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 2014  febbraio 11 Martedì calendario

TRANQUILLO

«Allenare Balotelli? Mi piacerebbe moltissimo. A Mario vorrei parlare faccia a faccia, da soli in una stanza. Gli racconterei tutte le mie esperienze e lui saprebbe che uso farne. Va giudicato per quello che fa in campo, nessuno può insegnargli a vivere. Lasciatelo tranquillo» (Diego Armando Maradona).

EMOZIONI «Ho sempre avuto paura quando gareggio. Ma ho imparato ad accettarlo. Io ci metto il cuore, pattino sulle emozioni. Non sempre mi riesce. Qualche volta sì, e allora è speciale» (Carolina Kostner).

TERRA «Zoeggeler è un tipo eccezionale che è rimasto sempre con i piedi per terra, non ha mai fatto la star. Ha una capacità di chiudersi in se stesso, di isolarsi nei momenti che contano, solo così puoi continuare a vincere per vent’anni» (il d.t. dello sci alpino italiano Claudio Ravetto dopo la medaglia di bronzo a Sochi).

SUPERSTIZIOSO «È vero, sono superstizioso, ma io sono innanzitutto molto religioso. Da calciatore all’epoca badavo ai calzettoni, a radere la barba o meno. Da presidente inevitabilmente l’animo del tifoso viene fuori anche nel quotidiano: pochi giorni fa ho comprato un abito nuovo e ho pensato: “Magari lo indosso alla prossima partita, chissà che...”» (il presidente dell’Atalanta Antonio Percassi).

GRANDE «A volte penso che Toni sia più grande di quello che è. Vorrei che avesse qualche anno in meno. Godiamocelo finché c’è» (l’allenatore del Verona Andrea Mandorlini).

VECCHIO «Arriva il momento in cui ti senti o ti fanno sentire troppo vecchio per il pallone. Mi manca di più il clima dello spogliatoio, le visite di Gipo Farassino, lui sì un tifoso vero, le partite a scopa col dottor La Neve, gli scherzi, l’allegria. Del calcio ho molti ricordi e un buco nello stinco che m’ha fatto Perico ad Ascoli. Ero amico di tutti i compagni ma, al di fuori, non frequentavo nessuno» (l’ex mediano bianconero Giuseppe Furino).

PANTANI «Pantani ha vinto una quarantina di corse, quante Merckx in una sola stagione. Ma sapeva accendere la fantasia come pochissimi altri. Durante il tour del ’98 l’Italia si bloccò. Le vecchiette in estasi, la gente accalcata al bar come negli anni ’50. Se ancora, in quei sacrari verticali che sono le salite, la gente mette cartelli per ricordarlo significa che l’eco delle emozioni non si è spenta» (Gianni Mura ricordando il corridore romagnolo morto dieci anni fa).