M.P., Oggi 29/1/2014, 29 gennaio 2014
SOSTIENE MOGOL: «LEALI DICE LA VERITÀ, MA...»
Giulio Rapetti è senz’altro il più famoso tra i nostri autori di canzoni. Lo è a tal punto che nel 2006 il Ministero dell’Interno lo ha autorizzato ad aggiungere al proprio cognome il nome d’arte di Mogol. Grande artigiano della parola, ha firmato circa 1.500 canzoni, molte delle quali sono passate alla storia. Una di queste è A chi, cover di Hurt, sulla cui paternità c’è però una quere: Piero Braggi, all’epoca chitarrista dei Novelty, il gruppo che accompagnava Fausto Leali, e dopo il loro scioglimento passato con Peppino Di Capri, sostiene di essere l’autore di questo testo.
A quasi 50 anni di distanza, Mogol getta acqua sul fuoco: «La colpa, ammesso che colpa ci fu, non fu certo mia, ma dell’editore. Tanto è vero che il suo nome figura tra gli autori». Infatti se si va a controllare sul sito della Siae, uno degli autori risulta essere Giuseppe Gramitto Ricci, all’epoca ai vertici delle Edizioni Curci.
Dice ancora Mogol: «Personalmente non credo di essermi mai comportato in modo scorretto. Certo, poteva capitare di “prestare” la firma a chi non era ancora iscritto alla Siae. Io l’ho fatto una volta, su richiesta di mio padre, che era appunto un editore». Mogol non cita la canzone, ma è noto che era Il cielo in una stanza di Gino Paoli: «Poi però l’autore ha riavuto indietro tutti i suoi soldi. E l’unico che ci ha rimesso sono stato io, che ho dovuto pagarci anche le tasse».