Gabriele Simongini, Il Tempo 11/2/2014, 11 febbraio 2014
L’AGONIA A PESO D’ORO DEL MACRO
Come una costosa Ferrari lasciata in balia delle intemperie e senza benzina, il MACRO, Museo d’arte contemporanea di Roma, sconta l’indifferenza della Giunta Marino. E diventa la prova lampante del fatto che i tempi della politica non tengono minimamente conto di quelli della vita. Così il MACRO, costato circa 30 milioni di euro, sembra entrato in agonia. E l’incapacità decisionale del Comune che non offre alcuna certezza sul futuro del museo, ha già portato a perdere il contributo di 150.000 euro annui dell’Associazione MACROAMICI mentre è in serio dubbio la conferma del mezzo milione di euro annui di Enel.
Da otto mesi, con l’arrivo del Sindaco Marino, si attende la nomina di un nuovo direttore che non arriva mai. La direttrice ad interim del MACRO, Alberta Campitelli, dirigente dell’Ufficio Ville e Parchi Storici che ha accettato l’incarico per spirito di servizio, manda avanti egregiamente la "baracca" fra mille difficoltà ma la barca ormai fa acqua da tutte le parti. Nomen omen, verrebbe da dire, visto che l’Assessore alla Cultura Flavia Barca dà risposte molto evasive in proposito. «Il Sindaco – ci dice l’assessore – ha approvato la nomina di un dirigente esterno per il MACRO, previo concorso, ma non c’è ancora la disponibilità di bilancio per i dirigenti esterni della nuova macrostruttura comunale».
È un cane che si morde la coda sempre più nevroticamente. E poi, dopo che a dicembre è scaduto il contratto della bravissima capo ufficio stampa Maria Bonmassar, il 28 febbraio scadranno i contratti di 15 competenti dipendenti esterni, pagati dalla società Zetema, che di fatto mandano avanti il Museo, occupandosi dell’ufficio mostre, della didattica, della segreteria di direzione, ecc. «La situazione è drammatica – spiega l’assessore – solo alcuni contratti, quelli a partita Iva, potranno essere forse rinnovati. Per gli altri ci sono difficoltà tecniche. In ogni caso sono arrivati al MACRO tre competenti funzionari della Sovrintendenza Capitolina che sapranno dare un apporto importante».
Ma a noi risulta che i tre suddetti funzionari siano completamente a digiuno in fatto di arte contemporanea. Si può far guidare una Ferrari a chi non ha nemmeno la patente? Vista la gravità della situazione, anche mostre sul punto di inaugurarsi sembrano a rischio.
Pochi giorni fa un artista importante come Vittorio Messina, di cui si dovrebbe aprire il 26 febbraio un’ampia mostra al MACRO Testaccio, ha scritto una lettera aperta a sindaco ed assessore in cui manifesta una giusta preoccupazione: «Prendo atto che prossimamente verrà a mancare l’indispensabile sostegno da parte del personale specializzato del museo che ha garantito continuità nel corso degli anni, mostrando grande professionalità e competenza».
La conclusione della lettera è allarmante: «Intendo perciò manifestarvi la necessità di ricevere garanzie rispetto al futuro del progetto, alla sua realizzabilità e gestione, che richiedono il supporto per me imprescindibile della medesima squadra che mi ha affiancato fino ad oggi con competenza e affidabilità. Senza tali conferme ritengo impossibile portare a compimento il progetto così come era stato concepito inizialmente».
La mostra verrà annullata? Se ciò avvenisse, sarebbe la mazzata finale sul MACRO e soprattutto sulle promesse dell’Assessore Barca. Tutti i promotori delle prossime mostre previste nelle due sedi di via Nizza e di Testaccio stanno manifestando alla direttrice ad interim la loro preoccupazione per il futuro del Museo. Chiedono certezze, invano. E parliamo di interlocutori come l’Ermitage di San Pietroburgo o l’Ambasciata di Finlandia, solo per dirne due.
Finita nel nulla è anche l’idea di trasformare il MACRO in Fondazione, dandogli quell’autonomia e quell’agilità decisionale che per alcuni aspetti stanno giovando al MAXXI. Ora invece il MACRO resta un semplice "Ufficio di scopo" della Sovrintendenza che è ostaggio della burocrazia. Eppure l’Assessore Barca continua a dire, praticamente ogni mese dallo scorso ottobre, che a breve «il MACRO verrà rilanciato sulla scena nazionale e internazionale».
A sentire le ultime voci di corridoio si può già immaginare come andrà a finire, con il classico gioco delle tre carte. Concorso o non concorso, verrebbe nominato direttore un critico alla moda e potente come Francesco Bonami, consulente per l’arte contemporanea dell’Enel che in questo caso confermerebbe e forse aumenterebbe la sua sponsorizzazione al MACRO.
Se è lecito sognare, allora dobbiamo augurare alla strutturacapitolina di diventare una Fondazione sempre più libera dai convenzionamenti burocratici e dalla miopia della politica. Per tornare a dare voce e spazio anche alla creatività locale e non solo alle star dell’arte internazionale, visto che parliamo del museo di arte contemporana di Roma.
Gabriele Simongini