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 2014  febbraio 07 Venerdì calendario

FASSINO SI È FATTO UNA CORRENTE


Matteo Renzi predica lo scioglimento delle correnti ma uno dei suoi alleati di punta ci crede il giusto. Piero Fassino è di lungo corso e sa che nei momenti decisivi a decidere sono i rapporti di forza. Perciò, passato indenne da sostenitore di Pierluigi Bersani a grande elettore di Renzi, ora vuole giocare un ruolo non secondario negli assetti che si stanno formando nel Pd renziano. Lui è, con Dario Franceschini, l’animatore della corrente Areadem, che tanto ha lavorato a favore del nuovo segretario, e non a caso Franceschini è approdato per riconoscenza al governo. Ma nel terremoto che sta investendo il Pd che ruolo avrà AreaDem? Fassino (tra i pochi della vecchia guardia sopravvissuto allo tsunami Renzi) non intende correre rischi. Perciò nessuna abiura del suo impegno con AreaDem ma neppure una cambiale firmata in bianco coi relativi rischi. Così si sta dando da fare per costituire una sua corrente, che gli servirà di supporto quando dovrà ricandidarsi per il secondo mandato a sindaco di Torino ma sarà pure un elemento di rafforzamento della sua posizione all’interno del Pd. Tra l’altro in Piemonte ci sarà il tentativo di Sergio Chiamparino di sconfiggere il centrodestra, riconquistando la Regione. Non male, nel do-ut-des con Chiamparino avere a fianco un gruppo organizzato. Fassino non vuole sentire palare di corrente ma intanto ha convocato 150 fedeli pidiessini da tutta la regione in via Masserano, la sede dove avvengono i fatti importanti del Pd piemontese. All’appello ha risposto un gruppone capitanato da quattro parlamentari: Enrico Borghi, Mauro Marino, Paola Bragantini, Franca Biondelli. Non a caso la riunione si è svolta dopo che l’AreaDem ha subito la scissione dei seguaci di Cesare Damiano, passati con Gianni Cuperlo. Fassino ha voluto rinserrare le fila e hanno risposto signorsì, tra gli altri, i consiglieri regionali Aldo Reschigna, Elio Rostagno, Andrea Stara e Mauro Laus, gli assessori della giunta Fassino, Stefano Lo Russo, Stefano Gallo e Claudio Rubatti, i consiglieri comunali Mimmo Carretta, Gianni Ventura, Giusi La Ganga e Andrea Araldi, alcuni ex-consiglieri tra cui Giancarlo Quagliotti, i sindaci di Alessandria, Rita Rossa, e di Moncalieri, Roberta Meo, il segretario torinese Pd e braccio destro di Fassino, Fabrizio Morri. Si è parlato della politica locale e nazionale del Pd ma anche di elezioni europee, regionali e locali oltre all’imminente congresso regionale del partito (le primarie saranno il 16 febbraio, candidato imbattibile è il renziano Davide Gariglio, sostenuto da Fassino). Tutti appuntamenti a cui la neo-corrente andrà compatta, capitanata dal sindaco di Torino che è anche presidente dell’Anci, l’associazione dei Comuni, subentrato a Graziano Delrio. Sì perché la politica è davvero strana. Per la presidenza dell’Anci ci fu una dura battaglia tra due candidati: Fassino sostenuto da Pierluigi Bersani (allora segretario Pd) e Delrio (a quel tempo sindaco di Reggio Emilia), sponsorizzato da Renzi. Vinse Delrio e Fassino ci rimase male. Poi cos’è successo? Delrio è diventato ministro e Fassino è passato con Renzi: ciò che gli ha permesso di agguantare la presidenza Anci che gli era sfuggita in precedenza. Adesso Fassino scalpita. Sa di essere un alleato prezioso per Renzi, che difende a nome della vecchia guardia dagli attacchi a testa bassa di Massimo D’Alema e che potrebbe rivelarsi una pedina fondamentale per un eventuale assalto di Renzi a Palazzo Chigi. Fassino non è tenero con Letta. Ha criticato «i 16 decreti che in 18 mesi hanno falcidiato le casse dei Comuni» e ha chiesto «profondi mutamenti sul patto di stabilità, la spending review e le politiche verso gli enti locali». Un assit al segretario: insieme nel tenere Letta sulla graticola. Il movimentismo del sindaco di Torino fa storcere la bocca alla parte non renziana del Pd. Commenta Luca Ceriscioli, sindaco di Pesaro: «Renzi appoggia uno schema correntizio per garantire la potente AreaDem di Franceschini e Fassino, altro che eliminazione delle correnti». Fassino scrolla le spalle e si infervorisce a favore della renziana legge elettorale: «Consente di garantire governabilità e al tempo stesso a ogni forza politica di misurare la propria rappresentanza inoltre attraverso l’Introduzione dei collegi plurinominali si avvicinano molto di più gli eletti agli elettori perchè in ogni collegio plurinominale il numero degli eletti sarà molto contenuto e quindi consentirà quel rapporto tra eletti ed elettori che invece con l’attuale legge di fatto è impedito». Infine, il neo capocorrente, a proposito dell’ipotizzato tandem Letta-Renzi alla guida del governo, approva l’impostazione del segretario alla direzione di ieri Pd: «Renzi al posto di Letta nel ruolo di premier? Ho l’impressione che ci sia molta enfasi mediatica. È del tutto evidente che c’e’ un impegno forte del partito democratico a sostenere il Governo, soprattutto in una fase in cui proprio il governo mette in campo ogni sforzo per accelerare la fuoriuscita dalla crisi economica, e al tempo stesso c’e’ un forte impegno del Pd sul fronte delle riforme istituzionali, testimoniato dalle proposte che sono state avanzate sia sulla legge elettorale che sulla riforma del Senato del titolo quinto’’.