Alberto Anile, Tv Sorrisi e Canzoni 4/2/2014, 4 febbraio 2014
GIUSEPPE FIORELLO QUESTA VOLTA NO, NON È SOLO UNA FICTION
Fiore’, raccontaci bene». Sul set di Scampia quella mattina Giuseppe Fiorello era pure in ritardo. Stava correndo per raggiungere il luogo delle riprese, quando un’anziana signora riuscì per un attimo a fermarlo. «Fiore’, mi raccomando, raccontaci bene». L’attore si fermò, la guardò negli occhi. «A Scampia» racconta oggi Beppe Fiorello a Sorrisi «c’è tanta gente che con la camorra e i morti ammazzati non c’entra nulla. Esiste anche molto altro. A quella signora risposi con gli occhi che sì, noi eravamo lì per raccontare proprio quello. Ci siamo abbracciati».
Fiction in un’unica serata per Raiuno, «L’oro di Scampia» è stata girata e ambientata nel popoloso quartiere napoletano, infestato da droga e criminalità e così immortalato nella «Gomorra» del libro di Saviano (e del film di Garrone). Di quella realtà difficile la fiction vuole dipingere il versante positivo, raccontando la storia di Gianni e Pino Maddaloni, padre e figlio, rispettivamente allenatore e judoka trionfatori alle olimpiadi di Sydney del 2000. Fiorello è l’allenatore, con il nome cambiato in Enzo Capuano: «In modo che chiunque possa identificarsi. Ma la storia è vera. Qualcosa è stato romanzato, senza comunque falsare nulla».
Lo spunto è curioso. «Gianni Maddaloni» continua Fiorello «è un uomo che ha voluto dare un sogno al figlio, portandolo via da una realtà di facile, attraverso una disciplina orientale come il judo, uno sport che continua a insegnare a tanti ragazzi nella sua palestra. Un tipo così, come fa a non venirti voglia di interpretarlo?».
La figura dell’allenatore da tra l’altro a Fiorello la possibilità di affrancarsi dai tanti eroi tv affrontati in costume d’epoca. «Finalmente un eroe di oggi, vivo, che posso perfino incontrare per fargli delle domande. Una vera boccata d’aria».
Di judo, per la verità, Fiorello non sapeva niente. «Nella vita normale faccio sport da turista: vado in bici nelle campagne dell’Umbria o torno a nuotare nella mia Sicilia. Qualche anno fa mi sono allenato per mesi per interpretare il pugile di “Il bambino della domenica”: alla fine mi proposero perfino di combattere in incontri veri. Stavolta gli allenamenti sono stati piuttosto divertenti. Ennio Cibello, il mio preparatore fisico, mi ha imposto di ingrassare otto chili, mangiando quello che volevo. Poi con i maestri Fabio La Malfa e Alessandro Possagno ho fatto una “full immersion” di judo di quattro mesi. Le mie scene di lotta le ho girate tutte senza controfigura».
A Scampia, durante le riprese, non c’è stato nessun tipo di problema. «La produzione ha voluto farsi affiancare per la durata delle riprese dagli agenti del commissariato di polizia, più per opportunità che per vera protezione. ‘Ritte le mattine le gente mi portava frittate di maccheroni, dolcetti, caffè o anche solo un abbraccio. Ma non dimenticherò mai la signora che mi ha detto: “Fiorè, raccontaci bene”».
I VERI PROTAGONISTI DELLA VICENDA –
«La storia di Enzo e Toni Capuano» recitano le note della produzione «è liberamente ispirata alla vita di Gianni e Pino Maddaloni». Sì, perché a Scampia, quartiere difficile della periferia nord di Napoli, i Maddaloni sono una leggenda. È qui che Gianni Maddaloni ha aperto la palestra in cui ha allenato il figlio Pino, medaglia d’oro alle Olimpiadi del 2000 a Sydney. Suo fratello Marco, pure lui grande campione di judo, ha poi partecipato (e vinto) con Massimiliano Rosolino alla seconda edizione di «Pechino Express», il reality di Raidue. Nella fiction Giuseppe Fiorello ha reinterpretato Gianni Maddaloni con un nome e un fisico diverso. «Quando si è visto sullo schermo» racconta l’attore «mi ha abbracciato e si è commosso».