Alessandro Gnocchi, il Giornale 11/2/2014, 11 febbraio 2014
NEMICI DI PENNA – [INSULTI, LITIGI, RISSE. UN SAGGIO RACCONTA COSA ACCADE QUANDO GLI SCRITTORI SE LA PRENDONO CON I COLLEGHI]
Una volta un critico definì «sperimentale» l’opera di Stefano D’Arrigo, l’autore del romanzo Horcynus Orca. D’Arrigo andò su tutte le furie: «Come si permette! Sperimentale io, che mi sono fatto un culo così? ». Il critico, sembra chiaro, non voleva insultare. Con i letterati, però, meglio misurare le parole, perché la rissa, non solo verbale, è sempre dietro l’angolo. L’esilarante pamphlet Nemici di penna ( Editrice bibliografica, pagg. 95, euro 9,90) di Giulio Passerini offre una selezione dei migliori litigi del mondo culturale.
FAULKNER CONTRO HEMINGWAY I due giganti della letteratura si ammiravano a tal punto da odiarsi. Entrambi vedevano nell’altro un formidabile alter ego . Non poteva che finire male. Nel 1947 Faulkner tenne una conferenza all’università di Oxford, Mississippi. Ecco il passaggio sull’amico (?) Hemingway: «Non ha coraggio. Non si è mai arrampicato su un ramo sporgente. Non ha mai usato una parola che inducesse il lettore a cercarla sul vocabolario ». Hemingway, l’uomo che aveva fatto a pugni con Wallace Stevens e cercato di strangolare un giornalista, rispose con calma sprezzante: «Povero Faulkner. Crede davvero che le grandi emozioni derivino dalle grandi parole?». Faulkner scrisse una lettera di scuse, accettate. Continuarono a detestarsi in silenzio.
GOREVIDAL CONTRO TUTTI Artista versatile, Gore Vidal era un autentico virtuoso dell’insulto. Basterebbe questo, a nostro avviso, per stracciare la concorrenza: «Le tre parole più tristi della lingua inglese sono Joyce Carol Oates». E forse quest’altro potrebbe valere il secondo posto: «Andy Warhol è l’unico genio con quoziente intellettivo di 60 ». Anche Truman Capote era specializzato in battute velenose. Notissima quella su Jack Kerouac: «Non scrive, batte a macchina». Meno quella su William Faulkner: «Era un mio grande amico. Beh, per quanto fosse possibile essere suo amico pur non essendo un quattordicenne efebico ». Il match tra Vidal e Capote fu quindi senza esclusione di colpi. Vidal: «Capote ha innalzato la menzogna a forma d’arte, per quanto una forma d’arte minore». Capote: «Certo che mi spiace ancora per Gore, mi spiace moltissimo che debba continuare a respirare ogni giorno».Dopo la morte di Capote, Vidal tirò le somme del loro rapporto: «Ho veramente detestato Truman. Nel modo in cui potresti detestare un animale immondo che è riuscito a entrarti in casa». Spettacolare anche l’incontro con Norman Mailer, giunto quasi alle botte durante il talk show di Dick Cavett nel 1971, e finito a botte (senza quasi) durante un party del 1977. Vidal: «Leggere il saggio Il prigioniero del sesso di Norman Mailer equivale, come esperienza, a tre giorni di flusso mestruale». Mailer: «La scrittura di Vidal non è più interessante del contenuto dello stomaco di una vacca». Diventarono amici.
FLAUBERT CONTRO GEORGE SAND Facciamo un piccolo salto nel XIX secolo perché anche lo scontro (del tutto unilaterale) di Flaubert con George Sand ebbe esiti imprevedibili. Flaubert prima maniera: «George Sand è una grande vacca piena di inchiostro ». Poi si conobbero meglio. Flaubert seconda maniera: «George Sand è l’emblema della Francia ».
FRANZ E N CONTRO PHILIP ROTH Si può ridicolizzare l’avversario parlandone benissimo? Solo se hai il sangue freddo di Philip Roth di fronte ai giudizi di Franzen. Così l’autore de Le correzioni nel 2007: «Detesto Roth, non è uno scrittore di talento, nei suoi libri parla solo di sé, avendo nient’altro da raccontare. Non è vero che è misogino: tranne se stesso e suo padre, egli odia democraticamente tutti, uomini e donne, vecchi e bambini. Invece di pensare in modo ossessivo a vincere il Nobel dovrebbe scrivere libri migliori ». Risposta di Roth: «Ci sono circa venti grandi scrittori americani nella generazione successiva alla mia. Il più grande è Jonathan Franzen». KO tecnico per devastante superiorità morale.
BOLAÑO CONTRO TUTTI Pérez Reverte disse: «Bolaño era incredibilmente acido e noioso da vivo, continua a sembrarmi tale da morto». Isabel Allende invece lo ricordava così: «Bolaño parlava male di chiunque. Era un tipo straordinariamente conflittuale». Tempo prima Bolaño aveva commentato la notizia che Pérez Reverte fosse l’autore di lingua spagnola più letto al mondo: «Lui o Isabel Allende, fa lo stesso. Feuillet (da cui il genere del feuilletton, nda ) era l’autore più letto della sua epoca». Richiesto di un parere sulla Allende, l’autore di 2666 fornì questo: «Non credo nemmeno che sia una scrittrice, è una scribacchina».
C’È POSTA PER NAIPAUL Inevitabile un capitolo sul Nobel per la letteratura V.S. Naipaul. Lunghissimo l’elenco delle sue invettive che include, assoluta rarità, anche i lettori: «Le persone che vanno ai festival letterari sono incredibilmente brutte». Ai colleghi del presente e del passato non ha risparmiato bordate. E.M. Foster: «Un odioso truffatore ». Henry James: «Il peggior scrittore del mondo». Jane Austen: «Inutile». Thomas Hardy: «Insopportabile». Hemingway: «Era così occupato a essere americano che non sapeva neppure dove stava». Derek Walcott: «Appartiene alla cultura del piagnisteo». Quasi incredibile però il giudizio sprezzante su Paul Theroux, amico di una vita e grande scrittore di viaggi. Nel 1996, per motivi di gelosia, i due ruppero i rapporti. Naipaul: «È solo un autore di guide per poveri». Theroux: «In trent’anni di frequentazione ho visto soprattutto la sua tristezza, i suoi capricci, la sua invidia e la sua rabbia incontrollabile. Ma non ho mai visto Naipaul attaccare qualcuno più forte di lui: era tracotante e offensivo, ma quando passava dalle parole ai fatti se la prendeva sempre con i più deboli- donne che lo amavano, sua moglie e camerieri: persone che non potevano reagire, ecco il vero marchio del codardo ». A un festival letterario, Ian McEwan convinse Theroux ad andare a salutare Naipaul perché «la vita è troppo breve per portarsi addosso rancori senza fine». Theroux andò al cospetto di Naipaul e gli disse: «Mi sei mancato». A quel punto, il Nobel aprì la busta, come avrebbe fatto un ospite di Maria De Filippi, e rispose: «Anche tu». Baci e abbracci. C’è posta per Naipaul.