Francesco Colamartino, MilanoFinanza 8/2/2014, 8 febbraio 2014
DA JOBS A DELL, COSA SUCCEDE QUANDO IL FONDATORE TORNA IN AZIENDA
A volte ritornano, e meno male. Altre volte, invece, il secondo tempo è meno fortunato. Le lista dei ceo delle grandi corporation che, dopo aver ceduto il trono occupato da lustri, sono stati richiamati alle redini del potere, seppure in modo informale, è lunga. Il caso più recente è quello di Bill Gates che, dopo l’addio dato nel 2008 all’attività quotidiana in Microsoft, torna per affiancare il nuovo ceo della società, Satya Nadella. Il suo ruolo non sarà più quello di amministratore, bensì di consulente dell’amministratore. Una posizione che gli consentirà di continuare a maneggiare una buona dose di potere da dietro le quinte. La speranza è che Gates possa aiutare Nadella a ritrovare lo spirito creativo e innovatore con cui fondò l’azienda nel lontano 1975. In casi non rari, però il ritorno di fiamma del fondatore non costituisce un evento fortunato e proficuo per l’azienda. È l’esempio di Richard Schulze, fondatore ed ex ceo di Best Buy, che con un tentativo di acquisizione ha messo i bastoni tra le ruote agli sforzi di rinnovamento dell’azienda. Oppure quello di Chip Wilson, la cui permanenza a capo della Lululemon Athletica ha impedito all’azienda di trovare un nuovo ceo in un momento in cui le vendite stavano rallentando. E poi c’è Mike Lazaridis, co-fondatore di BlacBerry, che ha preso in considerazione l’idea di ricomprare l’azienda produttrice di smartphone dopo essere stato estromesso dal ruolo di ceo. Se si vuole andare a ripescare qualche caso analogo nel passato c’è quello di Billy Durant, che nei primi nel Novecento ha combinato talmente tanti pasticci con la sua General Motors da essere stato costretto ad abbandonare il ruolo di capo per ben due volte. In tempi più recenti, la vicenda di Jerry Yang a Yahoo è un chiaro esempio di cosa può succedere quando un fondatore si confronta con un panorama ben diverso da quanto aveva immaginato. Yang ha lanciato Yahoo con David Filo nel 1995 e l’ha vista crescere. È diventato ceo nel 2007, dopo che la compagnia aveva già ceduto a Google il primato nel campo della pubblicità su internet. Ma lui disse di essere pronto a combattere questa guerra per molto tempo. Due anni dopo le azioni di Yahoo avevano perso oltre il 60% del loro valore e Yang fu costretto a uscire di scena per le pressioni seguite al suo poco lungimirante rifiuto di un’offerta di acquisizione per 47,5 miliardi di dollari proprio da parte di Microsoft. E, come se non bastasse, Yang era riuscito a mandare a monte anche la negoziazione di un patto con Google per la pubblicità online. Quando Gates ha lasciato la guida di Microsoft nel 2000, la società controllava il 93% del mercato dei computer, che a quei tempi erano già quasi tutti pc. Quattordici anni dopo la società ha mantenuto se non incrementato questa percentuale, che scende però al 20% se si considera il totale di pc, smartphone e tablet. Molti accusano Gates di aver fatto parte del team di manager che aveva iniziato a sviluppare i dispositivi smartphone molto prima di Apple, ma di non essere riuscito a portare a termine la cosa. Il co-fondatore di Microsoft è stato lontano per molto tempo dalle sfide che ogni giorno un’azienda deve affrontare, dal momento che l’attività filantropica ha tenuto occupata buona parte delle sue giornate. Non va dimenticato però che Gates è stato il primo ad aver colto il bisogno di creare un sistema operativo unificato per i primordiali pc nel 1981, ma l’impegno profuso da Microsoft nello sfruttare il suo monopolio con Windows per vincere la guerra dei browser di fine anni 90 ha portato il governo americano ha far valere con forza la normativa antitrust. Nonostante questo, Microsoft continua a vendere più software di qualsiasi altra compagnia. E poi c’è Steve Jobs. Il fondatore di Apple ha sempre avuto un approccio diverso da quello di Gates, il quale ha fatto sì che Windows e Office diventassero software indispensabili per le aziende e l’unica scelta per la maggior parte delle persone. Jobs è stato invece più un artista che un vero e proprio ceo, sempre attento anche ai più piccoli dettagli di design sino all’ossessione, al fine di rendere i prodotti di Apple facili da usare ed esteticamente attraenti. Nel 1997 Jobs è tornato dopo 12 anni di assenza alla guida di un’ azienda agonizzante e l’ha trasformata nel più grande produttore al mondo di tecnologia. Ma, soprattutto, Jobs non si è mai interessato a qualcosa che fosse anche solo lontanamente dissimile dal concetto di business. E così è stato fino alla sua morte.