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 2014  febbraio 11 Martedì calendario

Reliquie per Sette - Il pezzetto di stoffa intrisa di sangue di papa Giovanni Paolo II, rubata dalla dalla chiesetta di San Pietro della Ienca, ai piedi del Gran Sasso in provincia dell’Aquila, e poi ritrovata nel garage di uno dei tre ladri, i quali nemmeno sapevano cosa fosse

Reliquie per Sette - Il pezzetto di stoffa intrisa di sangue di papa Giovanni Paolo II, rubata dalla dalla chiesetta di San Pietro della Ienca, ai piedi del Gran Sasso in provincia dell’Aquila, e poi ritrovata nel garage di uno dei tre ladri, i quali nemmeno sapevano cosa fosse. Reliquia, dal latino “reliquus”, “qualcosa di avanzato o di conservato”. Si conservavano reliquie già prima del Cristianesimo: nell’antico Egitto, per esempio, il Serapeo di Alessandria conservava la mummia del bue Api; in Grecia vi era una testa di Orfeo a Lesbo e le ossa di Teseo ad Atene, a Roma si faceva visita alla tomba di Romolo nel Foro o alla sua casa accanto al Palatino. I greci antichi conservavano parti di cadaveri per devozione religiosa nei confronti dei guerrieri morti in battaglia, le tribù Jivaro dell’Amazzonia per impossessarsi della forza dei loro nemici. Gli egiziani conservavano i re, venerati come divinità, le genti del Giappone prebuddhista lo facevano sui loro stessi corpi, perfezionando un metodo di auto-mummificazione che produceva statue dette «una volta viventi» venerate come raffigurazione dell’eternità. Il codice di Hammurabi stabiliva la pena di morte per chi avesse rubato o ricettato proprietà del dio. L’apogeo della venerazione cristiana delle reliquie, dall’XI alla fine del XVI secolo (quando la Riforma protestante mise fine al boom). Nel 1572 i calvinisti catturarono diciannove sacerdoti cattolici nella città di Gorkum, sulla costa olandese. Avendo rifiutato di rinunciare alla venerazione delle reliquie, i sacerdoti furono impiccati alle travi di un fienile. Il posto dell’impiccagione diventò luogo di pellegrinaggio per i cattolici e i corpi finirono come reliquie in una chiesa di Bruxelles. Filippo II amava le reliquie e conservava all’Escorial (alla data del 1578) 7.422 reliquie, tra cui 12 corpi interi, 144 teste, 306 membra. Partendo dalle reliquie di San Nicola, il santo da cui è nata la leggenda di Santa Claus, un gruppo di scienziati inglesi ha detto che Babbo Natale era piccolo, tarchiato e aveva il naso storto. Nella basilica di Padova si conserva, nella Cappella delle Reliquie, la lingua di Sant’Antonio, che si diceva avesse il potere di dare la parola ai muti e l’eloquenza a chi soffriva di disturbi del linguaggio. La leggenda narra che al momento del ritrovamento, all’interno della tomba del santo, circa ottocento anni fa, la lingua fosse così umida e morbida da sembrare pronta a tenere un sermone per conto suo. Ora assomiglia a un pezzo di liquirizia masticata. Il vescovo inglese che, durante un pellegrinaggio in Francia, visitò un monastero contenente l’intero scheletro di Maria Maddalena. Impressionando positivamente i monaci con la sua devozione, si inchinò a baciare la mano della santa donna. Nessuno si accorse che alla fine del bacio aveva staccato con i denti un pezzo di dito. Lo tenne in bocca per il resto della visita al monastero, e tornato in Inghilterra ci fece un reliquiario tutto suo. Francesco Saverio, tra i fondatori dell’ordine dei gesuiti: seppellito e disseppellito più volte a Goa, in India, dove morì, il suo corpo è stato fatto a pezzi per spedirne parti in varie parti del mondo, Roma compresa. Reliquie di prima, seconda e terza classe. Quelle di prima classe sono gli oggetti che sono stati in contatto con Gesù Cristo: il legno della mangiatoia nella stalla dove nacque; pezzi della croce o dei chiodi della crocifissione; la Sacra Sindone. Altre reliquie di prima classe sono il corpo o una parte di corpo di un santo. Se tale porzione è reputata importante per la vita o l’opera del santo, ha ancora più valore. Per esempio, il dito col quale Giovanni il Battista indicò Gesù quando disse: «Ecco l’Agnello di Dio». Le reliquie di seconda classe, quasi altrettanto stimate, sono gli oggetti associati alla vita del santo ma non parte del suo corpo fisico. La reliquia di terza classe è qualcosa che sia stata in contatto con una reliquia di prima classe. I prepuzi di Gesù a un certo punto diventarono addirittura dodici (chiese e monasteri di tutta Europa hanno sostenuto in diversi momenti di averne uno) per essere poi più ridotti a quattro e per finire accantonati dopo il Vaticano II, ormai diventati «curiosità irriverente». Si narra che un prepuzio di Gesù sia stato visto per l’ultima volta nel 1983 in Italia, nella cittadina di Calcata. Marco Polo scrisse dei tentativi del Kublai Khan di procurarsi denti, capelli e una «ciotola magica», appartenuti ad Adamo, in mano al re dello Sri Lanka. Costui, per non farlo arrabbiare, gli mandò due molari che di certo non erano di Adamo e forse nemmeno umani. L’organizzazione For All The Saints, con sede in Texas, consiglia di comprare reliquie «solo da un commerciante rispettabile specializzato in reliquie o antichità religiose». La piccola parrocchia di El Paso, sede di For All The Saints, possiede attualmente una raccolta di più di quaranta reliquie che vanno da un minuscolo frammento d’osso del IV secolo appartenuto a sant’Agostino a estese porzioni di pelle di santa Francesca Saverio Cabrini. La beata Margherita di Savoia, suora del XV secolo famosa per le sue estreme mortificazioni della carne. I suoi resti sono stati studiati da un gruppo di antropologi e zoologi per determinare gli effetti dello stress fisico durante la vita nel decadimento postumo dei tessuti. Nel XIX secolo, in Francia, la moda di mischiare materia mummificata in vari elisir preparati dai farmacisti. Mummie tritate venivano aggiunte al tè, mangiate a cucchiaiate e applicate direttamente sulle ferite. Questa pratica era così diffusa che i resti mummificati potevano essere acquistati un tanto al grammo. Maometto permetteva che i suoi capelli, le sue unghie e le acque delle sue abluzioni fossero raccolti e conservati. Pelo La più sacra reliquia del Kashmir: un pelo del mento del profeta Maometto custodito nel santuario Hazratbal. Tolto dalla sua cassaforte ogni primavera in occasione del compleanno del profeta, è esposto in alto al di sopra della cupola del tempio da un nishaandeh, “colui che dà il segno”. I fedeli accorrono in migliaia sulle sponde del lago Dal per cercare di vederlo. L’induismo non venera i resti. Le spuntature dei capelli dei vivi sono considerate al pari degli escrementi. Particolarmente impuri quelli dei cadaveri in quanto scarti di un corpo vivente e prossimi a un corpo morto. A Kandi, nello Sri Lanka, il Tempio del Sacro dente che custodisce un dente del Buddha è visitato ogni giorno da oltre mille fedeli che per poterlo vedere devono passare attraverso una stretta costruzione che contiene un metal detector, una macchina per i raggi X ed eventualmente perquisizioni corporali. I birmani si struggono talmente dal desiderio di possedere il dente del Buddha che si sono costruiti una copia. Questa copia, una volta l’anno, viene tolta dal suo sacrario nella città di Paungde e, posta sulla schiena di un elefante, viene fatta sfilare attraverso la città affinché benedica tutti quelli che la contemplano. Le reliquie buddhiste nella maggior parte dei casi si presentano sotto forma di gemme, ovvero ciò che secondo la credenza rimarrebbe del corpo di un santo quando viene cremato. Il water bianco, classico, di non eccessiva grandezza, appartenuto a Salinger e messo in vendita su eBay per un milione di dollari. Accompagnato da lettera di autenticazione del proprietario dell’ultima casa in cui aveva vissuto l’autore del Giovane Holden. Lo stuzzicadenti in oro e avorio appartenuto a Charles Dickens è stato venduto da Bonhams a New York per più di novemila dollari. La lettera di una cognata testimoniava che lo scrittore era solito usarlo quando era in viaggio. Più di 11mila dollari per il collare del cane in pelle e ottone. Quando Napoleone morì a Sant’Elena il suo corpo rimase incustodito per un certo tempo durante il quale il pene sparì. Trafugato durante l’autopsia, il membro di Bonaparte arrivò nelle mani di collezionisti e studiosi fino a un professore di urologia di New York che si prestò a mostrare il cimelio. A compiere lo scempio, molto probabilmente per specularci sopra, il giovane medico che aveva seguito Napoleone al confino, al quale si deve anche la mancata diagnosi di tumore allo stomaco che causò la morte di Bonaparte. Gli scrittori russi Kataev e Lidin, durante la traslazione della salma di Gogol, prelevarono un pezzo della sua giacca rimasta intatta. Il cranio già era stato rubato anni prima dal ricco moscovita Aleksej Bakruscin. Appena Voltaire morì gli estrassero cuore e cervello: il primo è alla Biblioteca Nazionale, il secondo alla Comédie Française. Cartesio morì in Svezia ma quando il suo corpo arrivò a Parigi mancava di testa. Quando, nel 1737, la salma di Galileo fu trasferita nella basilica di Santa Croce a Firenze, un suo ammiratore, Anton Francesco Gori, gli recise il dito medio della mano destra per conservarlo come reliquia (il frammento fu in seguito acquistato dal Museo di Storia della Scienza del capoluogo toscano). Prezzi di reliquie in un negozio specializzato al centro di Roma: 190 euro per un minuscolo pezzo della tunica di san Francesco, 500 euro per un reliquiario con frammenti di osso di santa Caterina, santa Teresa e santa Chiara, 700 euro per un reliquiario antico di «santi vari». Per chi vuole risparmiare bastano 120 euro per una microscopica reliquia di san Gaetano Catanoso, canonizzato nel 2005. Reliquie su eBay: 12 euro per il santino con una piccolissima reliquia di san Massimiliano Kolbe, 1.200 euro per un pezzo del legno della croce di Cristo, 350 euro per un frammento d’osso di san Zeno, vescovo di Verona, 330 per la reliquia miracolosa di san Pantaleone, medico e martire, 70 euro per un pezzo della veste di Giovanni Paolo II. Preso a marzo a Milano un trentenne che nel giro di sei mesi aveva rubato 57 reliquie da decine di chiese della Lombardia (compreso un pezzo del cilicio di san Carlo Borromeo) e le rivendeva a un antiquario di Pistoia per oltre 30mila euro. L’antiquario poi le rimetteva in vendita online al triplo del prezzo pagato.