Luigi Amicone, il Giornale 8/2/2014, 8 febbraio 2014
LA VERA STORIA DELLE TOGHE CHE HANNO DISTRUTTO L’ILVA
Sono bastati due anni per ridurre di un terzo la produzione della più grande acciaieria d’Europa. Due anni di inchieste e sequestri hanno distrutto l’Ilva di Taranto e paralizzato il settore siderurgico. Un’inchiesta (in edicola su Tempi ) spiega tutta la verità.
Nei prossimi giorni il parlamento varerà una serie di provvedimenti per rilanciare la commissariata Ilva. La più grande acciaieria d’Europa.Almeno fino a due anni fa. Dopo di che, nel biennio di massimo protagonismo della Procura di Taranto, tra il 26 luglio 2012 ( data del primo sequestro degli impianti) e il 20 dicembre 2013 (pronuncia della Cassazione contro il sequestro del patrimonio della famiglia Riva, maggiore azionista dell’azienda), l’Ilva ha perso un terzo della sua produzione, ha dimezzato i ricavi e nel 2014 attuerà un massiccio piano di «contratti di solidarietà» per 3.579 lavoratori.
26 luglio 2012. 20 dicembre 2013. Segnatevi queste due date. Corrispondono all’arco temporale durante il quale due magistrati, il procuratore capo Franco Sebastio e il giudice per le indagini preliminari Patrizia Todisco, impegnati a perseguire per «disastro ambientale» la proprietà e gli amministratori dell’Ilva,hanno di fatto determinato la politica ambientale e industriale di un pezzo importante del sistema Italia. (...) Dopo aver ordinato le due prime e pesantissime raffiche di arresti e di sequestri all’Ilva (26 luglio e 26 novembre 2012), la procura e il gip di Taranto si oppongono con ricorso alla Corte costituzionale alla legge del 3 dicembre 2012. Poi, alla sentenza (9 aprile 2013) che dichiara costituzionale la cosiddetta legge salva Ilva, la Procura attende un mese prima di predisporre il dissequestro, previsto per sentenza, di prodotti Ilva che la stessa Procura aveva impedito di commercializzare a partire dal 26 novembre 2012. Prodotti che in data 15 maggio 2013, giorno in cui il Gip di Taranto firma il dissequestro, hanno perduto (per deperimento e caduta dei prezzi sul mercato dell’acciaio) oltre un terzo del loro valore di 1 miliardo di euro. Ancora. Il 25 maggio 2013, cioè dopo essere stati contraddetti dalla Corte Costituzionale, i magistrati di Taranto sequestrano altri 8,1 miliardi di patrimonio dei proprietari dell’Ilva e mantengono ferrignamente tale sequestro fintanto che, sette mesi dopo, la Corte di Cassazione cancella senza rinvio tale provvedimento, dichiarandolo «abnorme»e«fuori dall’ordinamento ». Infine, Enrico Letta riesce nell’impresa di rinunciare a esercitare le prerogative di un primo ministro e di un governo. (...) E sancisce il commissariamento straordinario dell’Ilva. Azienda privata che viene in questo modo trasformata in azienda parastatale per almeno i prossimi 36 mesi. Secondo le richieste del commissario Enrico Bondi,l’Ilva dovrebbe essere ricapitalizzata con i soldi (1,2 miliardi di euro) che i Riva si sono visti porre sotto sequestro cautelativo dalla procura di Milano. Non per violazioni all’Ilva, ma per una (presunta) maxievasione fiscale. (...)
Facciamo un passo indietro. Senza contare l’indotto del Nord, nel novembre 2012 Ilva occupa ancora 15.358 persone e il suo fatturato consolidato (oltre 6 miliardi di euro nel 2011) è in netta ripresa rispetto al biennio 2009- 2010. Ed ecco una fotografia dell’azienda esattamente un anno dopo, dicembre 2013, quando il commissario straordinario Bondi scrive nella sua relazione che le vendite sono in picchiata, costi e perdite in paurosa ascesa. Colpisce il brusco calodi produzione. L’Ilva perde un terzo della produzione in un solo anno. Nel 2013 produce 6 milioni e 300 mila tonnellate, contro gli 8 milioni e 300 mila del 2012. Rispetto al 2011, quando a bilancio risultavano ricavi superiori a 6 miliardi di euro, in aumento del 30,4 per cento rispetto al 2010, la relazione di Bondi prevede per il 2013 ricavi quasi dimezzati, 3,65 miliardi, oltre il 40 per cento in meno rispetto al 2011, anno che precede gli interventi della Procura. (...)
E veniamo al «disastro ambientale » di cui sono accusati imprenditori, manager, funzionari pubblici, che hanno gestito l’Ilva negli ultimi 15 anni. (...) Il 26 ottobre arriva la nuova Aia (Autorizzazione integrata ambientale), draconiana. Impone all’Ilva standard che in Europa si devono adottare entro il 2016 (mentre i tedeschi hanno ottenuto un posticipo al 2018). L’Ilva deve adottarli entro il 2014. (...) «Il 15 novembre 2012- spiega Corrado Clini, all’epoca ministro dell’Ambiente- Ilva accetta le prescrizioni e presenta il piano degli interventi per dare attuazione alla nuova Aia. Nello stesso tempo Ilva ritira tutti i contenziosi aperti nel 2011 e 2012 dall’azienda contro l’Amministrazione. Insomma, Ilva aveva finalmente deciso di allinearsi alle direttive europee, voltando pagina». Con la retata del 26 novembre, naturalmente tutto cambia. Stessa storia il 24 maggio 2013, dopo la sentenza con cui la Corte costituzionale aveva sbloccato i sequestri e confermato la legittimità del «Salva Ilva» di Monti. Il gip di Taranto sequestra l’intero patrimonio dei Riva. È la mazzata finale. (...) Vero che, 7 mesi dopo il teorema della procura e dell’affetto sostenitore di Report , arriverà la sentenza della Cassazione che disintegra l’ordinanza del gip di Taranto e ordina la restituzione degli 8,1 miliardi di patrimonio sequestrati ai Riva. Ma ormai il danno è fatto, l’Ilva è a pezzi, l’aria che tira a Taranto è di scontro permanente, insormontabile.
E il governo Letta che fa? Invece di affrontare di petto l’incredibile anomalia di una procura che ha sbagliato pesantemente e che è stata due volte sonoramente stroncata nei suoi atti dagli stessi vertici del potere togato (Corte costituzionale e Cassazione), ecco, invece di affrontare due magistrati, il governo batte in ritirata e si inventa il commissariamento straordinario. Il resto è storia di questi giorni. Le acciaierie di Taranto sono tornate sotto amministrazione parastatale. E forse, chissà, invece che Ilva domani si chiameranno Iri.