Gino Gullace Raugei, Oggi 29/1/2014, 29 gennaio 2014
LADY 2 MILIARDI PAGA ZERO TASSE
Roma, gennaio
Ha un debole per le supercar, le relazioni sentimentali bipartisan con i politici, i cavalli da corsa e l’arte contemporanea. Ma più di tutto, Angiola Armellini, signora romana di 55 anni, ama la sua privacy, difesa in modo quasi maniacale, tanto che nei pettegolissimi salotti bene della Capitale, dove si sa sempre tutto e anche di più, di tutti, l’hanno soprannominata “lady mistero”: vive protetta da una specie di labirinto di specchi. Purtroppo per lei, un tenacissimo colonnello della Guardia di Finanza, Paolo Borrelli, si è messo in testa di frantumarli a uno a uno, quegli specchi, e alla fine di una lunga indagine è arrivato a svelare quello che potrebbe essere uno dei più clamorosi casi di evasione fiscale della storia d’Italia e non solo. Lady Armellini avrebbe occultato al Fisco italiano, attraverso complicatissime scatole cinesi di società con sedi nei paradisi fiscali, un patrimonio di 2 miliardi e 100 milioni di euro: soldi, tre alberghi e un mucchio di case (ben 1.243, quasi tutte a Roma, su cui – tasse sul reddito a parte – non sarebbe mai stato pagato neppure un centesimo dei 17 milioni di Ici e Imu dovuti). Se alla fine tutto fosse confermato, questa cifra la piazzerebbe al decimo posto della classifica Forbes degli imprenditori italiani più ricchi, ma ufficialmente la signora è solo una collaboratrice a contratto di alcune società con sede in Lussemburgo, nonché presidente di una fondazione che piazza sculture moderne nelle periferie degradate e costruisce ospedali in Colombia.
TIMIDA ED ELEGANTE
Ma chi è veramente l’ineffabile “lady mistero”? Racconta, con una premessa, la nobildonna Marisela Federici, titolare del più esclusivo salotto romano: «Ma come si fa, con un patrimonio simile, a cacciarsi in uno scandalo pur di risparmiare qualche milione di tasse? È come avere dei bellissimi quadri e gioielli, ma tenerli nascosti sotto il letto. In ogni caso, Angiola è venuta un paio di volte alle mie feste perché ce la portò un mio amico, un ex senatore di destra, noto dongiovanni, che le faceva la corte». Prosegue donna Marisela: «Non appartiene certo al nostro ambiente e non mi pare neppure socialmente ben introdotta. Certo è una donna che si nota, fine ed elegante, abiti di sartoria francese (mi colpì una volta che si presentò con un bellissimo cappotto bianco), taglio di capelli sempre perfetto e maniaca della forma fisica; ma non è affatto a suo agio nella vita di società, anzi. Me la ricordo timidissima, sempre seduta sullo stesso divanetto, quasi rannicchiata per occupare meno spazio possibile. La sera in cui c’era l’allora sindaco Gianni Alemanno mi sembrò rianimarsi, come se avesse piacere o interesse di frequentarlo. Poi è successo qualcosa che mi ha indotto a depennarla dalla mia lista di invitati. Le spiego: mi contattò il regista Paolo Sorrentino che voleva coinvolgermi nel film La grande bellezza, girando a casa mia la scena di un matrimonio (che poi è stata tagliata). Dovevo ricostruire il parterre di ospiti del mio salotto e ho pensato di telefonare ad Angiola. “Fare da comparsa in un film?!”, mi disse, declinando l’invito. “Ma io sono una manager, una persona seria!”. Ma come, una nipote dell’avvocato Agnelli e altre nobildonne di gran nome hanno partecipato entusiaste e lei mi risponde così?».
«Angiola Armellini non è una “ciaciona”, cioè una di quelle bellezze prorompenti e quasi sfrontate”, ci dice Umberto Pizzi, il celebre fotografo di scena delle feste romane. «È una specie di Audrey Hepburn de’ noantri e l’unica debolezza che le si riconosce – a parte, se verrà dimostrata, l’allergia al Fisco – è per le belle macchine. Da giovane girava su una Honda spider e tanto per non sbagliarsi, m’hanno detto che di recente si era invaghita di una Bentley particolare, una macchina da 350 mila euro almeno. Chi sono i suoi amici? Che io sappia non ha un suo giro e raramente si fa vedere in pubblico. In tanti anni mi sarà capitato di fotografarla al massimo in tre o quattro occasioni: a casa di Marisela Federici, una volta che fece la festa di inaugurazione di uno dei suoi alberghi, e quando si presentò a un’occasione mondana all’ippodromo Capannelle su una Ferrari guidata dal suo fidanzato di allora, l’onorevole Bruno Tabacci».
«NON È CERTO COME RUBY»
Proprio lui, il candidato alle primarie 2012 del Partito democratico, il paladino della trasparenza e della lotta all’evasione fiscale. Ecco uno che potrebbe anche squarciare il velo di “lady mistero”, se non fosse che si rifugia dietro un rigido no comment, dopo aver frettolosamente spiegato che lui la Armellini, «che poi non è certo una Ruby Rubacuori», non la vede e non la sente dal 2008 e, si sa come va il mondo: non è mica obbligatorio chiedere la dichiarazione dei redditi di ogni donna che si frequenta per accertarsi che paghi le tasse! Sì, ma bastava digitare quel nome su Google per scoprire che la Dynasty teverina degli Armellini, inaugurata dal capostipite Renato, ex geometra marchigiano divenuto uno dei più spregiudicati palazzinari all’epoca del famigerato sacco di Roma, si snoda anche tra problemi con la giustizia penale, civile e soprattutto tributaria. Nel 1998 la Guardia di Finanza accertò, per esempio, un’evasione fiscale per 1.000 miliardi di lire, ma le eredi di sor Renato, le sorelle Angiola, Francesca e Alessandra, si salvarono per sopraggiunta amnistia. Dei 350 miliardi che dovevano allo Stato ne pagarono 10, rateizzati. Andrà a finire così anche stavolta?