Mario Neri e Fabio Tonacci, La Repubblica 12/2/2014, 12 febbraio 2014
“FUGGITE, C’È LA FRANA” COSÌ UN ALGORITMO CI SALVERÀ DAL DISASTRO
FIRENZE C’è un algoritmo che prevede dove e quando franerà l’Italia. Che è in grado di indicare le strade a rischio crollo per le piogge e gli smottamenti, o i versanti delle colline indeboliti dall’acqua. E che permetterà alla Protezione civile, quando sarà conclusa la sperimentazione, di avvertire le amministrazioni in tempo con un ragionevole grado di precisione.
Il software Mhig è dentro un super-computer al primo piano del palazzo dell’Università di Firenze, affacciato sull’orto botanico. Sul monitor disegna gocce a testa in giù, bianche, gialle e rosse. Codici di emergenza, come negli ospedali.
Non si accendono sulle mappe a disastro compiuto, ma prima che il fango travolga auto, case e persone. A volte, addirittura con 24 ore di anticipo. Riesce a percepire come si muovono l’acqua e la terra nel sottosuolo, in certe situazioni: su pendii già interessati nel passato da frane l’algoritmo ha salvato delle vite.
È successo il primo febbraio scorso. Un punto rosso, quella mattina, si è acceso sopra l’Isola d’Elba, martoriata dagli acquazzoni da giorni. Si è aperta in automatico la finestra “voragini”, l’algoritmo ha elaborato i dati. E dopo pochi minuti a Luca Della Santina, direttore dell’ufficio strade della provincia di Livorno, è arrivata una mail. «Ci avvertiva che i radar laser avevano rilevato delle anomalie nel sottosuolo della strada che conduce a Rio Marina — racconta Della Santina — abbiamo potuto chiudere la via in tempo, prima che passasse da lì uno scuolabus». E la voragine si è creata davvero, poco dopo.
Il programma si chiama Multi hazard information gateway, l’ha creato e lo gestisce in via sperimentale, per conto della Protezione civile, il geologo Nicola Casagli e il suo team di ricercatori al dipartimento di Scienze della Terra, lo stesso che per mesi ha monitorato la Concordia al Giglio. «Questo livello di precisione nella previsione di una frana — spiega Casaglia — è raggiungibile grazie ai dati forniti dagli interferometri piazzati a terra, che sono delle specie di radar laser che scandagliano il sottosuolo».
Ne sanno qualcosa anche a Tizzano Val Parma. Dall’aprile del 2013 due paesini e una vallata sono ostaggio di una frana da 10 milioni di metri cubi, a 50 metri da un ponte. «All’inizio di gennaio il Mhig — racconta Giavanni Truffelli del servizio tecnico di bonifica degli affluenti del Po — ci ha avvertito di scostamenti continui di due millimetri al giorno. Ci ha permesso di circoscriverla. Se si allargherà, avremo il tempo di chiudere il ponte ed evacuare 80 persone». Pochi mesi fa il cervellone ha registrato movimenti sotto i massi caduti dal versante del Rotolon durante l’alluvione del Veneto nel 2010. I drenaggi disposti dal comune hanno scongiurato un nuovo scivolamento sull’unica strada di collegamento a Parlati. Ma “sotto scorta” del Mhig ci sono anche Castagnola in Liguria, Grezzate in provincia di Verona e c’è stato Cerzeto di Calabria. Lì fu il satellite a convincere gli esperti e poi le autorità a “delocalizzare” il paese. Evacuato, abbattuto e ricostruito in un altro posto.
L’applicazione sfrutta un sistema di calcolo che incrocia le informazioni provenienti dai pluviometri, le immagini satellitari, le previsioni meteo, la serie degli eventi storici. Li mescola e rimodula ad hoc le soglie del rischio idrogeologico di un luogo. Le abbassa o le alza, a seconda di cosa rileva. In Toscana, dove è usata a pieno regime, ha circoscritto 25 zone di allerta grandi come cinque Comuni (100 ettari) che prima non c’erano.
Quanto è efficace? E quanto è utilizzabile sul resto del territorio italiano? «Si tratta ancora di una sperimentazione — tiene a precisare Paola Pagliara, direttrice del centro funzionale della Protezione Civile — non si possono prevedere frane con assoluta precisione senza strumenti installati in loco, ma certamente il Mhig ci consente di essere meno generici».