Chiara Paolin, Il Fatto Quotidiano 10/2/2014, 10 febbraio 2014
TELENOVELA DI QUARTIERE È MEGLIO DI BEAUTIFUL
Il precedente nobile è “Ladri di biciclette”. Anno 1948, palazzoni e miseria sullo sfondo della chiamata al lavoro nel quartiere di Val Melaina, periferia nord di Roma. Il caporione sta in cima a una scala, davanti la folla dei disoccupati: la fortuna bacia Antonio, per lui c’è un posto sicuro, municipale addirittura, cioè l’attacchino.
Ma per lavorare serve la bicicletta, e Antonio se l’è impegnata. “Tutto s’aggiusta” gli dice Maria, moglie tenace. Il film dimostrerà il contrario, perché mai nulla s’aggiusta per chi è più debole. Eppure oggi, a Val Melaina, c’è chi si ostina a vedere il quartiere come un posto dove inventarsi la vita; chi cade a terra senza paracadute e riesce a rialzarsi aggrappandosi alle mani della gente intorno. Lo racconta Maurizio Paparella, 55 anni vissuti sul serio: bambino vispo e viziato (“mamma diceva sempre sì perché così con mio padre non aveva da litigà”), ragazzetto che molla la scuola e giovane uomo a caccia di guai.
Tutto inizia a 14 anni, un bar e una birra invece dei compiti in classe, e la macchinetta mangiasoldi lì nell’angolo che con una monetina ne sputa centinaia: la fortuna degli esordienti. Soldi veri, che tintinnano felici, che fanno sentire un dio il ragazzino irrequieto. Una vincita da rilanciare subito, una sfida al destino giocata in crescendo tra slot-machine, cavalli, casinò, l’azzardo puro e disperato.
Insieme all’ansia di strafare cresce il vuoto dentro, la necessità di riempirlo con l’alcol e la cocaina. Non basta l’amore di una donna, e nemmeno la nascita di una bimba: il dolore mangia tutto. Fino al 21 febbraio del 2010, quando Maurizio si siede su una panchina dei giardinetti e aspetta un suo vecchio amico, diventato operatore per un’associazione che lotta contro le dipendenze. “Ero arrivato alla fine - sorride Maurizio -. Il gioco, la droga. Potevo fermarmi lì, o ricominciare da capo”.
É andata bene, Maurizio ha scritto un libro sulla sua storia (L’equilibrista, edizioni Sefap) e letto al rovescio la sua realtà. Il quartiere periferico, i palazzoni, la quotidianità banale, sono diventati spunti artistici e autoironici per “Dio li fa e poi li assiema”, ovvero la “Prima Telenovella Interattiva di Quartiere girata interamente a Val Melaina con attori rigorosamente improvvisati ma genuini”.
IN PRATICA, OGNI DOMENICA MATTINA
un centinaio di “matti” mette la sveglia alle 7 per andare a girare le varie scene scritte da Paparella e studiate a puntino. Protagonisti sono il Conte e il Barone, due nobili decaduti che condividono una modesta magione, un trilocale a piano terra. Mantengono però intatta la nobiltà d’animo e gli obiettivi cavallereschi : ogni puntata gira sulla conquista della “graziosa Graziella”, piacente signora indecisa tra le profferte squattrinate dei due nobilastri.
“Il Conte e il Barone sono Romolo e Paolo, due che nella vita vera abitano insieme: un po’ per caso e molto per necessità, come succede spesso – spiega Paparella -. La cosa bella è che, secondo la novella, ‘sti due non temono le disgrazie del nostro tempo: il lavoro, i soldi, la crisi. Discettano di massimi sistemi, lottano per l’amore, ne fanno di tutti i colori pur di raggiungere una vittoria morale. Romolo in realtà fa il muratore, Paolo non lavora, ma quando si mettono uno l’accappatoio e l’altro il fez diventano due attori fatti e finiti”.
EVIDENTEMENTE, L’OPERAZIONE è raffinata. Il contrasto tra il mobilio liso del Conte e l’ariosità dei temi è un gioco a tante facce. La più brillante è il racconto demenziale, l’invito a pranzo rivolto a Graziella nel giorno in cui finisce la bombola del gas e non ci sta un euro per ricomprarla. Con nonchalance, il festino viene trasformato in uno spaghetto bollito sul barbècue (l’accento sulla e) che però scatena le ire della vicina con panni stesi ad affumicare.
Dietro la videocamera c’è Francesco Primavera, regista e attore di fiction tv (I Cesaroni), le musiche e gli stornelli sono di Alessandro Taborri, compositore noto nell’ambiente autoriale: anche loro nati e cresciuti a Val Melaina. Lo spirito romanesco regna sovrano data l’origine etnica di un quartiere concepito negli anni Venti come confino di una popolazione trasteverina assai caciarona, e culturalmente indomabile. Soggetti pericolosi da lasciare nel centro storico, a due passi dai palazzi di governo. Meglio spedirli in periferia, chiusi dentro palazzi squadrati che crescono ancora negli anni Trenta e Quaranta, ricreando una comunità densa e autentica.
“Mbè, però adesso di Val Melaina si parla solo per furti, botte e roba così – dice Maurizio -. Lo sai perché m’è venuta ‘sta idea della fiction? Era il 14 agosto, l’anno scorso. Non ci stava un’anima in giro. Io e altri quattro ci siamo messi in cortile con la chitarra e solo per du’ canzonette s’è radunata gente. Guardavano dalle finestre, dicevano: ahò, questi se stanno a divertì. Allora ci siamo decisi: esageriamo, colletta e salsicce. Coi 20 euro tirati su s’è fatta una festa fino a notte, e tutti ripetevano: ma che s’inventamo mo’?”.
La risposta è nei commenti che l’apposita pagina facebook spara in attesa della puntata: “Ladri.... Muratori.... Macellari.... Pronti? Daie che alle due e mezza c’è la telenovellaaaa!!!”. Una sfida aperta e consapevole alla concorrenza : se la tivù propone Beautiful, Val Melaina svetta con il Barone in versione ballerino dalla camicia sgargiante e croce d’oro su petto nudo; se lo star-system punta sui tronisti, “Dio li assiema” riflette sociologicamente con le figure del Maggiordomo (Roberto, in fifì nero) e la Cameriera (Francesca, calza e stiletto, vera professione addetta alle pulizie): un giorno vengono trovati piangenti sulla panchina dopo aver perso il posto ai Parioli, e naturalmente il buon cuore dei nobili conviventi li porta a condividere le gioie di Val Melaina.
“SE RIDE E SE SCHERZA, ma la crisi qua è brutta eh” ammette Maurizio. Per forza bisogna sognare una dimensione parallela, ringraziare quelli dell’Associazione Airone, che insistono con i diritti e le tutele per tutti, ridere a crepapelle con gli amici di riprese tipo Gianlucone detto Er Secco (per la mole importante), Fabrizio il chitarrista, Giuliana la maga, il maestro di ballo Nicola e tutto il mondo onirico di via Scarpanto.