Alberto Flores D’Arcais, la Repubblica 11/2/2014, 11 febbraio 2014
LA RACCOMANDAZIONE CINESE
Una raccomandazione non si nega a nessuno, soprattutto se la richiesta arriva da un paese potente come la Cina. Così deve aver pensato Jamie Dimon, chief executive di JPMorgan Chase, la più grande banca degli Stati Uniti. Non aveva forse riflettuto abbastanza sui difficili rapporti (po-litici, militari e in questo caso economici) tra la grande superpotenza d’Oriente e l’America di Obama. Quando nella primavera del 2012 un importante funzionario cinese delle assicurazioni gli chiese (via email) un “favore” personale, quello di assumere alla JPMorgan Chase una giovane cinese che aveva inviato il suo curriculum (e che era amica di famiglia del potente funzionario) decise di incontrarla durante un meeting ufficiale, in cui la ragazza venne ammessa come interprete.
Alla raccomandazione di un potente come Dimon non si può dire di no e così la giovane cinese venne regolarmente assunta alla banca (dove ancora lavora). Peccato che le autorità federali si siano messe a indagare sulle procedure di assunzione a Wall Street e che JPMorgan abbia dovuto rendere note le email di Dimon e altri documenti riservati. Con il rischio di venire incriminato per corruzione all’estero.