Andrea Montanari, MilanoFinanza 8/2/2014, 8 febbraio 2014
UNO STADIO TUTTO MIO
L’imperativo di Federico Ghizzoni, guida operativa di Unicredit, di concentrarsi sul core business creditizio abbandonando al contempo ogni forma di diversificazione, calcio compreso, prende sempre più forma. Così dopo la limatura avvenuta a inizio dello scorso agosto, dal 40 al 31%, della partecipazione in Neep Roma Holding, il veicolo che controlla al 78% il club giallorosso, ora la banca milanese ha deciso di dire addio al progetto per la realizzazione del nuovo stadio che dovrebbe vedere la luce, nell’area di Tor di Valle, per l’inizio della stagione sportiva 2016-2017.
Anche perché, non è un mistero, l’istituto di credito di Piazza Gae Aulenti non è mai stato interessato sin dal principio a prendere parte all’affare immobiliare.
Così la decisione formale è stata presa negli ultimi mesi del 2013 e comunicata ufficialmente da James Pallotta, socio di riferimento di Neep Roma Holding, durante il consiglio di amministrazione dello scorso 23 dicembre che ha appreso il bilancio del veicolo finanziario, chiuso con un utile di 181 milioni a livello di capogruppo e con una perdita di 41,38 milioni a livello consolidato. «Il 10 dicembre, Neep e As Roma Spv Llc», si legge nella relazione del cda consultata da MF-Milano Finanza, «hanno comunicato ad As Roma e Soccer che, in ragione dell’avvenuta sottoscrizione di un nuovo accordo per lo sviluppo del progetto stadio tra As Roma Spv Llc (la società che fa riferimento a Pallotta, ndr) ed Eurnova (veicolo che fa capo al gruppo Parsitalia della famiglia Parnasi, ndr) si sarebbe sostituita in tutte le obbligazioni precedentemente assunte da As Roma e Soccer in nome e per conto di Neep». Tradotto, ora il peso dell’investimento sarà tutto sulle spalle dell’imprenditore e finanziere made in Usa, mentre Unicredit si libererà di ogni incombenza economica. Il progetto per la realizzazione della nuova casa del club capitanato da Francesco Totti, secondo in classifica in serie A alle spalle della Juventus, dovrebbe costare tra 165 e 210 milioni, secondo le ultime stime circolate sul mercato nei mesi scorsi. Una cifra importante anche per Pallotta che, in questo senso, potrebbe cercare un nuovo alleato finanziario. E, come ha sostenuto venerdì 7 dal Corriere dello Sport, il partner potrebbe essere il colosso Usa Goldman Sachs. Ma al momento dal quartiere generale della banca trapela solo una frase laconica: «Siamo agli step preliminari di valutazione dell’eventuale coinvolgimento». Stop. Anche perché l’operazione partita formalmente il 30 dicembre 2012 e presentata al sindaco della Capitale, Ignazio Marino, lo scorso 9 dicembre, un giorno prima del nuovo accordo siglato tra Pallotta e Luca Parnasi, non è detto che parta subito. Dopo l’iniziale apprezzamento da parte del primo cittadino («ho incontrato Pallotta e mi ha fatto un’ottima impressione: un manager rigoroso, serio che ha illustrato direttamente il progetto del nuovo stadio, uno stadio avveniristico»), dall’amministrazione comunale è arrivato un segnale di rallentamento. «Dal mio punto di vista lo stadio si potrà fare», ha sottolineato Marino, «se coniugherà l’investimento imprenditoriale ai vantaggi per la città, non solo per i tifosi ma anche per gli abitanti dell’area dove sorgerà, e senza aggravi per la viabilità». Facendo anche trapelare che al momento le priorità per la città, e per l’amministrazione, sono ben altre. A questo punto non è da escludere che il sindaco e il proprietario della Roma tornino a incontrarsi proprio nel mese di febbraio e, al più tardi, in primavera.
Lo sviluppo immobiliare, con il relativo potenziale business (la falsariga del progetto è quella vincente dello Juventus Stadium) è uno dei focus dei piani manageriali e industriali dello stesso Pallotta che vuole sfruttare al meglio e al massimo il potenziale del marchio del club capitolino e ancora di più del brand della città. Lo stadio, come è noto, sorgerà nell’area di Tor di Valle rilevata lo scorso giugno dalla famiglia Parnasi dalla Sais dei Papalia. L’impianto avvenieristico disegnato dall’architetto Dan Meis dovrebbe avere una capienza oscillante tra 55 mila e 60 mila posti. E se Pallotta troverà i capitali e il sostegno di una banca del calibro di Goldman Sachs il piano potrebbe venire portato a termine nei tempi previsti, ovvero un anno per l’avvio e la chiusura definitivamente del cantiere.
Sullo sfondo di questa operazione immobiliare resta invece la vicenda relativa al controllo della Roma e i pesi azionari in seno a Neep Roma Holding. La cordata Usa, capitanata da Pallotta, ha in mano il 69% tra la quota di riferimento (60%) di As Roma Spv Llc e il 9% in mano al fondo Raptor, sempre riconducibile al finanziere d’Oltreoceano. Da qualche mese poi è circolata l’indiscrezione che il colosso turistico-alberghiero cinese Hna (controlla il gruppo spagnolo Nh Hoteles che a sua volta ha la maggioranza della catena Nh Italia) che fa capo al magnate cinese Cheng Feng sia interessato a rilevare la partecipazione di Unicredit (31%) in Neep.