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 2014  febbraio 11 Martedì calendario

DAL CUORE AI TRAMEZZINI, LE STROFE PIÙ CURIOSE


Aspettando il festival di Sanremo l’attenzione è tutta per i testi delle canzoni. E si apre la caccia alle perle dei «poeti per canzone» (come Mogol vuole vengano definiti i parolieri). Ancora privi della musica, i versi sembrano a volte strampalati. Per esempio nel brano «L’amore possiede il bene», cantato da Giusy Ferreri, c’è un verso che ricorda Catalano, il re dei luoghi comuni di arboriana memoria. Si apprende infatti che «Rimpiangere fa male, sorridere fa bene» e che «la vita risponde ad ogni quesito». Già, ma bisogna vedere come.
Fantastica anche «Ti porto a cena con me», sempre della Ferreri, dove c’è un verso che recita: «Il tuo passato non è invitato». Allora uno si immagina un dialogo surreale. Lei: «Per la cena porti il gelato o il dolce?». E lui: «No porterei il mio passato...». Lei: «Spiacente, il tuo passato non è invitato e sei pregato di lasciarlo a casa». Anche il testo dei Perturbazione ha delle pensate che non sono male. In «L’Italia vista dal bar» troviamo «un Biancosarti al mattino» (ma il regolamento non vieta la pubblicità nelle canzoni?), «i tramezzini imbottiti, i vecchi pensionati inebetiti con il passato» (colpa del Biancosarti?) «e questi siamo noi, poeti santi ed avventori e mediamente eroi».
«Una rigenerazione» di Riccardo Sinigallia e «Bagnati dal sole» di Noemi hanno in comune la ripetizione infinita del titolo. Quattro volte di seguito «Bagnati dal sole», 8 volte «Una rigenerazione». Curiosa anche l’altra canzone presentata da Noemi in cui si sostiene che «un uomo è un albero». In che senso? Probabilmente è assunto come simbolo di solidità e tenuta nelle tempeste dell’esistenza.
Ma nemmeno Fazio e il suo staff hanno potuto evitare che le canzoni d’amore avessero una massiccia presenza. In questo Festival solo qualcuno riesce a sublimare l’amore in testi veramente nobili che ricorrono alla metafora. Le due canzoni in gara di Antonella Ruggiero parlano d’amore evitando di nominarlo espressamente: «Capita che la nostalgia rompa gli argini che frenano il pianto» canta in «Da lontano», mentre in «Quando balliamo» «passa la tua mano tutto scivola se la tua mano mi attende». Amore fatto di gesti, sguardi e complicità. Insomma poco sdolcinato e mai banale.
Atmosfera eterea anche nella canzone di Ron «Un abbraccio unico», ma la parola amore e il verbo amare ricorrono: «Amare è poi un bisogno così naturale ma tante volte ci facciamo male noi che siamo così complicati e stupidi davanti all’amore». «Ammetti di essere capace di amare e non lasciarti amare perché non sopporti il peso delle mie parole» canta Francesco Renga in «A un isolato da te» di Roberto Casalino. Ma la vera perla della canzone è il verso «perché la ragione non ammette obiezioni, anche se non sai cosa ti manca puoi sentirne forte la mancanza». Poco da ridere: questi involuti giochi di parole stile «luoghi-laghi» di Valerio Scanu, nelle canzoni funzionano alla grande. Succederà anche per il verso del brano «Per sempre e poi basta» di Renzo Rubino: «C’è una macchia microscopica nel tuo bulbo oculare».
Ma i versi più sorprendenti di questo Festival sono indubbiamente quelli impietosi dedicati al padre Fabrizio da Cristiano De Andrè in «Invisibili» («Tu camminavi nell’inquietudine e la mia incudine era un cognome inesorabile... un deserto di incomunicabilità») e quelli della canzone di Frankie Hi-Nrg mc «Un uomo è vivo»: «C’è un istante nel quale un uomo diventa suo padre... c’è un istante in cui ogni uomo diventa sua madre». Sembrano parole prive di senso, ma nella canzone descrivono l’istante in cui entri in possesso di ciò che era dei tuoi genitori.
Mario Luzzatto Fegiz