (si è laureata in letteratura inglese a Yale) anche se ha continuato a recitare con successo: ha vinto altri due Oscar come miglior attrice e nel 1991 ha debuttato alla regia con «Il mio piccolo genio». Un altro che ha iniziato ragazzino con la serie tv «Genitori in Blue Jeans» e si è costruito una solidissima carriera è Leonardo DiCaprio, in questi giorni acclamato in «Il lupo di Wall Street» di Martin Scorsese. Christina Ricci ha cominciato interpretando Mercoledì in «La Famiglia Addams» ed è diventata molto famosa e coccolata da grandi registi come Tim Burton e Woody Allen.
Anche Drew Barrymore ha cominciato da piccolissima e oggi ha una buona carriera, ma per lei le cose non sono sempre state facili.
Sì, era la bambina di «E.T.» di Steven Spielberg, un ruolo che le procurò enorme successo. Ultima nata dei Barrymore, la «royal family» del teatro e del cinema americano, da bisnonni nonni e genitori ha ereditato il talento e l’inclinazione alle droghe e all’alcol. Beveva alcolici a 9 anni, fumava marijuana a 10, e sniffava cocaina a 12. Pur disintossicandosi, continuò a mantenere un’immagine di «cattiva ragazza», e anzi la sfruttò per diventare un sex symbol quando negli Anni 90 riprese la sua carriera cinematografica. Ora è una brava attrice e una mamma felice.

A Macaulay Culkin non è andata altrettanto bene...
No: dopo le fortunate serie di «Mamma, ho perso l’aereo», che diede grande notorietà al suo faccino impertinente, ha recitato in qualche film, per poi sparire: combatte con la tossicodipendenza, ha fatto causa ai genitori che avevano dilapidato il suo patrimonio miliardario, e non ha più girato un film di successo dal 1994.
Un titolo che non ha portato molta fortuna ai suoi protagonisti è «Il mio amico Arnold».
Il protagonista del telefilm Anni 80, Gary Coleman, ricordato oltre che per il tormentone «Che cavolo dici, Willis», era malato ed è stata proprio quella la sua fortuna iniziale: non cresceva. Citò in giudizio i genitori che amministravano il suo patrimonio. Nel 2003 si candidò a governatore della California sfidando Arnold Schwarzenegger (arrivando ottavo su 135 candidati). Arrestato più volte per comportamenti violenti, è morto nel 2010, in seguito a un incidente nella sua casa di Salt Lake City. Todd Bridges, che interpretava suo fratello Willis, finì nel gorgo della droga ma oggi si dichiara riabilitato e pronto a tornare al lavoro. Ma la più sfortunata è stata la povera Dana Plato, interprete di Kimberly Drummond. Dopo l’addio alla serie tv, passò dalle pagine di Playboy a film soft-core. Nel 1991 fu arrestata per rapina a mano armata in un negozio di video a Las Vegas e nel 1999 fu trovata morta per un overdose di farmaci in una roulotte.
Restando nel campo delle serie tv, anche «Tre nipoti e un maggiordomo» non ha portato benissimo ai suoi interpreti.
L’adorabile Buffy, Anissa Jones, che all’epoca aveva otto anni, dopo la fine delle riprese e due delusioni (aveva fatto i provini per «L’esorcista» e «Taxi Driver», ma fu scartata) è morta a 18 anni di droga. Stessa sorte ebbe anche il fratello Paul Jones nel 1984.
Non c’è alternativa, per le baby star che non hanno successo da adulte, che finire male?
No, c’è anche chi si riadatta a una vita normale. Inger Nilsson, protagonista di «Pippi Calzelunghe», la serie televisiva svedese andata in onda in italia nei primi Anni Settanta e diventata un cult per intere generazioni. Oggi ha 52 anni, si è ritirata dalle scene e lavora come segretaria a Stoccolma.
E in Italia?
C’è un caso simile: Andrea Balestri, che nei primi Anni 70 fu il Pinocchio di Luigi Comencini, da grande non ha fatto l’attore e ha lavorato a lungo come muratore. Nel 2008 ha pubblicato un libro («Io, il Pinocchio di Comencini»), che descrive la sua esperienza nei minimi particolari.