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 2014  febbraio 10 Lunedì calendario

TUTTI CONTRO WENDI DENG I SOSPETTI DI UNA TRAPPOLA


Il divorzio è stato «amichevole», come si dice in gergo legale. Ma la fine del matrimonio tra Wendi Deng e Rupert Murdoch, proprietario del Wall Street Journal, del Times, del Sun, della Fox Tv, in una parola imperatore dei media, ha lasciato molti dubbi poco amichevoli. Che cosa ha spinto l’anno scorso Murdoch a lasciare improvvisamente la moglie? Si era detto che lui, 82 anni, 38 più di lei, ne aveva scoperto l’infedeltà. Non una sbandata qualunque, ma per Tony Blair, l’ex profeta della Terza Via che dai giornali di Murdoch aveva avuto un appoggio politico decisivo, che era anche padrino di una dei loro figli. Ora Vanity Fair pubblica una pagina di diario piuttosto esplicita, scritta dalla signora, nella quale emerge chiara l’attrazione per Tony (presumibilmente Blair). «Quanto mi manca Tony, il modo elegante in cui veste, le sue belle gambe, la sue pelle... il suo sedere...». Sembrano i pensieri di un’adolescente, hanno scritto all’unanimità i cronisti inglesi. Poi hanno osservato che l’inglese è sgrammaticato e subito hanno ricordato che la «bella Wendi Deng» è nata in Cina. Ed ecco il punto, c’è una bella dose di astio razzista e maschilista nei suoi confronti. L’hanno definita arrampicatrice sociale, Shanghai Baby, ossessionata dal denaro e dai maschi; un miliardario australiano ha detto che è una spia cinese piazzata nel letto di Rupert. Lei è nata nel 1968, i genitori la chiamarono Wen Ge, che vuol dire Rivoluzione Culturale. E a rileggere la sua biografia si capisce che la ragazza si è battuta per sfuggire alla povertà, che la sua avvenenza è stata un punto di forza. Ma quando colpì Murdoch nel 1999, lui era già al terzo matrimonio e, oltre l’esperienza, aveva i mezzi per sapere tutto del passato di lei (come dimostrano le inchieste sui sistemi usati dai suoi giornali per scavare nel gossip). Poi, viene da chiedersi: chi ha dato a Vanity Fair il diario di Wendi? E viene in mente la frase più celebre di Jessica Rabbit nel film «Chi ha incastrato Roger Rabbit»: «Io non sono cattiva, è che mi disegnano così».