Paolo Siepi, ItaliaOggi 8/2/2014, 8 febbraio 2014
PERISCOPIO
La sinistra ama così tanto i poveri che li moltiplica a dismisura. Yves de Kerdrel. le Figaro.
Renzi vuole un senato di 150 al massimo e senza stipendio. Un’idea del suo amico Serra: «Fai come l’Electrolux!». Massimo Crippa. Il Foglio.
Ieri Renzi non ha ucciso Letta, delusione tra gli spettatori. Jena. La Stampa.
Il premier Letta, dopo quattro giorni di gita premio negli Emirati, dopo aver strapazzato, da par suo, Rocco Casalino e la lingua italiana, spacciava per strepitoso successo una misera elemosina di 500 milioni allungatagli da alcuni massaggiatori fitness in ciabatte travestiti da emiri («tenga, buonuomo»). Marco Travaglio. Il Fatto quotidiano.
La personale decisione del presidente Grasso di costituire il senato parte civile contro Berlusconi per la cosiddetta compravendita dei senatori è la sanzione (da parte di un magistrato che continua a pensare e ad agire da magistrato) della subordinazione di uno dei poteri della stato (il legislativo) a un altro (il giudiziario) che sovverte secoli di pensiero sulla divisione e separazione dei poteri dello stato moderno; cancella, in fatto e in diritto, la sovranità popolare, retrocede i suoi rappresentanti a un rango inferiore a quello della magistratura, l’organismo burocratico di gestione del sistema giudiziario, costituito da impiegati dello Stato, stipendiati dalla funzione pubblica ed elevati a custodi e rappresentanti della democrazia sostanziale attraverso un concorso. Piero Ostellino. Corsera.
Rita Levi Montalcini ci ha spiegato di continuo che la giovinezza di un essere umano non si misura con l’età. Basta far lavorare il cervello, non rinunciare a studiare e a combattere, non sentirsi inutile e dimostrare ai giovani che si è più capaci di loro. Giampaolo Pansa. Libero.
Le moderne tecniche hanno permesso di sostenere che lo scheletro trovato in un sarcofago ad Aquisgrana «molto probabilmente» apparteneva a Carlo Magno. Più certezza quanto a un sarcofago rinvenuto a Palazzo Chigi. Le ossa sono di Enrico Letta. Mattia Feltri. la Stampa.
Renzi si è incontrato più volte con il leader dei metalmeccanici Maurizio Landini e mai, che si sappia, con il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. Una figura che, a tempi di Berlinguer, partecipava direttamente alla segreteria nazionale del partito e che oggi invece è sostanzialmente ignorata. Salvatore Cannavò. Il Foglio quotidiano.
Scriveva Stuart Mill, che con Locke è uno dei padri della liberaldemocrazia: «La protezione dalla tirannide non è sufficiente: è necessario anche proteggersi dalla tirannia dell’opinione e del sentimento predominanti, dalla tendenza della società a imporre come norma di condotta e con mezzi diversi dalle pene legali le proprie usanze a chi dissente... a costringere tutti i caratteri a conformarsi al suo modello». Massimo Fini. Il Fatto quotidiano.
Da quando c’è la crisi sono tempestata di richieste: donne in cerca di lavoro o di un secondo lavoro. Ma la selezione è severissima. Credono sia una cosa facile. Pivelle. Qualcuna ha marito. Ma vuoi che quelli non sospettino qualcosa quando le vede rientrare con un gioiello, una borsa, un orologio nuovo che non gli hanno regalato loro? Se regge, sono compiacenti, sanno tutto. Lydia Artigas, La Senora Ruis, dalla morale disinvolta.
Io, che li conoscevo bene, non ho mai visto Alberto Sordi, o Marcello Mastroianni, o Totò, arrivare a una manifestazione ufficiale scortati da una guardia del corpo. Mentre ogni volta che un reduce del Grande Fratello, o una giovane attrice esplosa come valletta della tv, con il suo bagaglio di talento tutto racchiuso nelle misure di un maxi-sedere, si presentano in pubblico, vengono guardati a vista da un plotone di bodyguard da fare invidia a Barack Obama. Per non parlare dei politici. I più miserabili e oscuri sottosegretari della nostra politica viaggiano tutti sulle auto blindate, scortati da minimo altre due auto cariche di giovani poliziotti armati fino ai denti. Come avrebbe detto Albertone: «Ma chi ve conosce?» Enrico Vanzina, Commedia all’italiana. Newton Compton editori.
Ci sono programmi tv che possono sopravvivere decenni e programmi che, a un certo punto, si sfaldano e vanno in frantumi: fanno male a chi li produce e a chi li guarda. Che tempo che fa dovrebbe riposare e Fabio Fazio, soprattutto, dovrebbe inventarsi qualcosa. Perché la televisione dei Pippo Baudo e dei Mike Bongiorno non è la televisione di oggi. Se non cambi, dicono a Roma «te se magnano». Carlo Tecce. Il Fatto quotidiano.
Si dice che Nabokov aveva capito tutto con la sua Lolita: la nevrosi di questo nuovo secolo è l’adorazione dei vecchi per la giovinezza «idiota», parola che, nell’etimologia greca, significa semplice, unico, inadatto alle generalizzazioni. Un tempo l’educazione doveva condurre la gioventù verso la maturità. I paradigmi sono cambiati. Gli stock di saggezza e di bellezza venuti dai mondi antichi sono accantonati perché c’è già troppo da fare per comprendere il presente. Qualche cosa nella catena di trasmissione si è rotto. Régis Debray, Le bel àge. Flammarion.
Io leggo quasi esclusivamente saggi perché voglio che la letteratura mi insegni sempre qualche cosa. Per qualche strana ragione i romanzi mi piace solo scriverli. E quando Langdon attraversa un passaggio segreto, guarda un documento antico o ammira un monumento, voglio che i lettori sappiano che sono cose vere, per poi ritrovarle, se fanno un viaggio sui luoghi del libro. Dan Brown, L’inferno.
(mfimage) Le donne ch’erano state ricche ai tempi della guerra d’Abissinia, e ora ipotecavano la villa al mare, gli buttavano sguardi di burro e marmellata. Anche quando a Roma è scirocco, e la colla non serve perché tutto si appiccica, al Golf tira un’arietta che è meglio della coca-cola. C’è sempre un gran silenzio. L’autostrada è lontana. I soci mangiano, sbadigliano, pisolano sulle sedie a sdraio sotto gli ombrelloni colorati. A pochi passi c’è una piscina celeste che ristora a guardarla. Nantas Salvalaggio, Un uomo di carta. Rizzoli, 1968.
Il tempo non era da gita fuori porta. Tirava un gran vento e il cielo era parzialmente oscurato da un viavai di nuvole nere che correvano, in alto, come una mandria di bisonti al galoppo. Enrico Vanzina, Commedia all’italiana. Newton Compton.
Se Enrico Letta sapesse governare, nessuno governerebbe meglio di lui. Roberto Gervaso. il Messaggero.