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 2014  febbraio 08 Sabato calendario

MPS, QATAR TRATTA L’ACQUISTO DEL 15-20%


RIASSETTI
ROMA Il Qatar sta trattando l’acquisto del 15-20% di Fondazione Mps. Ma il fondo sovrano (Qia) sta monitorando altre banche italiane. Il Qatar tiene monitorato il mondo bancario italiano, sulla scia degli investimenti nel lusso (Valentino), turistico-alberghiero (Costa Smeralda, Hotel Gallia a Milano, Hotel Baglioni a Roma), immobiliare (due palazzi a Roma), e notizia di ieri, nel Cagliari calcio oltre a quelli possibili sulle privatizzazioni di recente proposte da Enrico Letta nella sua missione nella penisola arabica. Su Mps negli ultimi giorni è ripresa la trattativa iniziata lo scorso autunno. L’emiro Tamim bin Hamad Al Thani sembra insomma voler accelerare sull’Italia, sfruttando anche la joint venture con Cdp ancora inattiva.
Il fondo sovrano Qatar Investment Authority (Qia), oltre al dossier senese dove la Fondazione troppo indebitata - 339 milioni con 12 banche - deve cedere il suo 32% per accelerare la ricapitalizzazione da 3 miliardi dell’istituto, è molto attivo su Unicredit e sta vagliando altre opzioni, da Carige al Banco Popolare: quest’ultimo lancerà in aprile un aumento da 1,5 miliardi e Qia avrebbe contattato una banca del consorzio per sottoscrivere una quota. Nel mirino, comunque, c’è anche Unicredit, la banca italiana più internazionalizzata, con il 7,9% in mano ad Aabar e al governo libico: i qatarini potrebbero fare irruzione acquistando in borsa una quota.

ANCHE L’OMAN INTERESSATO
Ci avevano provato una prima volta l’estate scorsa, hanno ritentato prima di Natale. Per la ruggine con Abu Dhabi, avrebbero voluto acquistare più di quanto ha Aabar (6,5%), ma volendo fare un affare, avrebbero voluto comprare a sconto: si sono fermati per aspettare il momento propizio. E mentre su Unicredit il fondo tiene i motori a basso regime pronto al blitz, si sarebbero nuovamente surriscaldati su Siena.
Giorni fa il presidente della Fondazione Mps Antonella Mansi ha ammesso: «Stiamo lavorando su più fronti, vorremmo vendere entro maggio una quota a soci esteri». L’imprenditrice toscana ha anche escluso un tavolo negoziale con la cordata di Fondazioni guidata da Cariplo che in dicembre ha provato ad acquisire il 15%: sul prezzo è saltato l’affare. E sul prezzo è in corso il negoziato fra Lazard, advisor dell’ente, e gli uomini del fondo sovrano del Qatar: il dialogo è facilitato dai buoni rapporti fra un banchiere italiano di Lazard e il consigliere dell’emiro. Usciti di scena Aabar, che avendo rinnovato la governance è molto meno aggressivo sugli investimenti in Europa, e Pamplona, secondo socio (5%) di Unicredit: i due investitori si sono raffreddati sempre per il prezzo. Ieri in Borsa il titolo Mps ha chiuso a 0,18 euro, in discesa dell’1,3%.
Gli uomini di Lazard ormai fanno la spola tra Milano e Doha dove si sono recati anche negli ultimi giorni. E hanno riallacciato la trattativa sulla base di una valutazione di 0,20-0,21 euro comprensivi del premio: a questi prezzi il 15-20% equivale a un esborso minimo di 368 milioni e massimo di 490 milioni. C’è quindi un taglio secco rispetto ai 24 cent che è il valore di carico ed è stato il prezzo ultimo chiesto alla cordata Cariplo che, invece, da 0,12 euro era disposta a offrire non oltre 0,14 euro. Sulla nuova base non ci sarebbe ancora convergenza visto che Qia non vorrebbe spingersi oltre 0,15-0,16 euro per una spesa di 280-373 milioni. Ma è il solito tira-e-molla tipico di ogni trattativa. Dai valori che riusciranno a spuntare dipende anche l’entità della quota che potrebbe attestarsi sul 15-20% con relativa partecipazione alla governance (posti in cda). In più Qia sarebbe disposto a sottoscrivere a fermo una quota dell’inoptato in modo da salire al 25% del capitale, atteso che le nuove azioni potrebbero costare 0,05-0,08 euro, almeno queste erano le proiezioni che giravano tra le banche del consorzio decaduto a fine gennaio. Sembra che oltre al Qatar, Lazard abbia in corso sondaggi con il fondo sovrano dell’Oman, dipendente direttamente dal sultano Qaboos bin Said al-Said, alla guida del paese da oltre quaranta anni e con tutte le leve di comando. In dicembre un parente facoltoso del sultano, sarebbe stato sul punto di acquistare il 10%. A breve potrebbe esserci un’accelerazione su Siena e un blitz sul Banco. E se arriva l’attimo fuggente, un’incursione in borsa su Unicredit, con un’operazione di mercato che non avrà nulla a vedere con il blitz della Libia nel 2010.
Rosario Dimito