Barbara Corrao, il Messaggero 10/2/2014, 10 febbraio 2014
«CON LA FATTURA ELETTRONICA RISPARMI FINO A 10 MILIARDI»
[Francesco Caio]
ROMA Ora che statuto e risorse per l’Agenzia digitale hanno ottenuto il placet ufficiale; e ora che il rapporto sulla banda larga è stato consegnato a Enrico Letta, Francesco Caio si siede sulla sua poltrona, nell’ufficio di Largo Chigi a Roma, e tira un bel respiro con la soddisfazione di chi può legittimamente parlare di «missione compiuta». Può anche pensare - e lo fa - a concludere il mandato temporaneo che aveva accettato a giugno del 2013 quando il premier lo chiamò per dare una forte accelerata ai programmi dell’agenda digitale; programmi da tutti invocati ma italianamente, cioè senza troppo affrettarsi. La scadenza è per marzo, poi si vedrà e c’è già chi lo vede coinvolto nel giro di poltrone che ridisegnerà in primavera i vertici delle grandi Spa pubbliche. Ma intanto Mr Agenda digitale coglie l’occasione per tracciare un bilancio del suo mandato, mostrare «un moderato ottimismo» sul futuro della rete e sottolineare che «l’attuazione dell’Agenda digitale è «la» riforma dello Stato, da qui arriveranno forti risparmi di spesa e opportunità di occupazione. Da qui si parte per trasformare l’amministrazione pubblica da fardello per imprese e cittadini, a fattore di competitività per il Paese. Penso che il lavoro sia ben avviato - afferma - e che l’Italia ora possa fare un vero salto di qualità. Nel percorso della spending review un passaggio fondamentale sarà la fatturazione elettronica: diventerà il meccanismo principe nella gestione della spesa dello Stato anche per superare le incertezze sui pagamenti».
Meccanismo sofferto, è in ballo dal 2008.
«Da quando sono arrivato l’abbiamo selezionato tra i progetti prioritari per l’attuazione della strategia di governo. E dal 6 giugno 2014 tutte le imprese che stipulano contratti con le amministrazioni centrali, incluse scuole, uffici giudiziari e le varie diramazioni locali, dovranno fatturare in formato elettronico. Siamo nel cuore dell’Agenda che è soprattutto uno strumento di politica industriale e di controllo di gestione dello Stato. E, senza esagerazioni filosofiche, è anche un vettore etico e di trasparenza non secondario».
Ovvero?
«Siamo nel 2014, la tecnologia rende disponibili questi strumenti di progresso. Gestire il processo amministrativo ignorandoli è veramente difficile da giustificare nei confronti della pubblica opinione. Certamente non si è partiti da zero: Cassese, Bassanini, Stanca, Brunetta, tutti si sono impegnati nel processo di ammodernamento della macchina amministrativa. Con Letta è stato fatto un salto di qualità : l’Agenda Digitale è diventata materia della Presidenza del Consiglio. È cambiato l’approccio e la politica conta, moltissimo, in questa come in altre riforme. E poi abbiamo valorizzato le risorse interne alla Pa, impostando un lavoro di team con tutti le istituzioni coinvolte. Non è stato semplice ma mi auguro di essere riuscito a realizzare quel lavoro di raccordo istituzionale necessario per trasformare i progetti in realtà».
Quali benefici concreti ci possiamo attendere?
«In questo campo, ha senso darsi un orizzonte di 12-18 mesi quando la fatturazione elettronica si estenderà a Regioni e Comuni. Allora sì che i vantaggi saranno più consistenti: 8-10 miliardi di minori costi della macchina pubblica nel 2015-16 includendo anche i pagamenti elettronici e il fascicolo sanitario elettronico in fase di decretazione».
Tutto questo ha bisogno di una rete di telecomunicazioni moderna, veloce, con un ampia copertura nel Paese. Invece 2 milioni di italiani non hanno ancora la banda larga a 2 Megabit, per arrivare al 50% di connessioni a 30 Mega occorrerà aspettare il 2017. Lo dice il suo rapporto. Fino a quella data resta congelato il nodo della rete Telecom? Letta ha minacciato lo scorporo come ultima ratio.
«Per la prima volta, dopo molti anni, abbiamo constatato investimenti avviati e piani coerenti. Questo giustifica un moderato ottimismo. Ma è chiaro che il monitoraggio deve proseguire: così se il processo rallenterà o si interromperà lo sapremo subito, non a fine periodo».
E chi controllerà?
«Abbiamo proposto che sia l’Agcom, con rapporti semestrali o trimestrali. La cabina di regia resterà a Palazzo Chigi».
Al momento stanno investendo solo Telecom, Fastweb e Vodafone. I bandi per il digital divide vanno deserti o hanno vita difficile. Come se ne esce?
«E’ importante presentare un piano nazionale per la digitalizzazione, coinvolgendo le Regioni, puntando a raccogliere 8-9 miliardi di fondi strutturali europei. Si possono creare 250.000 posti di lavoro qualificati nel digitale».
L’Agenda digitale dipende in larga misura dalla rete fissa di tlc. È giustificata l’attenzione su Telecom?
«Dal lavoro fatto emerge con chiarezza che sulla banda ultralarga l’Italia è in ritardo rispetto agli altri Paesi Europei. I piani di investimento in attuazione vanno nella direzione giusta ma la strada da percorrere è ancora lunga. E l’attenzione su Telecom è giustificata. A differenza di altri paesi manca in Italia l’alternativa di una rete Tv via cavo e il futuro della banda larga dipende più che altrove dagli investimenti sulla rete fissa».
Barbara Corrao