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 2014  febbraio 10 Lunedì calendario

IL PORNO MOLTO COLTO


Se Lars von Trier sia o no un grande regista, è una sentenza che lasciamo volentieri ai posteri. Ma ieri, dopo la presentazione fuori concorso di Nymph()maniac (si deve scrivere così, con le due parentesi allusive) al Festival di Berlino, siamo sempre più convinti di una cosa che pensammo già molti anni fa, all’epoca del Dogma: Lars Von Trier è il più abile ufficio di stampa di se stesso che ci sia in circolazione, un manipolatore dei media veramente diabolico. Forse solo Lady Gaga (nella musica pop) e José Mourinho (nel calcio) sono altrettanto astuti nel far parlare di sé.
Se Lars von Trier sia o no un grande regista, è una sentenza che lasciamo volentieri ai posteri. Ma ieri, dopo la presentazione fuori concorso di Nymph()maniac (si deve scrivere così, con le due parentesi allusive) al Festival di Berlino, siamo sempre più convinti di una cosa che pensammo già molti anni fa, all’epoca del Dogma: Lars Von Trier è il più abile ufficio di stampa di se stesso che ci sia in circolazione, un manipolatore dei media veramente diabolico. Forse solo Lady Gaga (nella musica pop) e José Mourinho (nel calcio) sono altrettanto astuti nel far parlare di sé.
In conferenza stampa, poi, Lars non si è fatto vedere. Ieri sera ha fatto la passerella, punto e stop. È ritornato ai tempi di Dancer in the Dark, quando anche a Cannes non si degnava di incontrare i giornalisti. Anche questa è una mossa astuta: una maglietta provocatoria vale più di qualche altra sciocchezza pronunciata in un microfono. A dire stupidate per lui ci ha pensato Shia LeBoeuf, uno dei suoi attori, che ha pronunciato la famosa battuta sui gabbiani che seguono la nave finché questa butta in mare le sardine, e poi se n’è andato sdegnoso. Probabile che LeBoeuf non lo sappia, ma quella è una celeberrima frase di Eric Cantona, il calciatore francese del Manchester United: il senso è uno sberleffo alla stampa, come dire «ci venite dietro finché noi vi buttiamo qualcosa di cui scrivere», ma Cantona era un genio e la diceva in modo consapevole (non a caso Ken Loach usò il filmato per chiudere lo splendido film LookingforEric), mentre l’attore l’ha detta senza capire di essere lui, a questo giro, la sardina.

La campagna pubblicitaria su Nymph()maniac è una delle più ciniche da anni. Vogliamo parlare, ad esempio, del manifesto sul quale tutti gli attori sono inquadrati nudi, dalle spalle in su, in inequivocabili espressioni orgasmatiche? È un manifesto da vero film porno, quando alcuni di quegli attori - almeno Uma Thurman, Stellan Skarsgard e Christian Slater, per quello che abbiamo visto ieri - nel film non si spogliano, non fanno sesso e interpretano tutt’altro. Ma Von Trier e i suoi produttori hanno capito che cavalcare lo scandalo permetterà di vendere qualche biglietto in più; se invece Nymph()maniac venisse pubblicizzato per quello che è, una riflessione quasi filosofica sulle pulsioni sessuali in cui i momenti «porno» sono pochissimi, la gente scapperebbe dai cinema.
A questo punto vorrete sapere anche voi cos’è e com’è, questo film. Tenetevi forte: il volume 1 visto ieri a Berlino è probabilmente il miglior film che Von Trier abbia mai fatto, quello in cui le sue ossessioni artistiche ed esistenziali vengono rappresentate sullo schermo con maggiore consapevolezza. In fondo, da Le onde del destino in poi, di che cosa parla Von Trier? Di eroine passionali che lottano per uscire dagli schemi in cui la società costringe le donne, facendo esplodere la propria follia o la propria sessualità e scontrandosi in modo tragico con le convenzioni dell’Occidente bianco e borghese.

L’eroina di Nymph()maniac si chiama Joe, nome volutamente ambiguo: ad inizio film la incontriamo mezza morta in un vicolo. Un uomo anziano, di nome Seligman, la soccorre, la porta a casa e ascolta la sua storia. Capiamo subito di essere di fronte a un unico personaggio scisso in due, ad un Io razionale e ad un Es «selvaggio» che si confrontano. Joe racconta le proprie sfrenate avventure (sessuali, ma non solo) e Seligman, che a un certo punto rivela di essere ebreo e di non vivere quindi il senso di colpa cattolico, le razionalizza. Esempio: Joe racconta di aver perso la verginità con un uomo che, nel corso del rapporto, le ha dato tre colpi davanti e cinque dietro, per un totale di otto; Seligman nota subito come i siano i numeri della Sequenza Fibonacci e siano legati alla sezione aurea. Joe, insomma, racconta - avendole vissute - tutte le pulsioni primarie dell’essere umano, Seligman le nobilita culturalmente tirando in ballo anche Bach, Kubrick (la citazione del walzer di Sostakovic che apriva Eyes Wide Shut), la polifonia medioevale e la scienza dell’etologia. Nymph()maniac è il «porno » più colto che sia mai stato girato, ma non ditelo a Von Trier, potrebbe arrabbiarsi.