Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  febbraio 11 Martedì calendario

CIAMPI: OGNI CAPO DELLO STATO HA DIRITTO A CONTATTI RISERVATI


«Francamente non ricordo di aver contattato informalmente, da capo dello Stato, Mario Monti per sondare la sua disponibilità per un eventuale incarico».
«Ma anche se lo avessi fatto non ci sarebbe stato alcunché di anomalo. Ogni capo dello Stato ha diritto ad avere contatti riservati». Il presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi si mostra piuttosto sorpreso per le polemiche suscitate dalle rivelazioni suscitate dal libro di Alan Friedman sui sondaggi Napolitano-Monti nell’estate del 2011, ma risponde di buon grado in questa intervista a «Il Messaggero».
Presidente, Mario Monti accenna ad un sondaggio che anche lei avrebbe compiuto nei suoi riguardi, quando si trovava al Quirinale, per verificare la sua eventuale disponibilità a guidare un governo. Lo conferma?
«Sinceramente non lo ricordo e non mi risulta. Per quanto mi riguarda quel che fa fede sono i miei diari, dove sono fedelmente riportate le annotazioni dei miei contatti quotidiani. Essi, come si sa, sono depositati all’Archivio storico del Quirinale. Dovrei consultarli per dare una risposta.... Comunque, anche se lo avessi fatto non sarebbe stato certo un delitto. Non ci sarebbe stato nulla di anomalo o di irregolare. D’altra parte i miei rapporti con Monti vanno indietro nel tempo. Non eravamo sempre d’accordo. Ricordo, ad esempio, che in alcuni articoli era stato critico per la mia azione di governatore della Banca d’Italia».
Lei ieri mattina si è intrattenuto un’ora con il presidente Napolitano nel suo ufficio a Palazzo Giustiniani. Di che cosa avete parlato?
«Il presidente Napolitano è venuto al Senato per partecipare alla ”Giornata del ricordo” in memoria delle vittime delle foibe. Una commemorazione di cui fui io il promotore. Napolitano ha voluto ricordarlo e mi ha ringraziato. Naturalmente, abbiamo parlato dei principali temi d’attualità».
Ma lei ha un’opinione sulla procedura d’impeachment che il movimento di Grillo ha avviato nei confronti dell’attuale capo dello Stato?
«Mi sembra un procedimento completamente fuori luogo. I partiti pensino a svolgere il loro ruolo. Chi deve governare, governi e gli altri a svolgere un’opposizione costruttiva. E non dico altro».
Con Napolitano avete parlato dei temi europei? Lui era reduce dalla missione a Strasburgo, con l’intervento al Parlamento europeo dove è stato oggetto di una contestazione della Lega. Se non ricordo male anche a Lei da Presidente toccò una contestazione simile.
«Sì, hanno fatto il bis. Ne abbiamo fatto un breve accenno anche in relazione ai più recenti avvenimenti. Ovviamente ho espresso la mia solidarietà a Napolitano. Ricordo che a Strasburgo fui interrotto malamente da un eurodeputato leghista. Ma allora c’era una situazione diversa, la Lega era al governo con Berlusconi. Fu necessario un chiarimento».
Condivide le preoccupazioni di chi teme che alle elezioni per il Parlamento europeo, nel maggio prossimo, possa esserci una forte avanzata dei movimenti anti-europei ed euroscettici?
«Purtroppo il rischio è concreto. Bisogna stare in guardia ed essere europeisti più vigili. Mancano pochi mesi alle elezioni per l’Europarlamento ed è ancora assente, soprattutto in Italia, un dibattito sulle prospettive dell’integrazione europea e sulla necessità di difendere a tutti costi l’euro dagli attacchi che da più parti vengono mossi».
L’Europa non paga anche lo scotto di un’eccessivo rigore dovuto agli impulsi della Germania che ha penalizzato lo sviluppo e la crescita soprattutto in un Paese come l’Italia?
«Quando un Paese è fermo, i redditi non aumentano, è un disastro. Per l’Italia ma anche e soprattutto per l’Europa è venuto il momento di voltare pagina. Direi in estrema sintesi: prius crescita».
Paolo Cacace