Massimo Oriani, La Gazzetta dello Sport 11/2/2014, 11 febbraio 2014
TRAVIS DIENER: «VINCERE QUI VALE IL DOPPIO»
Lo sguardo che sorride ben prima della bocca, gli occhi azzurri che sprizzano gioia pura. Travis Diener è la fotografia della felicità, sua e di Sassari. Mvp di una Coppa Italia che ha un significato amplificato a mille perché portare il trofeo nell’isola vale molto di più. Il rapporto tra la Dinamo e il territorio non ha eguali in Italia.
«Vuol dire tantissimo per la città, per la Sardegna, per la gente: è il primo trionfo di Sassari – racconta Diener, davanti alla stanza 131 del Forum dove si è appena sottoposto al controllo antidoping – L’anno scorso abbiamo disputato un’ottima stagione, che però è finita in maniera molto deludente, con l’eliminazione al 1° turno seppur contro una grande squadra come Cantù. Quest’anno abbiamo avuto qualche problema in più (il Banco si è presentato alle Final Eight avendo perso 6 delle ultime 8 partite in campionato, ndr) ma in queste tre sfide di Coppa siamo riusciti a metterceli alle spalle, restare uniti e trovare la forza per vincere. Ovviamente la svolta è arrivata col successo nei quarti su Milano». La Dinamo è allegria, è la pallacanestro che diverte, che riempie i palazzetti. Dopo il k.o. in gara-7 con Cantù lo scorso maggio però, coach Meo Sacchetti aveva detto che era stanco di pacche sulle spalle e complimenti. Era arrivato il momento di vincere qualcosa. La Coppa Italia che giovedì sbarcherà a Sassari, dopo la trasferta di Eurocup ad Ankara, è la legittimazione del basket di Sacchetti. «È un ritornello che sentiamo ripetere da tempo – prosegue Travis – Meo ci lascia correre e ci dà molta libertà, ora possiamo anche dire che è un metodo vincente. Uno dei motivi per cui ho scelto di tornare a Sassari era proprio per conquistare qualcosa».
A Fond du Lac, paesino di 40.000 anime nel Wisconsin, la famiglia Diener è molto più famosa dei Kardashian. Entrate nel locale negozio di articoli sportivi e nominate Travis o il cugino Drake, e tutti ve ne parleranno con entusiasmo. Sono celebrità, ma senza i connotati negativi che spesso accompagnano le superstar. Lo stesso accade a Sassari. «È questo che rende ancor più speciale questa vittoria – aggiunge Travis, una Final Four Ncaa con Marquette accanto a un certo Dwyane Wade nel 2003 il punto più alto della carriera prima del successo di domenica – Lì mi sento a casa come nel Wisconsin, i tifosi ci stanno sempre vicini, la connection con la città è unica. A Sassari tra due mesi nascerà la mia seconda figlia, e a Sassari finirò la carriera».
A proposito di figli, Travis si troverà presto circondato dal gentil sesso, visto che la signora Rosa Maria Nigliaccio (origini siciliane e motivo per cui Travis ha ottenuto il passaporto italiano) oltre alla secondogenita in arrivo gli ha già regalato la piccola Karina Rose, nata a Chicago due anni fa. «Già, Meo e i compagni mi hanno già detto che impazzirò...», ride il 31enne play. La vittoria è anche la risposta a chi continuava a dire che Travis e Marques Green non potevano coesistere. «Quando mancavano una decina di secondi alla fine della partita, durante un tiro libero, mi sono avvicinato a Marques e gli ho detto: “Volevano scatenare una guerra tra me e te e guarda cosa abbiamo fatto. Visto che funziona?”. Vero, entrambi abbiamo dovuto fare dei sacrifici, ma quando vinci ne vale sempre la pena».
Il dna cestistico glielo hanno trasmesso papà Bob e lo zio Dick, il padre di Drake. «Papà ha seguito le partite in diretta su gazzetta.it. Non ho ancora avuto modo di parlargli, ma sono certo che sarà molto orgoglioso di me». Fuori dal campo Travis è un angelo. Stringe a sé la piccola Karina e si avvia verso lo spogliatoio. In campo però scatena tutta la sua passione e il fuoco competitivo che lo porta ad essere quel campione che Sassari e il basket italiano adorano. «Il Travis giocatore e il Travis uomo sono due persone completamente diverse – chiude l’azzurro – Sul parquet sono emotivo, passionale, fuori sereno e rilassato, mi piace passar tempo con la famiglia, rilassarmi». E farsi una Ichnusa, la birra sarda. «Ne scorrerà a fiumi quando torneremo a casa». L’isola li aspetta. E’ bello credere alle favole quando scopri che il lieto fine può anche trasformarsi in realtà.