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 2014  febbraio 11 Martedì calendario

“MACCHÉ INCESTO QUELLA GIRAFFA ERA DI TROPPO”


La condanna a morte della giraffa aveva già scatenato un’ondata di solidarietà internazionale, ma ieri l’immagine dell’impiegato dello zoo che infieriva sul cadavere di Marius e che ha fatto il giro del mondo, non ha certo migliorato il clima. Eppure, nell’occhio del ciclone, allo zoo di Copenaghen, tutti ostentano tranquillità. Anche se è giunta voce che ai vertici siano persino giunte delle minacce di morte.
Bengst Holst, ad esempio, è stordito. Anche un po’ seccato. È tutto il giorno che risponde al telefono, lo chiamano da ogni angolo del mondo per sapere perché ha ucciso quella giraffa, soprattutto in quel modo, facendo pubblicamente l’autopsia e gettando la carcassa in pasto ai leoni, davanti a decine di bambini. Ma il direttore scientifico dello zoo ha una spiegazione per tutto. Interpellato al telefono, respinge serafico le accuse: «Intanto, non è vero che lo abbiamo abbattuto perché era frutto di un incesto, non c’entra proprio niente. Lo abbiamo eliminato perché era di troppo». Prego? «Vede, ci sono delle regole. Quella giraffa, in base alle analisi genetiche della popolazione di appartenenza, era in eccesso. Lo zoo di Copenaghen fa parte di un’associazione di decine di zoo in Europa che incrocia i dati e valuta il patrimonio genetico da preservare». Ma è anche un animale, non solo un mucchio di cromosomi. Ed era anche sano, no? «Certo, sanissimo. Ma di troppo». Sì. Però altri zoo in Europa si erano offerti di prenderlo. Perché non avete accettato? «Perché mi risulta che lo avesse chiesto uno zoo inglese che appartiene alla nostra associazione, e che quindi ha lo stesso problema, dal nostro punto di vista. In base al codice genetico la giraffa è...». Certo, di troppo… Ma perché non darlo a qualcun altro, che magari non fa parte della sua associazione di zoo?
«Perché non ci fidiamo. Si era offerto uno zoo svedese, ma non fa parte dell’associazione e non ha lo stesso codice. Le faccio un esempio: noi abbiamo regole molto rigide, noi non avremmo mai potuto vendere quella giraffa». Ma l’avete abbattuta. «Sì, ma le ho spiegato perché». Non insisto. Ci sono anche molte critiche perché avete fatto l’autopsia pubblicamente, davanti ai bambini. Non le sembra anche qui di aver esagerato? «No! Il cuore di una giraffa è interessantissimo, è enorme. E secondo me è istruttivo per un bambino vedere com’è fatto un animale da dentro». Per un bambino di cinque anni le budella di una giraffa sono interessanti, dice lei.
«Certo. È la natura. E le autopsie sugli animali vengono eseguite sempre, è routine. Stavolta abbiamo pensato che farla vedere potesse essere interessante. La giraffa non è un animale che si vede tutti i giorni per strada». Non è neanche uno spettacolo di tutti i giorni vedere una carcassa di giraffa sbranata dai leoni. Anche questo è pedagogico? «Certo. Quello che è successo in quella gabbia è quello che succede tutti i giorni nella natura. I più forti mangiano i più deboli. Mi sorprendo che ci si scandalizzi per queste cose. Mi sorprendo che stia accadendo tutto questo per quella giraffa».