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 2014  febbraio 12 Mercoledì calendario

NICOLE, STELLA DELL’HOCKEY «IO, GAY IN NAZIONALE NON MI NASCONDO PIÙ»


In Russia si disputano le prime Olimpiadi accusate di omofobia, in Europa e negli Usa fioriscono i coming out degli sportivi. Domenica ci ha pensato il giocatore di football americano Michael Sam, 24 anni; lunedì è toccato a Casey Stoney, 31 anni, olimpionica ai giochi di Londra e capitano della nazionale femminile di calcio britannica; ieri a sorpresa è stata la volta di un’azzurra, la giocatrice di hockey su pattini a rotelle Nicole Bonamino, 22 anni, migliore portiere nelle ultime due stagioni del campionato femminile italiano.
«Mi è sembrato importante portare la mia testimonianza contro i pregiudizi, viste anche le polemiche su Sochi: se non siamo noi a cambiare le cose, non cambieranno mai» dice Nicole, che ha deciso di rivelare la sua omosessualità in un’intervista al sito di cultura lesbica Lezpop.it. A riprova che gli effetti del bando contro la «propaganda gay» della Russia di Putin ha avuto effetti molto diversi: al di là del confine l’arresto di 23 attivisti prima dell’avvio delle Olimpiadi (avevano cantato l’inno nazionale sventolando bandiere arcobaleno), al di qua le dichiarazioni di orgoglio.
Nicole, che ha portato la maglia della nazionale negli ultimi due Mondiali e spera di farlo anche quest’anno (si giocheranno in Francia a luglio e sono appena iniziate le selezioni), in Italia è un’eccezione. Un mese fa hanno fatto scalpore le parole dell’ex presidente del Coni e membro del Cio Mario Pescante, che aveva accusato di «terrorismo politico» il presidente americano per aver inviato a Sochi «quattro lesbiche per dimostrare che in Russia i diritti dei gay sono calpestati» (Pescante, poi, si è scusato). Due anni fa il calciatore Antonio Cassano aveva fatto sapere di non volere omosessuali — ma il termine usato era tutt’altro — in nazionale. Anche per lui scuse a posteriori e in più una multa di 15 mila euro.
Adesso una donna gay in maglia azzurra c’è. Oltre a lei si registrano solo due atlete dichiaratamente omosessuali: la boxeuse Monica Gentili e l’ex campionessa e ora allenatrice di pallavolo Manuela Benelli. Nessun altro. Mai uomini e soprattutto nessuno tra gli sport di massa. «L’orientamento sessuale non cambia niente per un atleta e non dovrebbe nemmeno essere un tema di discussione — spiega Nicole —. Ma in ambiente sportivo l’omofobia c’è: respiri un clima di tensione, tanti pensano che sia meglio non dire niente. Invece non c’è niente da nascondere: io non voglio farlo». Parole non molto diverse da quelle della calciatrice inglese Casey Stoney: «Vivevo una bugia. È importante dichiararsi per aiutare le persone che sono gay e soffrono. Non dovrebbero più esserci suicidi per omofobia», ha detto alla Bbc.
O dell’ex giocatore della Lazio e della nazionale tedesca Thomas Hitzlsperger, 31 anni, che a inizio gennaio ha messo sotto accusa l’omofobia del calcio: «Rivelo la mia sessualità perché vorrei si tramutasse in un argomento di discussione tra gli atleti». O ancora di Jason Collins nell’aprile 2013 (anche lui un ex, ma dell’Nba, la lega di pallacanestro americana). A dicembre era stato invece il tuffatore e olimpionico inglese Tom Daley, 19 anni: «Mi sono innamorato di un uomo», ha fatto sapere in un video.
I loro coming out, sempre più frequenti a oltre trent’anni dai primi in assoluto (quelli delle tenniste Martina Navratilova e Billie Jean King, entrambe nel 1981), sono il segno che qualcosa sta davvero cambiando nello sport. Ma resta molto da fare: più di un dirigente dell’americana National Football League, sotto anonimato, ha predetto alla stampa Usa che Sam Michael sarà danneggiato dalla scelta di aver rivelato la sua omosessualità: il football sarebbe troppo «macho» per tollerare un giocatore apertamente gay. «Le prime reazioni delle mie compagne di squadra sono state positive, ma penso che per un uomo, soprattutto in uno sport aggressivo come il football o l’hockey, sia più difficile — conviene Nicole Bonamino —. Però se non iniziamo a parlarne, davvero, non cambierà mai niente».